Lettera ad Amnesty International di Resistenza Femminista

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Siamo un gruppo di attiviste e sopravvissute alla prostituzione www.resistenzafemminista.it, abbiamo firmato la lettera della Coalition Against Trafficking in Women (CATW) contro la proposta di Amnesty di depenalizzare sfruttatori, proprietari di bordelli e compratori (https://www.resistenzafemminista.it/lettera-aperta-della-catw-ad-amnesty-international/).

Il movimento internazionale delle sopravvissute, attiviste che sono state nell’industria del sesso, come SPACE International, Sex Trafficking Survivors United, Survivors for Solutions e molte altre ancora con le quali collaboriamo (per la lista dei firmatari si veda qui: https://www.change.org/p/amnesty-international-vote-no-to-decriminalizing-pimps-brothel-owners-and-buyers-of-sex) sostiene il modello nordico, l’unico che non criminalizza le persone nella prostituzione ma colpisce chi sfrutta, violenta e troppo spesso uccide le persone prostituite ovvero trafficanti, sfruttatori, proprietari di bordelli e compratori. Vi scriviamo per esprimere il nostro profondo dissenso nei confronti del documento “Linee guida sul sex work” che rappresenta un vero e proprio insulto alle donne che hanno vissuto la realtà violenta della prostituzione, a tutte quelle che sono ancora costrette a subire gli abusi di papponi e compratori di sesso, alle donne tutte, sopratutto le precarie, le disoccupate, come molte di noi, quelle che a causa della violenza economica si trovano in una situazione di estrema vulnerabilità e sono perciò esposte allo sfruttamento sessuale (https://www.resistenzafemminista.it/femministe-precarie-vs-sistema-prostituente/).

In Italia, nella maggior parte dei casi sono le donne e le minorenni ad essere prostituite e principalmente quelle provenienti da condizioni di svantaggio economico-sociale e dai paesi più poveri quali Nigeria, Albania, Bulgaria, Ungheria, Romania, Ucraina e Cina. Molte di loro sono vittime della tratta e tutte sono continuamente esposte a situazioni ad alto rischio che ne mettono a repentaglio la salute e la stessa vita. Sono donne e ragazze come le nostre compagne di lotta Adelina e Heaven.

Rapita in Albania, Adelina è stata costretta a prostituirsi sulle strade italiane per quattro anni. Quando era una prostituta di strada, Adelina non ha mai incontrato una sola donna che fosse lì di propria volontà: tutte le sue compagne erano in mano ai protettori o ai trafficanti. Ogni volta che veniva espulsa dall’Italia, Adelina era rapita di nuovo e riportata in Italia dai trafficanti; una volta a venderla fu un funzionario di dogana albanese. Quando finalmente riuscì a sottrarsi ai suoi trafficanti, Adelina ebbe il coraggio di denunciarli e 40 dei suoi aguzzini sono finiti in carcere.

Heaven invece è italiana, fin dall’infanzia è stata vittima di abusi sessuali. A soli 14 anni una donna di cui si fidava, approfittando della sua vulnerabilità, l’ha spinta a prostituirsi in un bordello. Di lì a poco la donna scomparve e al suo posto un magnaccia violento prese il controllo del bordello e lo sfruttamento e gli abusi continuarono negli anni.

Nel vostro documento è evidente come la tratta sia divisa rigidamente dalla prostituzione che voi considerate “libera”, di cui farebbero parte le donne povere, immigrate, senza titolo di studio, senza tetto, con problemi di dipendenza da droghe. Heaven e Adelina però non si riconoscono in questa divisione, hanno vissuto la stessa realtà di violenza e nessuno ha offerto loro una via di fuga dall’orrore. Heaven e Adelina si oppongono con forza alla depenalizzazione di sfruttatori, proprietari di bordelli e compratori di sesso.

Queste sono le loro testimonianze:

Salve   mi chiamo   Alma  Sejdini, ma ormai ho  assunto il nome di  Adelina,   è il mio nome di battaglia   contro il racket.   Ho letto  la     proposta   di  Amnesty  International   e  mi è subito   scivolata una lacrima   dagli   occhi.   Io   che  piango   mentre leggo   la proposta  di depenalizzare gli sfruttatori, i proprietari di bordelli e i compratori   di sesso sono  una   donna  che  ha subito   sequestri, violenze e  torture e ho cicatrici  che tutt’oggi   porto sul mio  corpo, ancora oggi ho questi segni che mi ricordano sempre quello che ho vissuto.  Per questo vi chiedo,   vi supplico   non   appoggiate la legalizzazione della prostituzione, non macchiatevi di un crimine così  grande,   ma piuttosto    chiedete che siano date vere   opportunità   alle donne che sono sfuggite alla violenza della prostituzione,      opportunità dignitose,  un aiuto concreto a chi si ribella al racket   come ho fatto   io: grazie alla mia denuncia  sono state arrestate   40   persone e tutte condannate dai 15  ai 20  anni.  Confesso    che solo  la polizia   mi  ha  aiutata   dandomi affetto    e fiducia,   ma a livello   di opportunità non ho ricevuto nessun tipo di aiuto,  quello che ci vuole veramente sono, ripeto, opportunità  vere e dignitose come prima cosa fondamentale. Non dimenticatevi poi che il racket prende in ostaggio i familiari delle donne nei loro paesi di origine ed è così che  la vittima di tratta non si ribella e si prostituisce  per paura che amazzino  un familiare   e dunque  se voi diventate sostenitori della legalizzazione della prostituzione nel mondo,   quelle donne   in silenzio   pagheranno le tasse allo stato e ai proprietari di bordelli che le sfruttano e al racket  daranno il resto perché  hanno paura di ribellarsi. In Germania dove la prostituzione è legalizzata la tratta è ormai diventata invisibile, le donne non denunciano e la polizia non può intervenire.   Dico un forte no  a qualsiasi proposta di legalizzazione della prostituzione e alla depenalizzazione degli sfruttatori.

Il linguaggio che usate per descriverci è un’offesa che non possiamo accettare: le donne in strada non sono lavoratrici    del sesso, sex workers,  ma sono   donne schiavizzate! Non ho mai incontrato una donna che si prostituisse per scelta in tutti gli anni che sono stata prostituita!

Perciò  io  vi chiedo   in Nome di Dio  di   fermare questa proposta orribile,   vi chiedo di ascoltarmi insieme alle altre vittime di tratta, voglio portarvi la mia testimonianza, difendete i nostri diritti umani che sono stati calpestati, non quelli di chi ci ha fatto violenza!

Mi chiamo Heaven ed ho 21 anni, e come sopravvissuta alla prostituzione, sono totalmente contro la proposta di Amnesty International che vuole che siano depenalizzati sfruttatori, proprietari di bordelli e compratori di sesso.

Nel documento “Linee Guida sul Sex Work” sostenete di voler difendere la libertà degli individui di vendere e comprare sesso in quando si tratta di adulti consenzienti e considerate il sesso come un diritto umano, che come tale deve essere rispettato. Questa difesa dei diritti umani dei compratori di sesso è inaccettabile. Dovremmo davvero difendere la libertà di persone che si approfittano della vulnerabilità delle persone che si “offrono” per essere vendute, che lucrano sulla disperazione, massacrando vite umane? Inoltre questo discorso è palesemente costruito per gli uomini, perchè per quanto ci siano anche gli uomini nella prostituzione, rimangono gli uomini i maggiori compratori di sesso. Purtroppo esistono persone che non hanno né le capacità fisiche né psichiche per avere dei rapporti sessuali, ma non è certo compito o DOVERE delle prostitute o delle donne in generale prendersi la “missione” di salvarli mettendo a repentaglio la propria vita.

Un altro falso mito contenuto nel vostro documento è che la depenalizzazione dei proprietari di bordelli renda la prostituzione più sicura, che protegga le persone dalla violenza. DAVVERO? Io mi sono prostituita per circa tre anni, in un bordello gestito da un pappone. E non è stato più sicuro. Ho subito percosse, violenze di ogni genere, soddisfatto perversioni di ogni tipo senza possibilità di scendere da una macchina e scappare a gambe levate. Far prostituire le donne in un bordello (magari nelle mani dello Stato pappone) è come rinchiuderle in una cella, e gettare la chiave.

Il linguaggio usato nel vostro documento offende me e tutte le sopravvissute e le donne che si trovano ancora nella prostituzione. Voi chiamate la prostituzione “Sex Work”, LAVORO DEL SESSO, LAVORO SESSUALE? Secondo un vecchio stereotipo la prostituzione sarebbe “il lavoro più antico del mondo” quando in realtà parlare di lavoro significa normalizzare questo sistema barbaro. Anche Amnesty come i media, il cinema e certi libri che diffondono falsità e miti sulla prostituzione, considera la prostituzione al pari di un lavoro d’ufficio! Tutto questo è inaccettabile e non tiene in alcun conto di quello che le sopravvissute nel mondo raccontano di aver subito nella prostituzione! Non fare alcun riferimento alle testimonianze delle sopravvissute, non ascoltare le nostre storie, cercare di zittirci, è un volontario nascondere la realtà dei fatti perchè nè io, nè qualsiasi altra donna che abbia vissuto la prostituzione si definirebbe mai sex worker.

Ero convinta che essendo un’associazione attiva in tutto il mondo nella difesa dei diritti umani avreste difeso i diritti delle persone che vivono ogni sorta di violenza nella prostituzione! E mi pento di versarvi ogni mese 11,00 euro! La vostra filosofia della riduzione del danno è un’altra offesa per tutte noi!

L’abolizione della prostituzione è quello che vogliamo e dovete ascoltarci!

Voi dite di voler migliorare le condizioni di chi è dentro la prostituzione. Voi non capite che quelle donne che stanno per la strada a svendersi non si aspettano che di inverno voi gli regaliate dei cappotti, ma che le portiate in un posto al chiuso, le vestiate e gli diate la sicurezza che quella non sarà più la loro vita… aspettano, e aspettavo solo che qualcuno mi salvasse. Ma voi ancora osate nascondervi dietro alla diceria che ci siano prostitute che lo SCELGONO! Vorrei parlare con almeno cinque di loro, noi siamo tante, e raccontiamo tutte una versione simile… siamo noi quindi le bugiarde? Che abbiamo subito le peggiori violenze? Noi che ci siamo viste sfruttare, usare e degradare? Noi che abbiamo sopportato sui nostri corpi le violenze oscene degli uomini che voi volete proteggere?

Un altro punto inaccettabile è quello sulla prostituzione minorile. La prostituzione dei minori dovrebbe essere gestita allo stesso modo di quella delle maggiorenni, per un semplice e logico motivo, perché quelle maggiorenni… sono state minorenni! Non a caso ogni testimonianza di sopravvissuta racconta di aver iniziato verso i quattordici, quindici anni. Non vi rendete conto di cosa vuol dire? Siamo “carne fresca” per i compratori, i bordelli sono come le macellerie. Più sei giovane più sei richiesta, direi che la testimonianza più lampante, sia anche la più scontata: Thailandia, padri di famiglia da tutto il mondo, che partono e soggiornano per “provare” prostitute che partono dai QUATTRO anni!!!! Io essendo la più piccola, avevo quattordici anni, ero la più richiesta, perchè gli uomini devono avere la convinzione di essere forti e grandi altrimenti non si sentono abbastanza penosi già solo cercando sesso da una persona che va pagata per averlo.

Le prostitute sono prostitute. Sono persone sole, infelici e tristi e questo non lo dice solo una che lo è stata, ma le decine e centinaia di testimonianze in tutto il mondo, disponibili su siti come SPACE international. NON ESISTONO SEX WORKER. Le prostitute non sono persone in grado di scegliere il proprio bene, sono persone sull’orlo del suicidio che si buttano nell’auto distruzione a lungo termine. Inoltre, caro Amnesty, le prostitute SONO VITTIME PASSIVE, della propria vita, del proprio passato, della propria cultura, delle proprie famiglie e di questo cazzo di sistema che tu dovresti combattere invece di avallare! Vittime che resistono e diventano sopravvissute! Allora vi chiedo davvero siete convinti che non dobbiamo criminalizzare i “gestori”? Cioè quelli che noi in Italia chiamiamo PAPPONI? AGUZZINI? Caro Amnesty, voglio raccontarti la storia di un “gestore” chiamato Marcus, un uomo sui trentacinque anni, una persona sola e infelice, con una vita molto triste e problematica. Cocainomane e di conseguenza violento. Bhè questo gentiluomo che secondo voi non sarebbe dovuto essere penalizzato, ha abusato di una quindicenne per mesi, in ogni modo possibile immaginabile, verbalmente, fisicamente e psicologicamente, continuando tranquillamente a gestire uno di quei bordelli dove secondo voi LE PROSTITUTE SAREBBERO MOLTO PIU’ AL SICURO… C’è qualcosa che non mi quadra. Se siete così attenti ai diritti umani di chi si trova nella prostituzione perchè non usare una parte dei vostri fondi per costruire case dove le donne possono ricominciare una vita fuori dalla violenza della prostituzione? lasciare che qualcuno le “gestisca” buttandole nell’orrore della prostituzione che voi chiamate “lavoro”, lasciarle in mano a sfruttatori e compratori sarebbe questo difendere i loro diritti umani? Forse perché al proprietario della più grande agenzia di escort di Londra, è venuta in mente questa fantastica idea? Gli sfruttatori e i compratori lucrano sulla vulnerabilità delle donne che non sanno come altro vivere, con donne che sperano di morire per non subire un altro giorno di quella vita. Non servono a nessuno questi giochi infimi di potere, credevo che un’organizzazione di questo livello avesse davvero a cuore i DIRITTI delle donne, che guardasse davvero alla realtà… e invece come al solito combattiamo contro i mulini a vento… ma non ci arrendiamo, siamo sopravvissute, siamo guerriere.

Ascoltate le sopravvissute!

Resistenza Femminista

www.resistenzafemminista.it; resistenzafemminista@inventati.org

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4 risposte

  1. Agosto 29, 2015

    […] Now, Eaves charity for women, nia, the London Abused Women’s Centre, Terre Des Femmes, Resistenza Femminista, SPACE International, Kvinnofronten, Sex Trade 101,Vancouver Rape Relief, AF3IRM, Apne Aap and […]

  2. Settembre 15, 2015

    […] che prevede la depenalizzazione di proprietari di bordelli, sfruttatori e compratori di sesso. La lettera che abbiamo inviato ad Amnesty ad oggi è stata completamente ignorata. Vorremmo allora spiegare a lei tutto quello che […]

  3. Novembre 26, 2015

    […] contro il tentativo vergognoso di censura da parte di Amnesty. Anche in Italia le nostre compagne Adelina e Heaven e altre coraggiose attiviste che hanno vissuto l’orrore della tratta come Isoken Aikpitanyi […]

  4. Novembre 18, 2021

    […] “Salve   mi chiamo   Alma  Sejdini, ma ormai ho  assunto il nome di  Adelina,   è il mio nome di battaglia   contro il racket.   Ho letto  la     proposta   di  Amnesty  International   e  mi è subito   scivolata una lacrima   dagli   occhi.   Io   che  piango   mentre leggo   la proposta  di depenalizzare gli sfruttatori, i proprietari di bordelli e i compratori   di sesso sono  una   donna  che  ha subito   sequestri, violenze e  torture e ho cicatrici  che tutt’oggi   porto sul mio  corpo, ancora oggi ho questi segni che mi ricordano sempre quello che ho vissuto.  Per questo vi chiedo,   vi supplico   non   appoggiate la legalizzazione della prostituzione, non macchiatevi di un crimine così  grande,   ma piuttosto    chiedete che siano date vere   opportunità   alle donne che sono sfuggite alla violenza della prostituzione,      opportunità dignitose,  un aiuto concreto a chi si ribella al racket   come ho fatto   io […] Il linguaggio che usate per descriverci è un’offesa che non possiamo accettare: le donne in strada non sono lavoratrici    del sesso, sex workers,  ma sono   donne schiavizzate! Non ho mai incontrato una donna che si prostituisse per scelta in tutti gli anni che sono stata prostituita! vi chiedo di ascoltarmi insieme alle altre vittime di tratta, voglio portarvi la mia testimonianza, difendete i nostri diritti umani che sono stati calpestati, non quelli di chi ci ha fatto violenza!” https://www.resistenzafemminista.it/lettera-ad-amnesty-international-di-resistenza-femminista/ […]