Uomini che stuprano le donne. Risposta a La Repubblica

Suzzan Blac, Devils wear smiles

di Liliam Altuntas

Ho letto e riletto il vostro articolo tantissime volte e, ogni volta, mi sono sentita aggredita e di nuovo messa in vendita. Nell’articolo si considera un uomo che possiede il mio corpo  come la cosa più normale e legale del mondo e la cosa peggiore è che lo ha scritto una donna. Mi chiedo: come può una donna che ha lottato, studiando per diventare una giornalista e scrivere la verità, una volta arrivata al suo obiettivo, scrivere una menzogna così grande da ferire ogni donna prostituita? Ci si riferisce alla prostituzione come a “un mestiere”. Ma questa giornalista ha mai provato sulla sua pelle questo presunto “mestiere”? Sono sicura di no, anche perché immagino che la sua risposta sarebbe che non ne ha avuto la necessità. 

Per colpa di questi 3 milioni di uomini, i cosiddetti “clienti”,  tantissime donne sono sfruttate, stuprate e usate per soddisfare il loro sporco desiderio:  voi vedete questa come una cosa normale senza capire le conseguenze distruttive di ciò. E ditemi… che conversazione si potrebbe mai fare dopo che il “cliente” ha pagato e tu sei nuda? Lui ascolta solo ciò che vuole sentire. Questi 3 milioni di uomini non hanno interesse a sapere che sto male, che sono lì perché ho bisogno per aiutare economicamente la mia famiglia al mio Paese, perché sono obbligata e minacciata, ma che in realtà vorrei essere altrove, non una prostituita a cui questi uomini possono fare ciò per cui hanno pagato, distruggendo i miei sogni e rubando la mia anima. I desideri segreti che hanno questi uomini su di me sono i desideri più letali che si possano immaginare per la mia dignità di donna, loro mi fanno male e mi fanno le cose più schifose senza che io lo voglia, ma hanno pagato e io devo subìre con un sorriso e fingendo piacere. La mia mente però è lontana, il mio spirito mi volta le spalle perché nemmeno lui riesce a vedere la violenza che sto subendo. E dopo che loro mi hanno violentata possono anche andare su un sito e scrivere una recensione su di noi, come se fossimo dei prodotti che devono essere recensiti se buoni o scadenti. Quest’uomo che scrive un libro sulla prostituzione è forse uno che prova lui stesso piacere a stuprare a pagamento e la sua mente è sporca al punto che non riesce a vedere violenza in questo, ma anzi, lo vede, lo considera un divertimento che si riesce a raccontare come una barzelletta. 

Poveri uomini che soffrono perché la moglie non riesce a soddisfare la loro fantasia presa da un paio di video porno, di questo devo preoccuparmi vero? Oh poveri pervertiti! Povere invece siamo noi che subiamo questa violenza! Violenza che non deve essere normalizzata perché ti distrugge come ha distrutto me.

È vero che alcune di noi riescono ad uscirne, ma il trauma è sempre lì e mi hanno distrutta questi perversi presunti poveretti. Ho 41 anni, sono distrutta dentro, mi sento sempre quella spazzatura incapace di niente e che nessuno vuole in quanto ex prostituita. Ti resta solo la speranza di uscire da questo trauma con l’aiuto di una psicologa che possa aiutarti ad affrontare la vita in modo normale. Mi stupisce come questa giornalista spiega con cura come al “cliente” piacciano la cura, il conforto del servizio e la pulizia, mentre non si accenna nemmeno ai clienti puzzolenti, schifosi senza un minimo di igiene. Questi ultimi, invece, vogliono tutto pulito e noi dobbiamo solo subìre, eh già! Perché hanno pagato! E questi uomini non sognano l’amore,  bensì quella mezz’ora o un’ora di potere su una donna, perché per sentirsi potenti devono pagare. Sono incapaci di soddisfare la moglie a casa e hanno bisogno di una conferma illusoria, di potere, di sentirsi grandi uomini. Ma in realtà sono incapaci di essere uomini che rispettano le donne e di capire che il sesso non si compra, ma si conquista con il piacere libero e reciproco. La parola “coccole” è una parola piacevole, uno ti accarezza rispettandoti. Le coccole, di cui parla l’autore del libro, sarebbero “coccole” dove un cliente che accarezza i miei capezzoli dicendo che ho un bel sedere e che gli viene duro, che ho un seno così meraviglioso da fare una bella spagnola e che lo eccito così tanto.  “Sei bella” dice lui, ma bella per subìre il suo sporco desiderio perché lui ha pagato. Non parliamo poi del “bacio”, perché il loro bacio è privo di sentimento ed è solo un atto sporco, con il quale ti possiede come una merce che ha acquistato e farà di te ciò che vuole. Mi fa davvero ribrezzo questo articolo, questi 3 milioni di uomini non sono dei romantici, sono dei profittatori violenti. La loro gentilezza è apparente e temporanea, poi quando arrivano in camera da letto, assieme alla donna prostituita, non vogliono conoscere il suo stato d’animo, ma vogliono solo che quest’ultima soddisfi il loro desiderio con il sorriso e gentilezza. E guai se non lo fa! La donna avrà pure paura per la recensione che potrebbe lasciarle, ma solo per paura del suo vero acquirente, il pappone, che poi leggendo la recensione la riempirà di botte o di parole offensive, dicendole che è una fallita, che non serve nemmeno a fare un pompino sorridendo. 

È stata un’offesa grandissima, per me, leggere questo articolo, uno stupro della mia dignità, del mio dolore. L’articolo denota una totale mancanza del senso della realtà, della verità, ossia che la prostituzione è una bomba atomica che ti entra dentro e ti distrugge lentamente. Questo nessuno lo riesce a vedere e quando se ne accorgono è perché sei spiaccicata a terra, dopo un salto dal dodicesimo piano, perché pensi che sarai libera solo con la morte. Un articolo così purtroppo fa pensare a molte di noi donne sopravvissute alla prostituzione che, anche dopo essere uscite dall’inferno, non saremo libere perché ci fate sentire ancora prodotti loro, come se fossimo state noi a volerlo. Ma non è così, siamo costrette e non ci viene data altra opportunità. Mistificate parlando della prostituzione come un mestiere e nella nostra mente riecheggiano le parole sentite( “vedi come sei pigra, come sei incapace, non riesci nemmeno a fare un pompino sorridendo”). Finché si scriveranno articoli e libri così, noi sopravvissute non saremo mai libere.

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