Uno scandalo dei diritti umani: vice-presidente del Global Network of Sex Work Projects consigliera di Amnesty condannata per tratta!

tatuaggio della sopravvissuta alla prostituzione Mia de Faoite per ricordare il giorno che è uscita dalla prostituzione
La nostra compagna ex vittima di tratta Adelina aveva chiesto ad Amnesty, in una lettera aperta, di difendere i diritti umani delle donne che hanno vissuto la violenza della prostituzione e non gli sfruttatori e i compratori che sono la causa della violenza! Amnesty ha ignorato la richiesta di aiuto di una ex vittima di tratta, impegnata da anni come attivista per la difesa dei diritti umani delle donne che si trovano nella prostituzione, rispondendo che la loro posizione rispetta le indicazioni provenienti da associazioni per la difesa dei diritti dei/delle sex workers, come il Global Network of Sex Work Projects, UNAIDS e UN Women. Proprio in questi giorni è stato reso pubblico un grave scandalo che ha al centro una stretta collaboratrice di Amnesty, la vice-presidente del Global Network of Sex Work Projects, Alejandra Gil, che è stata condannata per tratta a seguito della denuncia di una vittima. La donna ha avuto un ruolo di leadership anche in UNAIDS e nell’organizzazione mondiale della sanità (WHO), oltre che aver influenzato certe prese di posizione di UN Women.
Traduzione dall’inglese di Chiara C.
Giovedì 12 marzo 2015 la 64enne Alejandra Gil è stata accusata di tratta a scopo sessuale a Città del Messico ed è stata condannata a 15 anni di carcere. Gil faceva parte di una rete di sfruttamento che coinvolgeva circa 200 donne. Conosciuta come la Madam di Sullivan era una della più potenti sfruttatrici di Sullivan Street, un’area di Città del Messico famosa per la prostituzione. Gil e suo figlio facevano parte di una rete di trafficanti nello stato di Tiaxcala, luogo conosciuto in Messico come l’epicentro della tratta. Madai, una ragazza di 24 anni che è stata trafficata a Città del Messico, è una delle persone che ha fornito le prove contro Gil. Parlando con un giornalista in Messico ha dichiarato: “il lavoro di Gil era di controllarci dalla macchina. Suo figlio ci portava negli hotel e ci prendeva i soldi. Lei teneva i conti. Aveva una lista dove prendeva nota di tutto. Ci scriveva perfino quanto tempo impiegavamo”. Madai ha incontrato il suo trafficante quando aveva 19 anni: “Mi aveva ingannata, mi aveva fatto innamorare e io credevo a tutto quello che mi diceva. Che sarei andata a vivere con lui e che lui mi avrebbe sposata. Fu lui che mi portò da Alejandra Gil e suo figlio”. Hector Perez, l’avvocato che ha rappresentato le vittime nel caso di Gil, ha detto che Gil è stata condannata a 15 anni perché si faceva portare le vittime di tratta e le sfruttava facendole prostituire.
Oltre ai suoi impegni di pappona, Alejandra Gil era presidente di Aproase,una NGO che diceva di sostenere i diritti delle persone nella prostituzione, ma che in pratica funzionava da copertura utlile per le sue operazioni di sfruttamento e, fino all’arresto, lo scorso anno, la Madam di Sullivan era vicepresidente di un’ organizzazione che si chiama Global Network of Sex Work Projects. NSWP non è un gruppo minore. Nel 2009 la Gil è stata eletta co-presidente del “Comitato Consultivo su HIV e Sex Work“ di UNAIDS. UNAIDS è l’associazione internazionale responsabile del contrasto su scala globale alla diffusione del virus HIV e il comitato consultivo è stato fondato per “visionare e partecipare allo sviluppo di una politica ufficiale, del programma e dei documenti informativi di UNAIDS. Alejandra Gil è anche personalmente riconosciuta,in un report sul mercato del sesso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, WHO del 2012, come una degli “esperti” che hanno dedicato il loro “tempo e competenza” per sviluppare le loro raccomandazioni. Il logo di NSWP è presente sulla copertina insieme al logo di WHO, UNAIDS e del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.
Amnesty International fa riferimento, nella sua proposta sul sex work, al NSWP e al comitato consultivo che ha diretto – una proposta che è stata condannata dalle sopravvissute alla prostituzione e i gruppi per la parità di genere nel mondo, incluso SPACE international, Women’s Aid e la Coalition Against Trafficking in Women. La politica di Amnesty, che sarà sottoposta ad approvazione finale questo mese, fa riferimento a “organizzazioni per i diritti umani” che appoggiano la loro proposta: “e in modo particolare“, scrivono, a “un vasto numero di organizzazioni e reti per i diritti dei/delle sex workers, incluso il Global Network of Sex Work Projects che sostengono la depenalizzazione del sex work”
Come è potuto accadere tutto questo? Come ha potuto una sfruttatrice finire per essere seconda al comando di un’associazione globale che ufficialmente ha il ruolo di consulente per le agenzie delle Nazioni Unite sulle politiche da adottare in tema di prostituzione e che è citata da Amnesty International nel suo documento sul sex work? E la Madam di Sullivan come faceva a mettere da parte i suoi interessi come sfruttatrice quando faceva richieste ai governi e alle istituzioni mondiali per conto del NSWP? Non ne aveva bisogno: NSWP ha organizzato una campagna per la depenalizzazione delle “parti terze” nella prostituzione. Di questi fanno parte, secondo le loro dichiarazioni, “I managers, proprietari di bordello e qualsiasi persona considerata un/una favoreggiatore/favoreggiatrice del sex work”. L’organizzazione insiste nel dire che “I sex workers possono essere lavoratori/lavoratrici o imprenditori o partecipare in una gamma di altri lavori collegati al sex work”. Secondo la politica del NSWP la sfruttatrice Alejandra Gil era una “sex worker” il cui ruolo preciso nel mercato del sesso era la “manager”. L’organizzazione fa pressione politica perché lo sfruttamento e la gestione dei bordelli sia considerata legalmente come un lavoro legittimo. Per ricoprire il suo ruolo come Vice Presidente del NWSP, Gil non aveva nessun bisogno di nascondere i suoi interessi come pappona, aveva un mandato per perseguirli. Questi interessi sono stati perseguiti con grande successo grazie a una delle organizzazioni per i diritti umani più famose al mondo. Quello che è successo nel 2007 è fondamentale per capire in che modo il gruppo è riuscito ad imporsi. Quell’anno UNAIDS aveva pubblicato una nota guida su come le varie nazioni avrebbero dovuto comportarsi nella gestione del HIV nel contesto del mercato della prostituzione. Conclusero giustamente dicendo che per contrastare la piaga HIV era importante contrastare la domanda di prostituzione: “è possibile ed è tempo di raggiungere un cambiamento sociale e di conseguenza un cambiamento nell’atteggiamento degli uomini per ridurre la domanda del sex work” . Non sorprende che questo non andò giù bene all’organizzazione di Gil, che espresse il suo disaccordo – attraverso un gruppo di lavoro – circa l’enfasi nel ridurre il sesso commerciale.
Inspiegabilmente UNAIDS rispose a questa critica, che promuoveva apertamente lo sfruttamento e la gestione di bordelli come lavoro ordinario, nominando il NSWP come co-presidente del nuovo comitato informativo su HIV e Sex Work. Una versione rivista della nota guida di UNAIDS fu pubblicata, questa volta contenente l’appendice preparata dal comitato informativo. Questa raccomandava che “gli Stati abbandonassero le politiche di criminalizzazione del sex work e delle attività associate ad esso. La depenalizzazione del sex work dovrebbe comprendere la rimozione di quelle leggi penali contro la vendita e l’acquisto di sesso, della gestione dei sex workers e dei bordelli e delle altre attività legate al sex work”. Quel report è diventato adesso un riferimento fondamentale per i gruppi che fanno pressione sui governi per rendere legale lo sfruttamento e la gestione dei bordelli.
È il modello legale sostenuto dal NSWP – la totale depenalizzazione del mercato del sesso- che la Direzione di Amnesty International ha votato ad Agosto, che la Direzione di Amnesty promuove e che ha pianificato di adottare come linea politica ufficiale questo mese. Amnesty sostiene che la sua linea politica è stata il risultato di due anni di ricerche e che si tratta della soluzione migliore per la protezione dei diritti umani di quelle persone che alcuni uomini comprano per il sesso. Avendo passato due anni facendo ricerche sul mercato del sesso per scrivere un libro, posso dire con certezza che affermare che i ricercatori di Amnesty “hanno perso un pezzo” non descrive minimamente la farsa inaccettabile che è il documento sul sex work. Gestire bordelli, sfruttare, pagare per il sesso: queste sono forme di sfruttamento sessuale. Amnesty International sostiene la depenalizzazione di una forma di violenza contro le donne, consentendo agli Stati di diventare papponi, rendendo i bordelli leciti e tassando le donne che sono sfruttate là dentro.
Esohe Agathise, Consulente sulla tratta a scopo sessuale di Equality Now, ha detto “È sconvolgente come una persona condannata per tratta a scopo sessuale possa influenzare una politica che, in se stessa, è incompatibile con i diritti umani e la legge internazionale. Abbiamo bisogno di fermare la domanda che alimenta la tratta piuttosto che depenalizzare quelli che lucrano sullo sfruttamento degli altri. Le agenzie delle Nazioni Unite devono immediatamente chiarire la loro posizione sul mercato del sesso, in particolare alla luce di queste nuove prove schiaccianti”.
Senza dubbio, le persone che sono pagate per il sesso dovrebbero essere completamente depenalizzate. Ma non quelli che le sfruttano sessualmente: i papponi, i proprietari di bordello e i compratori. Questi sono criminali e non imprenditori o consumatori. Mia de Faoite una sopravvissuta alla prostituzione mi ha detto: “Ho lasciato la prostituzione completamente distrutta come essere umano e non riesco minimamente a immaginare come un tale livello di violenza possa essere sancito e considerato “lavoro”.
La condannata per tratta a scopo sessuale Alejandra Gil e il suo gruppo sono stati così strettamente coinvolti nella costruzione della politica delle agenzie delle Nazioni Unite sulla prostituzione da poter parlare di uno scandalo nel campo dei diritti umani. Chiaramente UNAIDS deve urgentemente condurre un’inchiesta trasparente e approfondita su tutte le politiche che sono state condotte dal NSWP e fare indagini su come tutto questo sia potuto accadere. Per quanto riguarda Amnesty International, sarebbe orribile vedere l’organizzazione perseverare nel suo appello per la depenalizzazione totale del mercato del sesso – perché non c’è bisogno di una condanna per tratta di chi rappresenta il principale gruppo sostenitore della sua linea politica, per capire chi è che in realtà trae i maggiori vantaggi quando lo Stato legalizza la gestione dei bordelli e lo sfruttamento.
3 risposte
[…] come Alejandra Gil, la vice-presidente del Global Network of Sex Workers Project, condannata a 14 anni per tratta o Claudia Brizuela di AMMAR, Asociación de Mujeres Meretrices de la Argentina, condannata per […]
[…] non stupisce se si pensa che molti di loro sono collusi con figure criminali, si veda il caso di Alejandra Gil, vicepresidente del Global Network of Sex Workers Project, la consigliera di Amnesty International […]
[…] [5]https://www.resistenzafemminista.it/uno-scandalo-dei-diritti-umani-vice-presidente-del-global-network… […]