Lettera a Gabriella Paolucci

Foto concessa da Nunzia Scano, già apparsa su Gli occhi di Blimunda, 18/10/13

Foto di Nunzia Scano

Carissima Gabriella, sono Chiara di Resistenza Femminista. ci siamo incontrate a Paestum nel 2013. Sei stata l’unica a parlare del nostro gruppo e della nostra esigenza di tornare a dialogare con il femminismo storico su temi scomodi eppure urgenti come la pornografia e la prostituzione per cercare di capire insieme come mai parole chiave del femminismo come “libera scelta” sono state svuotate e strumentalizzate dal patriarcato neoliberista. Avevamo scritto questo documento/manifesto e siamo state davvero felici per come ci hai accolte, ascoltate e capite. Adesso siamo impegnate in un’azione di contrasto al tentativo di alcuni politici di abrogare la legge Merlin, 70 parlamentari tra cui Maria Spilabotte propongono di fatto di riaprire le case chiuse e istituire zone rosse in alcune città italiane. Una proposta di legge che non dà ascolto alle voci delle sopravvissute, alle vittime della tratta, a tutte quelle donne che non scelgono o scelgono per assenza di vere alternative alla povertà. Come può lo Stato pensare di fare soldi tassando le donne più povere, vittime di violenza, nella maggioranza dei casi straniere, senza diritti, senza alcuna tutela. Il cinismo del patriarcato neoliberista trova la sua espressione più perfetta nella raccolta firme di Salvini, nell’ignoranza colpevole di Spilabotte che parla di prostitute libere senza aver mai ascoltato persone come Adelina, una nostra compagna, albanese ex vittima di tratta che sa benissimo che cosa significherebbe per loro la riapertura dei bordelli. Sappiamo molto bene che cosa è successo in Germania, una donna a noi vicina che ha avuto esperienza nella prostituzione in Germania ci ha raccontato come la tratta, lo sfruttamento siano aumentati in modo esponenziale. E non si parla mai di compratori di sesso, non si parla di programmi di uscita: di vere alternative per le donne. Vogliamo anche che la nostra voce come precarie sia ascoltata: no, la prostituzione non è un lavoro come un altro, non è un’alternativa alla disoccupazione. E c’è chi la descrive così, lo fa Repubblica, dipingendo la prostituzione come un lavoro dagli orari flessibili e dal guadagno facile, una soluzione alla povertà femminile. Siamo stanche di questa ipocrisia. Abbiamo fatto circolare un documento/petizione che hanno già firmato molte NGO internazionali e attiviste contro la proposta Spilabotte. Abbiamo anche scritto una lettera da inviare ai nostri politici nella forma del mail bombing insieme ad Equality Now.  Sarebbe importante se tu potessi diffondere la nostra azione. Contiamo sul tuo appoggio e su quello di molte altre femministe italiane che vorremmo accanto a noi in questa lotta. Non abbandonateci a chi vuole venderci di nuovo, ancora, a chi vuole di nuovo fare i soldi sui nostri corpi, sui corpi delle nostre sorelle immigrate. Questo è il testo da firmare.
un saluto carissimo e speriamo di sentirti presto
Chiara, RF

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