Pornografia e prostituzione nell’emergenza pandemia: una risposta femminista internazionale
Pubblichiamo la seconda parte del documento scritto dall’European Network of Migrant Women incentrato sulla situazione delle donne prostituite nei bordelli e nella pornografia. La lobby pro-prostituzione non ha perso occasione allo scoppio della pandemia per invitare le donne prostituite a “proteggersi” adottando misure igieniche, in prima fila AMMAR nota per avere tra le sue fila sfruttatrici condannate per tratta. La violenza delle “raccomandazioni” di AMMAR è evidente, si preoccupa soltanto che gli stupratori a pagamento globali non siano privati del loro “bisogno” di abusare donne povere ed emarginate, la priorità è che l’industria del sesso continui a fatturare miliardi. Neanche una parola ovviamente sul fatto che le donne prostituite a partire dalla Germania, come hanno denunciato sopravvissute e attiviste, sono criminalizzate, non hanno un posto dove stare al di fuori dei bordelli e a loro non è offerta alcuna alternativa o aiuto economico e sanitario concreto. Le donne sfruttate nella pornografia hanno lo stesso destino e nel frattempo però il colosso Pornhub di recente denunciato per aver pubblicato video di donne vittime di stupro e tratta, sfrutta la tragedia globale per portare nelle case gli stupri e ogni genere di violenza sulle donne normalizzandolo come “passatempo” “sfogo” anti quarantena. Violenza domestica e pornografia sono da sempre intrecciati, con la diffusione in tutte le case tramite la rete della pornografia il fenomeno è cresciuto a dismisura. Adesso grazie alla trovata commerciale di un’industria misogina i violenti avranno il materiale da usare contro le loro compagne, mogli, fidanzate a portata di click. Vengono non solo giustificati ma incoraggiati a stuprare impuniti le donne che convivono con loro. Non possiamo accettare tutto questo in silenzio. Dobbiamo approfittare di questo tempo per alzare la testa e reagire. Rompere il silenzio, denunciare come fanno le donne migranti europee al cui appello ci uniamo. Resistiamo sorelle e combattiamo! se la normalità a cui dovremo tornare è quella che conosciamo dobbiamo intervenire prima che accada. Vogliamo un mondo diverso, basta violenza patriarcale!
Traduzione dall’inglese di Giulia e Chiara C.
DONNE NELLA PROSTITUZIONE E NELLA PORNOGRAFIA
Qualora non fosse ancora chiaro quale sia la realtà della prostituzione, questo è il momento adatto per comprenderlo. Le donne nel sistema prostituente corrono un rischio altissimo, sia di essere infettate che di subire quelle conseguenze della “gestione” del virus che hanno un particolare impatto sulle donne. Per il sistema prostituente l’isolamento sociale come forma di prevenzione sta a significare “la fine degli affari”, ma nella pratica è davvero così?
Le donne prostituite vengono a contatto con un alto numero di uomini, ognuno dei quali potrebbe essere un portatore del virus, e molti dei quali impongono loro atti sessuali non protetti. Un esempio di come le donne nel mercato del sesso sono state invitate a proteggersi è l’avviso pubblicato da AMMAR, il sindacato argentino delle “sex workers”[1], che sprona le donne a lavarsi le mani e a rifiutare i clienti che hanno viaggiato all’estero di recente o che presentano sintomi. Se la prostituzione fosse un “servizio” come un altro, a queste donne sarebbero garantite una protezione e uno standard igienico-sanitario completi, e a nessun “cliente” sarebbe concesso di avvicinarsi oltre un metro di distanza. Le cosiddette misure preventive che l’industria del sesso consiglia alle donne nella prostituzione mascherano una realtà in cui il rischio maggiore non è rappresentato dalla mancanza di gel disinfettante, ma dal cliente stesso, dalla sua pretesa di venire soddisfatto sessualmente ad ogni costo, e dal susseguirsi di violenza maschile contro le donne che porta con sé. Cancellare il diritto delle donne a dire di no è alla base di questa violenza onnipresente.
Altri Paesi hanno invece scelto approcci diversi. La Germania, l’Olanda e la Svizzera – i Paesi con i mercati regolamentati del sesso più grandi d’Europa – hanno chiuso i bordelli e in alcuni casi hanno stabilito delle multe per chi non rispetta questa decisione. In pochi giorni il Covid-19 ha portato a qualcosa per cui le attiviste femministe, secondo le quali la soddisfazione sessuale non è un bisogno umano primario, hanno lottato per decenni. Anche gli Stati più a favore della regolamentazione sono d’accordo: gli uomini possono fare benissimo a meno di un’industria che soddisfi i loro “bisogni”.
Ma nulla è così semplice nel nuovo sistema globalizzato dello sfruttamento sessuale. Ogni mercato prostituente nell’UE è costituito per la maggioranza da donne migranti – provenienti da altri Paesi comunitari o da Paesi extra-comunitari – che sono state introdotte alla prostituzione o con la forza o per motivi economici. La maggior parte di loro è controllata dai papponi, chi a distanza chi a vista; la stragrande maggioranza, anche negli Stati che hanno regolamentato la prostituzione, non sono registrate come “lavoratrici dipendenti” e non hanno perciò accesso al servizio sanitario o a benefit sociali, assicurativi e di welfare. Con la chiusura del mercato del sesso, queste donne hanno tutto da perdere, a meno che lo Stato non provveda ad offrire loro un supporto economico tempestivo e a lungo termine che le metta nelle condizioni di non dover continuare a fare una “scelta” che ora è ancora più pericolosa di prima. In mancanza di un supporto economico reale per le donne che vogliono fuoriuscire dalla prostituzione, e senza individuare le responsabilità dei papponi e dei compratori del sesso, colpevoli di sfruttare e di spingere e costringere le donne alla prostituzione, il bando del mercato del sesso non farà altro che danneggiare ancora una volta le vittime di questo sistema.
A peggiorare la situazione c’è stato anche un altro effetto collaterale della chiusura dei bordelli, ovvero una crescita del mercato della pornografia, mercato che ha immediatamente colto l’occasione per capitalizzare sulla miseria delle donne. PornHub – la più grande piattaforma online di video di abusi sulle donne e che al momento si trova sotto accusa per traffico di esseri umani[2]– ha lanciato delle speciali offerte “filantropiche” in occasione della quarantena – l’upgrade gratuito ai suoi servizi Premium[3]. Abbiamo visto come molte aziende si sono spostate online, e questo per il mercato della prostituzione vuol dire che le donne che prima dovevano subire la violenza degli uomini abusanti nei bordelli fisici, ora dovranno farlo in quelli virtuali. È improbabile che i compratori del sesso costretti a casa dalla quarantena cambino il loro comportamento – anzi, l’impatto psicologico dell’isolamento rischia di peggiorarlo – e un numero ancora maggiore di donne sarà necessario per coprire la domanda. Donne che proverranno dai background più disagiati – madri single, disoccupate, studentesse senza reddito, migranti e rifugiate.
LA SALUTE DELLE DONNE E LA RISCOPERTA DEL SESSO
I dati provano che il Covid-19 uccide più uomini che donne[4]. Secondo alcuni questo dipende dal nostro sistema immunitario, dagli ormoni femminili e dallo stile di vita più salutare della media delle donne rispetto agli uomini. L’OMS parla di “vantaggio biologico innato per le donne”[5]e alcuni scienziati affermano che “le donne hanno un vantaggio immunologico sugli uomini”[6]dovuto al doppio cromosoma X. Non c’è però ancora una risposta definitiva sul perché il virus sia meno letale per le donne. A sottolineare la mancanza di chiarezza c’è il fatto che il nostro sistema – non solo il sistema sanitario, ogni sistema – non divida i dati disponibili in base al sesso e non affronti i bisogni di due gruppi distinti, gli uomini e le donne. Individua invece i bisogni degli uomini come default. Caroline Criado Perez ne scrive nel suo recente saggio “Invisible Women: Exposing Data Bias in a Wolrd Designed for Men”[7]. A peggiorare la situazione, che vede già una scarsità di dati riguardanti le donne, ci si mette anche il “gender”, il nuovo concetto di genere ora molto in voga che, rimpiazzando la parola “sesso”, pretende di scalzare quelle che sono caratteristiche umane immutabili con delle riflessioni sull’“identità”. I nostri corpi sessuati non possono però essere ricondotti a forme di auto-identificazione, e la crisi globale ha confermato questa semplice verità. Sotto la pressione del Covid-19, alcune cliniche hanno finalmente ammesso che la maternità surrogata – un’altra forma di sfruttamento a cui le donne sono soggette – ha un serio impatto negativo sulla salute poiché le “madri surrogate” vengono iniettate con farmaci immuno-soppressori[8]che rendono loro impossibile reagire al virus. Altre cliniche, in cui l’auto-identificazione di genere era divenuta pratica comune, hanno realizzato che una classificazione corretta del sesso dei pazienti è più importante dei nostri sentimenti a riguardo. Dopo tutto il sesso non è mai stato un costrutto sociale “assegnatoci” casualmente da dottori senza cuore; il sesso viene constatato alla nascita, e può fare la differenza tra la vita e la morte.
Sul tema della salute non possiamo limitarci però a constatare chi è più o meno vulnerabile a forme più severe del virus. Per quanto le donne si siano rivelate più resilienti al Covid-19, c’è tutto un ulteriore spettro di conseguenze sulla salute che le donne devono affrontare durante questa crisi. Dalle infermiere e le addette alla sanificazione, la cui salute è messa a rischio senza che esse ricevano adeguata protezione, alle donne che devono sopportare continui abusi dentro le loro case, alle madri su cui ricadono le maggiori responsabilità nel seguire l’educazione dei figli – la salute delle donne risentirà delle conseguenze della crisi. E mentre si scherza su come a 9 mesi dall’inizio della quarantena potremo avere un nuovo boom delle nascite, la realtà è che in molti Stati dell’UE l’aborto viene ritenuto un servizio “non essenziale”, e le donne incontrano maggiori difficoltà nell’accedere alla contraccezione. Potremmo davvero avere molti neonati tra 9 mesi, ma saranno il frutto della libera scelta riproduttiva femminile o di una mancanza di scelta?
Nei Paesi in “via di sviluppo”, in particolare quelli che soffrono di carenze alimentari o che ospitano il maggior numero di rifugiati al mondo, la questione della salute delle donne è ancora più critica: sotto la quarantena, con la chiusura di interi settori economici e l’impossibilità per molte famiglie di procurarsi il cibo, quale sarà l’impatto per la salute delle donne e delle ragazze, considerando la già alta percentuale di malnutrizione tra le bambine? Come reagiranno le comunità alla notizia che il virus è più fatale per gli uomini, considerando le già alte percentuali di femminicidi e di aborti selettivi femminili?
È NEL NOME: LA PANDEMIA È GLOBALE
Se la situazione sembra critica in Europa, pensiamo a come sarà nelle favelas brasiliane quando la pandemia colpirà anche loro. Nei ghetti degli intoccabili in India. Negli slum in Kenia.
Quando nel suo Ted Talk del 2015 Bill Gates[9]ha incoraggiato il mondo a prepararsi ad una nuova pandemia, non ha agito tramite le sue azioni filantropiche e di volontariato in maniera coerente alle sue parole. Se lo avesse fatto, sicuramente non avrebbe investito milioni per distribuire preservativi nei distretti a luci rosse in India[10], dove le donne nascono da donne prostituite per essere prostituite a loro volta al compimento degli 8 anni di età. Li avrebbe invece investiti per portare via le donne da questi slum e per creare le condizioni adeguate a scoraggiare il comportamento degli uomini che visitano questi slum. È qui che ci ha portato il modello capitalista e patriarcale del volontariato: nonostante tutte le risorse e la tecnologia disponibili, il mondo occidentale, concentrato sulla produzione di profitto, non è riuscito ad investire per delle strutture che ci avrebbero permesso di affrontare e prevenire una pandemia come quella che stiamo vivendo.
La relazione squilibrata tra il nord e il sud del mondo ci appare più evidente che mai nel contesto della gestione della pandemia, che sta già avendo un forte impatto sulle economie dell’Africa, dell’America latina e dell’Asia. Poiché nel contesto di questa conversazione molti citano l’Ebola, dobbiamo aggiungere che in Occidente l’epidemia di Ebola è stata sempre percepita come qualcosa di “lontano da noi”. Non ha mai scosso il sistema sociale, economico e politico mondiale, lasciando il continente africano solo nell’affrontare la crisi.
Nonostante il “sud del mondo” abbia preso delle precauzioni per contenere il Covid-19, molti Paesi stanno già pagando un prezzo salato, con i regimi autoritari che approfittano della situazione tramite aspre campagne politiche e al contempo imprigionano e torturano i dissidenti, mentre il resto del mondo è troppo impegnato con la pandemia. Ancora peggio, quando i media parlano di sud del mondo si focalizzano sull’impatto economico della crisi, senza fare alcun riferimento a quale sarà l’impatto specifico nella vita delle donne e delle bambine.
Questo vuol dire che, in Paesi in cui la violenza domestica non viene ancora identificata come tale, sotto quarantena o isolamento i suoi numeri cresceranno senza essere notati. In quei Paesi che si trovano in fasi di transizione tra conflitti e guerre, la violenza maschile porterà ad ulteriori conseguenze negative sulla stabilità politica e, inevitabilmente, sulle donne e le bambine. Lì dove i diritti economici e di proprietà femminili non sono pienamente riconosciuti, e dove il reddito delle donne, incluse le vedove, le studentesse e le madri single, dipende dai loro guadagni giornalieri, al di fuori da contratti economici formali, milioni di donne passeranno dalla povertà alla povertà estrema. Non ci saranno misure per le donne impiegate nel lavoro domestico e di cura, e molte di loro vivono già in condizioni di semi-schiavitù.
Come ha detto Simone De Beauvoir, “Non dimenticate mai che sarà sufficiente una crisi economica, politica o religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovete restare vigili durante il resto della vostra vita”, e aveva ragione. Le conseguenze su larga scala che dobbiamo prepararci ad affrontare non saranno solo economiche. Dobbiamo essere pronte ad affrontare dei passi indietro per i diritti delle donne – di tutte le donne a livello globale – che potrebbero riportarci a livelli pre-CEDAW [precendenti alla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna del 1979, n.d.t.].
La pandemia ha monopolizzato l’attenzione mondiale, con il rischio reale che i maggiori problemi delle donne vengano dimenticati. Il femminicidio, la mutilazione genitale femminile, il matrimonio forzato, lo stupro sono solo alcune delle violazioni dei diritti delle donne che rischiano di passare sotto silenzio. Tutte queste violazioni sono amplificate nei campi profughi di tutto il mondo. I diritti economici delle donne rischiano di passare per “secondari”, mentre sempre più donne cercheranno di spostarsi da aree devastate, correndo il rischio di finire preda di trafficanti e sfruttatori.
UNA FINESTRA DI OPPORTUNITÀ: SOGNATE, SORELLE, E COMBATTETE!
Alcuni dicono “torneremo alla normalità quando la crisi sarà finita”, ma per molte di noi – se non per la maggioranza – non c’è alcuna normalità a cui tornare. La normalità non esisteva neanche prima per molte donne europee, nonostante la nuova Presidente della Commissione Europea sia una donna. Non esisteva per la maggioranza delle migranti e delle rifugiate. Non esisteva per molte madri, per molte anziane, per molte lavoratrici. Non c’è mai stata una “normalità” per le donne prostituite.
Questo è il momento di riconoscerlo. Questo è il momento di chiedersi quale dovrebbe essere la normalità, in una prospettiva femminista e internazionale.
Se alcuni di noi non hanno ancora capito che viviamo in un mondo globalizzato, la magnitudine della crisi deve fungere da prova definitiva. Se il Covid-19 si diffonde a livello globale, allo stesso modo possono farlo ideologie e movimenti; negativi e positivi; distruttivi e innovatori.
La pandemia e l’interesse mondiale focalizzato su di essa hanno aperto uno spiraglio vantaggioso per alcuni uomini, che potranno evitare di essere esposti e di subire ogni tipo di pressione sociale per la violenza che commettono ogni giorno contro le donne e le bambine. Ma ha anche aperto uno spiraglio per rivalutare le nostre priorità come società e per vedere chiaramente ciò che porta profitti ai pochi, in opposizione al benessere dei molti. Per noi – attiviste femministe e alleati – ha aperto una finestra per immaginare nuovamente un mondo libero dalla violenza maschile, dall’oggettificazione sessuale delle donne e delle bambine, dalla corruzione patriarcale che permea le istituzioni e dallo sfruttamento globale. Un mondo in cui non ci verrà impedito di lottare per la liberazione delle attiviste in Arabia Saudita, di spingere i governi a mettere fine al sistema prostituente, di pretendere che i diritti delle lavoratrici domestiche e di cura siano rispettati nel loro pieno titolo di diritti delle lavoratrici.
Questo è il momento, come donne del mondo, di essere più coraggiose e unite nel chiedere che i diritti umani delle donne, la prospettiva femminista per realizzarli e il contesto legislativo internazionale come il CEDAW e la dichiarazione di Pechino, per le quali le nostre madri hanno combattuto con tanta forza, siano posti con fermezza al centro dell’agenda politica, a cominciare dalla nostra casa europea.
[1]https://www.facebook.com/PutasFeministas/photos/a.971803446213089/3035570579836355/?type=3&theater
[2]https://www.bbc.com/news/stories-51391981
[3]https://www.cnbc.com/2020/03/20/coronavirus-lockdown-pornhub-is-offering-free-premium-memberships.html
[4]https://www.latimes.com/science/story/2020-03-21/why-is-the-coronavirus-more-deadly-for-men-than-for-women?_amp=true&__twitter_impression=true
[5]https://www.who.int/gho/women_and_health/mortality/situation_trends_life_expectancy/en/
[6]https://humgenomics.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40246-018-0185-z
[7]Tradotto in italiano da Einaudi con “Invisibili. Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo”
[8]https://nypost.com/2020/03/21/coronavirus-tales-we-had-to-put-our-surrogacy-plans-on-hold/
[9]https://www.businessinsider.com/bill-gates-coronavirus-how-to-prevent-another-pademic-ted-talk-2020-3?r=US&IR=T
[10]https://www.nytimes.com/2012/11/25/world/asia/indian-prostitutes-new-autonomy-imperils-aids-fight.html
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