Si può ancora parlare di sesso quando c’è di mezzo il denaro? Il quinto Rapporto Mondiale della Fondation Scelles come riferimento nello studio sulla prostituzione 

Resistenza Femminista cresce!! Nuove giovani ragazze hanno iniziato a collaborare con noi: Giulia, Arianna, Sara e Yagmur. Siamo felici di pubblicare oggi un articolo di Yagmur che ci presenta il quinto rapporto mondiale sul sistema prostituente redatto dalla Fondation Scelles. Yagmur fa parte dell’European Network of Migrant Women e del gruppo di ragazze femministe radicali Radical girrrls. Collabora con la Fondation Scelles. Pubblicheremo presto anche la traduzione del dossier riassuntivo redatto dalla Fondation.   

Quest’anno la Fondation Scelles ha pubblicato il quinto Rapporto Mondiale sul Sistema Prostituente, una lettura essenziale per chi vuole formarsi un’opinione come per chi vuole approfondire il tema della più vecchia oppressione.

“Dove non c’è prostituzione non c’è democrazia” si indigna un conduttore radiofonico di Radio 24 consultato a pronunciarsi sulla proposta di legge di criminalizzazione dei clienti delle donne prostituite o prostitutori.

Max Ulivieri, fondatore dell’associazione Love Giver, parla di disubbidienza civile per giustificare la sua formazione di cosiddetti ‘assistenti sessuali’ per persone con disabilità.

Una democrazia dove una parte annienta l’altra e dove il comunissimo abuso sessuale si trasforma in atto di disubbidienza: questa è la logica capovolta che caratterizza l’attitudine del nostro paese nei confronti della prostituzione. Almeno così è l’immagine che emerge dal capitolo dedicato all’Italia del quinto Rapporto Mondiale sullo Sfruttamento Sessuale della Fondation Scelles. Tra storie di bambine abusate, come nell’ormai famoso caso Parioli, e uomini violenti come Riccardo Viti, il “mostro di Firenze”, il rapporto offre un panorama completo dell’evoluzione della prostituzione non solo in Italia ma in altri trentaquattro paesi.

Fondato nel 1994 a Parigi, il centro di ricerca pubblica dal 2012 un aggiornamento periodico sullo stato della prostituzione nel mondo. Le precedenti edizioni sono integralmente disponibili in inglese sulla pagina web della Fondation Scelles e l’ultima dispone di un nuovo sito ad esso dedicato sia in inglese che in francese.

Dalla lettura del rapporto diventa chiaro che la linea di difesa della prostituzione come esercizio democratico è sostenibile solo se si riferisce alla democrazia ateniese che difficilmente verrebbe presa come modello oggi. Escluse dalla vita politica, in essa le donne venivano ridotte allo statuto di madri o prostituite, quando non addirittura schiavizzate come porne. La pornografia è erede di questo modello e l’argomento democratico di libertà di espressione rivendicata nei confronti di questa pratica non è altro che un modo di ridurre al silenzio le donne. In un capitolo dedicato al tema, la pornografia è presentata come una forma di prostituzione filmata particolarmente violenta. La violenza supplementare scaturisce proprio dalla registrazione dell’abuso e dalle pratiche specifiche alla prostituzione filmata come l’ATMossia l’Ass-to-Mouth (dal culo alla bocca) dove ad un rapporto anale sussegue uno orale per far ingerire alla donna materie fecali.

La neolingua orwelliana adottata dai difensori della prostituzione, analizzata a lungo nel libro, toglie la possibilità di denunciare tali violenze, eliminando dal nostro vocabolario parole come “sfruttamento”, “stupro” e pure “prostituzione”. La propaganda pro-prostituzione si rifà al contempo alla retorica populista e neoliberista odierna. Da un lato vengono sviluppati mantra come “Sex work is work”, come Trump ha ideato “Make America Great Again”, mentre gli stessi media che fanno pubblicità gratuita vengono denunciati per diffondere “fake news” se l’immagine che dipingono della prostituzione non è tutta rosa e fiori. Da un altro, viene implementato un liberismo sessuale ed economico vorace: la prostituzione viene assimilata all’omossessualità, rendendola un orientamento sessuale incriticabile. Insieme, formano il “lavoro del sesso”. Spingendo questa logica fino in fondo, l’inganno diventa eclatante. Se la prostituzione è un lavoro, qual è il servizio minimo garantito? Tre fellatio al giorno? Se no cosa? E l’età pensionabile? Trentatré, dati i “rischi del mestiere”?

Il consenso è sicuramente la più importante teoria dello Stato applicata alle politiche sessuali. Quasi sempre tacito, il consenso è usato per legittimare l’autorità dello Stato che si aggiudica il monopolio della violenza. Nella prostituzione, viene usato per legittimare la violenza maschile, trasferendo la responsabilità dall’aggressore alla vittima. Tutto è possibile fra adulti consenzienti, ci rasserenano i filo-prostitutori. Oltre la povertà intellettuale di tale affermazione che fa della scelta una legittimazione e dei desideri dei diritti, è la sua lontananza dalla realtà che è preoccupante.

L’avvento dei robot masturbatori, anche a forma di bambina, mette in evidenza il limite di tutti gli argomenti pro-prostituzione. Non si può più parlare di scelta, di “empowerement” femminile o di sesso: il cliente-re è messo a nudo.  Douglas Hines sviluppava intelligenza artificiale per il padre paralizzato quando si rese conto che la vendita di robot masturbatori era molto più redditizia. Similmente, Matt McMullen iniziò Real Dolls dopo richieste da parte di uomini di poter masturbarsi con le sue sculture iperrealiste. Senza domanda maschile non c’è offerta femminile. Da questa consapevolezza è nato il modello nordico di penalizzazione dei prostitutori. La Fondation presenta a questo proposito un’analisi comparata dell’applicazione della legge nei paesi che l’hanno adottata. La completezza del libro permette anche di metterla a confronto con il modello regolamentarista alla tedesca dove magnaccia in mega-bordelli propongono agli uomini formule all-inclusive: buffet e donne per settantanove euro.

Vendute insieme a un panino come una volgare insalata d’accompagnamento. Questa è la realtà della prostituzione. Contrabbandieri di ragazzine nigeriane che vengono chiamati “trolley” perché portano la merce agli uomini italiani. Possibilità effettiva di prostituire bambine in Nuova Zelanda perché il nuovo regime di decriminalizzazione non autorizza più la polizia ad effettuare controlli nei bordelli né richiede ai magnaccia diventati uomini d’affari di verificare l’età delle “impiegate”. “Guardiani della pace” delle Nazioni Unite che fanno bottino di guerra delle donne in Repubblica Democratica del Congo. Questa è la realtà della prostituzione. Ce lo ricorda questo rapporto, che malgrado la durezza dell’argomento si presenta come una lettura accattivante ed essenziale.

 

 

 

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