Le sopravvissute dicono che il Modello Nordico è l’unica speranza

Sopravvissute attiviste di SPACE international Bridget Perrier, Cherry Jimenez, Jeanette Westbrook, Ne'Cole Moore, Fiona Broadfoot, Marie Merklinger

Sopravvissute attiviste di SPACE international: (da sinistra) Bridget Perrier, Cherry Jimenez, Jeanette Westbrook, Ne’Cole Moore, Fiona Broadfoot, Marie Merklinger

Le sopravvissute attiviste di SPACE international con cui collaboriamo hanno organizzato un evento a New York in occasione della 60esima sessione per la Commissione dello Status delle donne e hanno spiegato a partire dalla propria esperienza nel mercato del sesso  e come attiviste fondatrici di associazioni di sostegno per donne che vogliono uscire dalla prostituzione come l’unica speranza per mettere fine allo sfruttamento e alla violenza che milioni di donne e bambine nel mondo subiscono nella prostituzione sia il modello nordico. L’unico sistema legislativo dove le donne non sono criminalizzate, come accade ancora in molti paesi del mondo (tra cui l’USA e l’Inghilterra), vengono offerte alternative concrete alla prostituzione, sostegno psico-sanitario, percorsi formativi e di inserimento nel mondo del lavoro, casa e aiuti finanziari e infine i responsabili della violenza nell’industria del sesso sono criminalizzati: papponi e compratori. La voce delle sopravvissute rappresenta il cuore del movimento femminista abolizionista, non c’è traccia degli stereotipi misogini diffusi da chi sostiene l’industria del sesso, non sono donne privilegiate “borghesi” neo-colonialiste. Sono native americane, donne di colore, donne che provengono da situazioni di grave svantaggio socio-economico, ragazze che sono scappate dagli istituti, che hanno vissuto la violenza di essere senza tetto, l’orrore della dipendenza da droga e alcol, ragazze e donne vittime di incesto, di abusi sessuali. Queste attiviste coraggiose chiedono delle risposte alle Nazioni Unite, al mondo intero, chiedono che il modello nordico sia adottato a livello globale per un mondo senza più violenza, sfruttamento delle persone più povere, emarginate, stigmatizzate. Perché la prostituzione non è un’alternativa valida alla disperazione economica, non c’è libertà quando c’è oppressione di genere, di classe, di razza. Ci uniamo alla voce delle sopravvissute e pubblichiamo il report dell’evento scritto dalla nostra amica l’attivista Meghan Murphy.

Traduzione dall’inglese di Chiara C.

Organizzata da SPACE international, l’evento parallelo, che si è svolto a New York in connessione con la sessantesima sessione della Commisione dello Status delle donne, ha visto come protagoniste le voci delle sopravvissute diventate attiviste provenienti da ogni parte del mondo, donne che raramente sentiamo parlare nel cosiddetto dibattito sul “sex work” nonostante la loro enorme esperienza sui vari aspetti del mercato del sesso.

Moderato da Rachel Moran la co-fondatrice di SPACE international, Bridget Perrier che è una sopravvissuta alla prostituzione minorile e la tratta ha parlato per prima a proposito della situazione che riguarda le ragazze e le donne native americane in Canada. Donna Ojibaway che vive a Ontario è stata impegnata in prima linea per l’approvazione della legge C-36, la nuova legge canadese in tema di prostituzione che penalizza i compratori di sesso e le persone che traggono profitto dallo sfruttamento delle donne e le bambine, ma depenalizza le donne prostituite. Nonostante la nostra nuova legge Bridget fa notare come non ci siano state azioni da parte delle autorità locali in molte province inclusa B.C, dove la polizia e il sindaco Gregor Robertons si sono rifiutati essenzialmente di applicare la nuova legge consentendo ai clienti di agire impuniti.

Perrier nomina il lato est del centro di Vancouver dove le donne native sono sovra rappresentate nel mercato del sesso e dove si sono perse le tracce di molte di loro e molte sono state uccise; “una zona di guerra” dice evidenziando come il legame che esiste tra la prostituzione e la scomparsa e l’uccisione delle donne sia innegabile. Oltre a fare in modo che gli uomini che comprano sesso siano incriminati, Perrier presenta una domanda al governo: chiediamo che quando un uomo uccide una donna nativa americana, sia processato per crimine d’odio”.

Cherry Jimenez di Boston dice che è ancora illegale vendere sesso, ma adesso sono previste pene più severe per papponi e trafficanti nel Massachussetts. Il problema è che, per perseguire gli sfruttatori “hai bisogno della collaborazione delle donne….ma senza una via d’uscita, senza avere accesso a qualcosa di sicuro e il sostegno necessario non potrà mai funzionare”. Fa notare che non è previsto nessun stanziamento di fondi nella legge del Massachussetts e per questo motivo non ci sono programmi d’uscita e di sostegno. Proprio in risposta a questa mancanza Jimenez e altre sopravvissute hanno creato un programma proprio con fondi molto limitati, che si chiama EVA Center.

“Ma abbiamo bisogno di programmi d’uscita in tutti gli Stati Uniti”. Dice che la legge contro la tratta a scopo sessuale come quella che esiste nel suo stato non funzionerà mai se non si occuperà della prostituzione nel suo complesso “Il mercato del sesso si presenta in modi diversi in diverse parti del mondo”ma ha detto Jimenez “riguarda sempre chi è vulnerabile”. E a Boston lei dice che il 90% delle donne prostituite che ha incontrato sono donne del luogo. “Abbiamo un’industria enorme, nazionale, violenta, in mano ai papponi” Il cinquanta per cento, aggiunge Jiminez sono donne che sono invecchiate negli istituti di accoglienza   “sono le nostre politiche fallimentari che creano la vulnerabilità” Inoltre il 30% di queste donne hanno bambini in età precoce che significa che i bambini finiscono nello stesso sistema dal quale provengono le madri creando un problema intergenerazionale. Queste donne sono intrappolate nel sistema giudiziario penale a causa del reato di prostituzione oltre ad altri reati correlati e questo rende ancora più difficile per loro uscire dall’industria. “Sappiamo che cosa succede alle persone che hanno la fedina penale sporca in questo paese- sei emerginato e praticamente escluso dalla partecipazione alla vita sociale” . “La transizione è complicata” dice Jimenez che ha passato 20 anni nell’industria del sesso “Non è una questione di salvataggio” Questo per dire che non puoi semplicemente strappare le donne dalla prostituzione senza fornire sistemi adeguati di supporto una volta che sono uscite, senza fare in modo che abbiamo un posto dove andare, delle capacità da usare nel mercato del lavoro e l’istruzione necessaria.

“Abbiamo bisogno del modello nordico- è l’unico modello efficace che funziona”.

Jeanette Westbrook, una sopravvissuta dalla Louisiana, Kentucky, racconta all’uditorio che uno dei più grandi eventi, che comporta il maggior traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, è il Kentucky Derby che si tiene a Maggio. Donne provienienti da tutto lo stato, dal paese intero e dal mondo che sono trafficate per quell’evento per servire l’elite. Nonostante le leggi contro la prostituzione, tutto ciò accade sotto agli occhi di tutti nel Kentucky e i clienti non vengono arrestati.

Fa notare che, negli Stati Uniti, si insiste nel voler separare nettamente la prostituzione dalla tratta a scopo sessuale nonostante siano di fatto “una cosa sola”. Dice Westbrook “quel continuum di violenze iniziano anni prima con l’incesto, l’abuso infantile e la povertà”. Dice che non sono previsti servizi di assistenza per le donne prostituite e che la prima casa di accoglienza, aperta di recente in Louisville, può accogliere solo 18 donne alla volta. “Il traffico di esseri umani, dai tempi della schiavitù non è mai scomparso in Kentucky”.

Come le altre donne del gruppo di discussione panel Westbrook insiste che il modello nordico è l’unica soluzione, specificando che questo deve essere adottato a livello federale, “non stato per stato”.

Ne’Cole Daniels, nuovo membro di SPACE international, ha smesso di “fare la vita” da 15 anni. E’ di San Francisco e dice che, come negli altri stati, la prostituzione continua a proliferare in California, nonostante sia illegale. Nella sua esperienza personale di assistenza offerta alle sopravvissute del mercato del sesso per più di dieci anni spiega come “il tema comune sia l’integrazione, il ri-inserimento nella società”. Naturalmente, questo è praticamente impossibile fino a quando le vittime continueranno ad essere criminalizzate negli Stati Uniti.

Daniels fa notare come le ragazze non sono accusate solo del reato di prostituzione, ma anche di crimini secondari legate al possesso di armi da fuoco, droga, alcol. “Se non riesci a portare la tua quota” spiega Daniels “devi procurarti i soldi in qualche modo” riferendosi al fatto che i papponi pretendono un certo ammontare di soldi dalle donne e ragazze che prostituiscono.

Spiega anche che le ragazze restano nelle strutture di accoglienza fino a 18 anni, guarda caso la stessa età per cui diventa improvvisamente accettabile per le donne essere prostituite- il compleanno magico quando lo sfruttamento diventa “consensuale”. Daniels dice che la maggioranza delle donne e bambine che ha incontrato nell’industria del sesso vengono da famiglie disfunzionali e vivono o scappano dagli istituti e in questo modo diventano dei “bersagli mobili”. “L’unica possibilità per le donne di lasciare l’industria è il modello nordico” dice, “ non è possibile regolamentare la prostituzione”aggiunge Daniels “la legalizzazione ha l’unico effetto di aumentare il numero delle vittime piuttosto che dei servizi di sostegno”

Fiona Broadfoot è una sopravvissuta allo sfruttamento sessuale minorile, viene dallo Yorkshire, una regione nel nord dell’Inghilterra. “Ho vissuto con una lista di incriminazioni lunga come il mio braccio” dice “e continuiamo a perseguire le bambine in uno dei paesi più ricchi del mondo….per l’abuso che sono costrette a subire”. Broadfoot dice che, nonostante la legge sia la stessa in tutta l’Inghilterra non c’è nessuna coerenza nella sua applicazione “Ogni autorità di polizia locale prende decisioni autonome- alcuni ignorano le politiche in tema di prostituzione completamente, alcuni penalizzano le donne e le bambine. Mentre solo occasionalmente vengono arrestati i clienti, fondamentalmente sono le donne ad essere penalizzate”. Leeds, ci ricorda Broadfoot, proprio di recente ha creato una “zona sicura” per la prostituzione “dove gli uomini possono violentare le donne, picchiarle e anche ucciderle”. Non sta esagerando se consideriamo che – nell’anno pilota di questa legge una ragazza polacca di 23 anni è stata picchiata e uccisa da un cliente. Broadfoot aggiunge che sono stati denunciati due strupri e un tentativo di omicidio in questo anno pilota, a Gennaio, “ci è stato detto che era efficace-stavano procedendo alla creazione di un campo per lo stupro legalizzato”.

Broadfoot è stata prostituita per 11 anni e ha lavorato come attivista e assistente sociale per 20. È stata coinvolta nel progetto di una “scuola per clienti” 15 anni fa, che ha detto, non ha funzionato, nonostante risultasse che i 70 uomini inseriti nel programma avessero compiuto il reato per la prima volta, “Ho visto uomini in quella stanza che mi avevano comprata quando avevo 15 anni”.

“Le donne e le bambine vengono picchiate e violentate quotidianamente, e gli uomini non sono perseguiti” ha detto “e fino a quando non adotteremo il modello nordico dovremo lottare per salvare le nostre vite”.

Marie Merklinger vive in Germania, dove la prostituzione è stata legalizzata nel 2002. Le storie che racconta sul suo paese sono quasi incredibili….Ma vere. “È una situazione completamente fuori controllo” dice. L’unica differenza tra i modelli di legalizzazione della prostituzione e quello chiamato di “depenalizzazione” (che semplicemente significa che tutti gli aspetti della prostituzione sono totalmente depenalizzati e non regolati) è che sotto il regime di legalizzazione, le donne che lavorano nei vari bordelli devono pagare le tasse. L’idea dietro a questa politica era presumibilmente quella di permettere alle donne prostituite di avere accesso ai servizi sociali come la pensione e la sanità, ma in realtà nessuna delle donne che lavorano in Germania nel mercato del sesso ha veramente accesso a questi servizi. Molte donne che sono invecchiate nella prostituzione vivono il resto della loro vita in povertà, mentre altre lavoreranno fino ad 80 perfino 90 anni. “Le fantasie degli uomini non hanno limiti” dice “se c’è la possibilità di comprare, qualcuno comprerà”. Qualsiasi donna può essere mercificata e feticizzata. Perfino le donne in stato interessante sono adesso offerte per gang bang in Germania e senza l’uso del preservativo.

Merklinger dice che ci sono circa 400.000 donne prostituite in Germania. I bordelli, spiega, sono gestiti come hotel, così le donne devono consegnare la maggioranza dei propri guadagni ai proprietari, come affitto –vivono e lavorano nelle stesse stanze. Circa il 90% di queste donne vengono da popolazioni emarginate dell’Europa dell’Est, come le rumene, e non possono denunciare le violenze che subiscono alla polizia perchè resterebbero senzatetto e senza lavoro. In ogni caso la polizia non può fare molto, perchè quello che accade nei bordelli è legale, inclusa la tariffa fortettaria, dove le donne devono servire fino a 60 uomini al giorno, una cosa per cui le donne finiscono spesso in ospedale a causa delle ferite inflitte.

Non sono solo le persone prostituite ad essere colpite – gli uomini in Germania semplicemente non rispettano le donne: nè le mogli, nè le donne che pagano per il sesso. “ Tutto ha a che vedere con la sessualità e la domanda degli uomini” “L’unica soluzione”, dice “è il modello nordico. Queste donne hanno bisogno di vere alternative. E le donne dappertutto meritano rispetto, non di essere trattate come il ricettacolo dell’abuso maschile”.

Le storie sono diverse e abbracciano tutto il mondo, ma alla fine, tutte hanno qualcosa in comune, e chiedono la stessa cosa: depenalizzare e dare vere opportunità alle donne, incriminare gli uomini.

(Traduzione dall’inglese di Resistenza Femminista autorizzata dall’autrice).

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