Netflix, non siamo in vendita: no a “Baby”! / Netflix, we’re not for sale! Stop “Baby”!
FIRMA LA PETIZIONE DI RESISTENZA FEMMINISTA E IROKO ONLUS SU CHANGE.ORG
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[Please find English version below]
Scriviamo questa lettera per chiedere a Netflix di fermare la produzione di “Baby”, una storia incentrata sullo “scandalo dei Parioli”, un crimine drammatico: lo sfruttamento sessuale e prostitutorio di alcune ragazze minorenni da parte di uomini adulti, tra cui il marito di una ben nota politica, Alessandra Mussolini. La descrizione dei contenuti della serie, “un romanzo di formazione che segue un gruppo di adolescenti dei Parioli nel loro percorso di rottura delle convenzioni sociali”, è assolutamente disturbante e preoccupante in quanto contiene un messaggio pericoloso e fuorviante che normalizza l’abuso sessuale dei minori.
Siamo due associazioni con sede in Italia, Resistenza Femminista e Iroko onlus e sosteniamo l’iniziativa di mail bombing promossa dal National Centre of Sexual Exploitation per protestare contro la decisione di Netflix di iniziare la produzione di “Baby” nel 2018.
Resistenza Femminista è un’associazione di attiviste e sopravvissute alla prostituzione che lavora per fermare la discriminazione di genere e ogni forma di violenza maschile contro le donne e le ragazze.
Iroko onlus è una ONG che offre servizi di aiuto alle sopravvissute alla tratta a scopo sessuale e alla violenza di genere in Italia e in Nigeria dal 1998.
Come attiviste e sopravvissute che conoscono per esperienza diretta la violenza a cui le donne sono sottoposte nel mercato del sesso, riteniamo che la rappresentazione dell’abuso sessuale di ragazze minorenni come “baby prostituzione” sia estremamente offensiva e una violazione dei diritti umani.
Rifiutiamo fermamente la definizione di “baby prostitute” data alle vittime di questo abuso. Questa definizione è del tutto inaccettabile perché una bambina vittima di abuso sessuale non può essere definita “baby prostituta”, perché una “baby prostituta” non può esistere. La definizione corretta e l’unica possibile di questo fenomeno, che è un crimine sia in Italia sia negli Stati Uniti d’America, è “minore trafficato per scopi sessuali”, “minore abusato sessualmente” o “vittima di sfruttamento sessuale”. Nessun minore può scegliere liberamente la prostituzione e il consenso di una persona minore di età è irrilevante. Questo dato fondamentale è riconosciuto dal Protocollo sulla prevenzione, soppressione e persecuzione del traffico di esseri umani, in particolar modo donne e bambine/i (conosciuto come Protocollo di Palermo), supplemento alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata internazionale, che è stato firmato e ratificato sia dall’Italia sia dagli Stati Uniti. Controbattere questa verità fondamentale significa che questa serie cerca di legittimare e normalizzare uno dei crimini più feroci: la pedofilia.
È evidente dalla descrizione della storia che la trama è incentrata su stereotipi di genere e su una nozione fuorviante di traffico sessuale visto come “scelta trasgressiva”. È evidente che lo scopo degli autori è quello di rinforzare il falso mito creato da alcuni media che hanno ritratto le ragazze adolescenti coinvolte come delle “Lolite” maligne e scaltre, del tutto consapevoli di quello che stavano facendo e interessate soltanto a guadagnarci un sacco soldi, mentre i predatori sessuali venivano invisibilizzati e di conseguenza deresponsabilizzati rispetto alla violenza sessuale da loro commessa su queste minori.
Un membro del nostro gruppo, Heaven (non il suo vero nome), che è una sopravvissuta allo sfruttamento sessuale e che è stata sfruttata sessualmente da quando aveva soltanto 14 anni nella stessa città, Roma, in cui le altre ragazzine sono state sfruttate da clienti e sfruttatori, dichiara questo:
“Ricordo bene quando nei quotidiani e nelle riviste alcuni giornalisti scrissero sulle ragazzine di 14-15 anni che secondo le loro versioni si vendevano in cambio di borse Gucci e altri regali costosi.
Ricordo bene quanto ero arrabbiata. Compresi come la nostra società patriarcale sfrutta le ragazze ma allo stesso tempo crea il mito delle giovani ragazze corrotte per incolpare le vittime e per giustificare e normalizzare i crimini dei pedofili.
Sapevo che quello che dicevano i media era soltanto una grossa bugia e che non è giusto raccontare così una storia tragica e violenta, nascondendo la verità in questo modo vergognoso. Adesso scopro che Netflix vuole iniziare la produzione di una serie TV basata su queste bugie e stereotipi violenti. Tutto questo non è soltanto devastante, ma è anche una incredibile rinuncia alle responsabilità sociali verso i minori dell’azienda. Perché questa serie TV vuole diffondere un messaggio misogino anziché dire la verità, cioè che non esiste la “baby prostituzione” o una “baby prostituta” perché l’espressione corretta è “abuso sessuale di ragazze minorenni”? Quello che quegli uomini adulti compravano era il corpo di ragazzine che avrebbero potuto essere le loro figlie e nipoti.
Nella mia esperienza nella prostituzione ho incontrato molti di questi “bravi padri di famiglia” che mi chiedevano di chiamarli “papà” o “zio” perché la loro fantasia nascosta era quella di avere un rapporto sessuale con le loro figlie o nipoti. E normalmente come chiamiamo tutto questo? PEDOFILIA ed è un crimine.
Considerate questi uomini criminali, non è così? Quindi perché la vostra opinione cambia se io ammetto che ero nella prostituzione quando ero minorenne? Sono da condannare perché sono stata abusata? Mi è del tutto chiaro che una storia che sceglie “Baby” come titolo e descrive la prostituzione di un minore come un atto di trasgressione vuole vendere un messaggio sbagliato e pericoloso al pubblico, specialmente ai più giovani: normalizzare e erotizzare la prostituzione, che non è mai un’esperienza normale, né tantomeno erotica. È estremamente sbagliato rappresentare la prostituzione come un’esperienza eccitante e trasgressiva in cui puoi divertirti e guadagnare. La realtà della prostituzione non è questa, è una violazione, è stupro a pagamento, e le persone devono sapere la verità. La prostituzione non c’entra con i soldi facili, gli hotel di lusso e i capi firmati. È la perdita di te stessa, della tua dignità e della tua autostima, quando non riesci più a riconoscerti allo specchio perché i clienti ti prendono tutto, non solo il tuo corpo ma la tua identità, la tua anima intera. Perché quando qualcuno viola il tuo corpo ripetutamente, il tuo unico pensiero o desiderio è quello di morire, perché non puoi sopportare di essere usata e abusata ancora e ancora, fino al punto di trovarti in un vicolo cieco.
Ogni giorno un numero enorme di donne e minori perdono le loro vite a causa della prostituzione, a causa degli stupri, a causa delle percosse, della violenza feroce di sfruttatori e clienti.
Come sopravvissuta alla prostituzione e ancora di più come attivista che si impegna insieme ad altre organizzazioni per combattere la violenza maschile sulle donne e sulle bambine nel mondo, dico no alla produzione di “Baby” e chiedo a Netflix di riconsiderare seriamente questa scelta perché i media sono un potente strumento di educazione e abbiamo bisogno urgente di costruire un mondo migliore: un mondo basato sulla giustizia, un mondo libero dalla violenza maschile.”
SIGN THE PETITION ON CHANGE.ORG
NETFLIX, WE’RE NOT FOR SALE: STOP “BABY”!
We are writing to ask Netflix to stop the production of “Baby”, a drama focused on the “Parioli scandal”, which is a serious crime: the commercial sexual exploitation of some underage girls by adult men including the husband of a well-known politician, Alessandra Mussolini, the nephew of Mussolini. The description of the content of the drama “a fictional coming-of-age story that follows a group of Parioli teenagers in their quest to defy societal norms ”is utterly upsetting and worrying as it contains a dangerous, misleading message which normalise sexual abuse of children.
We are two organisations based in Italy Resistenza Femminista and Iroko onlus and we support the National Centre on Sexual Exploitation’s action of mail bombing to protest against Netflix’s choice to start the production of “Baby” in 2018.
Resistenza Femminista is an organisation of activists and survivors of prostitution who works to stop gender discrimination and any kind of male violence against women and girls.
Iroko onlus is an NGO which provides services and support to survivors of sex trafficking and of gender based violence in Italy and Nigeria since 1998.
As activists and survivors who know from direct experience the violence women are subjected to in the sex trade we find the representation of sexual abuse of children as “baby prostitution” extremely offensive and a violation of human rights.
We strongly reject the definition of the victims of this abuse as “baby prostitutes”. Such a definition is completely unacceptable because a child victim of sexual abuse cannot be termed as, and there is no such a thing as a “baby prostitute”. The correct and only possible definition of this phenomena which is a crime in Italy as well as the United States, is “sex trafficked child”, “sexually exploited child” or victim of sexual exploitation. No child can freely choose prostitution and the consent of an underage person is thus irrelevant. This basic fact is recognised by the Protocol to Prevent, Suppress and Punish Trafficking in Persons Especially Women and Children, supplementing the United Nations Convention against Transnational Organized Crime (otherwise known as the Palermo Protocol) which has been signed and ratified by both Italy and the United States of America. To contradict this fundamental truth means that this drama tries to justify and normalise one of the most ferocious of crimes: paedophilia.
It is clear from the description of the drama that the plot is embedded in gender stereotypes and is a misleading depiction of sex trafficking as a ‘transgressive choice’. It is clear that the aim of the authors is to reinforce the false myth created by some media which portrayed those underage girls as malignant, clever Lolitas well aware of what they were doing who were only interested in making a lot of money while sexual predators became invisible and therefore not responsible for their sexual abuse of those children.
A member of our group, Heaven (not her real name), who is a survivor of sexual exploitation and who was sexually exploited from the age of 14 in the same city, Rome, where all the other children were abused by johns and pimps has this to say:
“I remember clearly when in newspapers and magazines some journalists wrote about the young girls of 14-15 years old from Parioli who according to their narratives sold themselves in exchange for expensive gifts such as Gucci bags.
I remember clearly how deeply upset I was. I understood how our patriarchal society exploits children while at the same time creating the myth of the corrupt young girls in order to blame the victims and justify and normalise the pedophiles’ crimes.
I knew that what the media was saying was a big lie and that you can’t tell a tragic, violent story like this, hiding the truth in this shameful way. To now discover that Netflix wants to start the production of a TV series based on these lies and violent stereotypes, is not only devastating, but is also an outrageous abdication of its corporate social responsibility to children. I cannot understand why this TV series wants to spread a misogynistic message instead of telling the truth: there is no such thing as “baby prostitution” or “baby prostitutes” because the correct terminology is “sexual abuse of underage girls or pedophilia”. What those men bought was the body of underage girls that could be their daughters or nieces.
In my experience in prostitution I met a lot of these “good family men or fathers” who asked me to call them “dad” or “uncle” because their most hidden fantasy was to have sexual intercourse with their own daughters or nieces. And how do we usually call that? PEDOPHILIA and it is a crime.
You do consider these men criminals, don’t you? So why does your opinion change if I admit I was in prostitution when I was a child? Am I to blame because I was abused? It is clear to me that a story which chooses “Baby” as its title and describes child prostitution as an act of transgression of the child, wants to send a wrong and dangerous message to the public, especially young people: to normalise and eroticize prostitution which is neither normal nor erotic. It is extremely wrong to portray prostitution as a glamorous and transgressive experience where you have fun and earn money. The reality of prostitution is not that, it is a violation, it is paid rape and people need to know the truth. Prostitution is not about easy money, expensive hotels and designer clothes. On the contrary, it is the loss of one’s self, of one’s dignity and self-esteem, when you lose the ability to recognise yourself in the mirror because johns took everything away from you, not only your body but your identity, your entire soul. This is because when someone violates your body repeatedly, your only thought or desire is to die, because you can’t stand being continually used and abused, over and over again, to the point that you find yourself in a dead-end street.
Daily, large numbers of women and children lose their lives because of prostitution, because of the rapes, the beating, the ferocious violence of pimps and johns.
As a survivor of prostitution and especially as an activist who is now working together with other organisations to stop male violence against women and children in the world, I say no to the production of “Baby” and I ask Netflix to seriously reconsider this choice because media are a powerful education tool and we strongly need to build a better world, a world based on social justice, a world that is free from male violence.”