La violenza contro le donne ha una radice patriarcale: violenza domestica e sfruttamento sessuale

Assisi2Resistenza Femminista è stata invitata al Convegno sulla violenza contro le donne e i bambini, svoltosi ad Assisi il 25 ottobre 2015, organizzato da Antonella Penati presidente dell’Associazione ‘Federico nel cuore‘  e intitolato a LE VITTIME SILENZIOSE DELLA PANDEMIA DELLA VIOLENZA DOMESTICA. Perché la violenza domestica contro le donne e i bambini ha la stessa radice.                                

E Resistenza Femminista ha partecipato perché la cultura della violenza contro le donne è una soltanto anche se molteplici sono i modi in cui si manifesta: Adelina, sopravvissuta alla violenza del mercato dei corpi delle donne ha parlato per le sue sorelle sopravvissute e per tutte le donne. Con lei Ilaria e Nuccia di Resistenza Femminista, nel workshop “La prostituzione: la più antica oppressione versus il più antico mestiere”.

Pubblichiamo qui la traduzione italiana dell’articolo di Julie Bindel, pubblicato dall’autrice nella sua rubrica sul quotidiano “The Guardian”  che ha offerto lo spunto all’intervento di una delle nostre compagne. 

Traduzione dall’inglese di Ilaria Baldini

Donne Assisi

Ma prima, un’immagine di ciò che è più temuto dalla cultura misogina:

“Donne unite e felici. Cosa fa più paura di questo ?”

 

“Dal sesso con prostitute non ricavo altro se non sensazioni negative”, dice Ben. Ben, un uomo apparentemente come tanti, sui trenta, classe media, ha allungato la sua pausa pranzo dal lavoro di pubblicitario per parlare della sua esperienza di acquirente di sesso. Mi ha detto, timido e leggermente nervoso: “Spero che parlarne mi aiuti a capire perché lo faccio.”

Anch’io speravo di capire meglio i suoi motivi. Ben è uno dei 700 uomini intervistati nel corso di un progetto internazionale di ricerca volto a rivelare la realtà degli uomini che acquistano sesso. Il progetto ha coinvolto sei paesi e, dei 103 uomini intervistati a Londra, dove ero una delle ricercatrici incaricate, la maggior parte sono stati sorprendentemente disponibili a parlare delle loro esperienze.

Gli uomini non ricadevano in alcun ovvio stereotipo. Avevano tra i 18 e i 70 anni; erano bianchi, neri, asiatici, europei dell’est; la maggior parte aveva un lavoro e molti avevano un livello di istruzione superiore a quello dell’obbligo. Per la maggior parte erano presentabili, educati, con capacità di interazione sociale da medie a buone. Molti erano mariti e fidanzati, poco più della metà erano o sposati o in una relazione stabile con una donna.

Una ricerca pubblicata nel 2005 ha rilevato che il numero di uomini che pagano per avere sesso è raddoppiato in un decennio. Gli autori attribuiscono questo aumento a “una maggiore accettazione nei confronti dei rapporti sessuali commerciali”, eppure molti degli uomini da noi intervistati ci hanno detto di provare senso di colpa intenso e vergogna per il fatto di pagare per il sesso. “Nella mia testa non sono soddisfatto” sono le parole con cui uno di loro ci ha descritto le sue sensazioni dopo avere pagato per il sesso. Un altro mi ha detto di essersi sentito “deluso – che spreco di soldi”, “ancora solo” e “in colpa rispetto alla relazione con mia moglie”. In realtà, molti di questi uomini costituivano una massa di contraddizioni. Nonostante il fatto che trovassero le loro esperienze“non appaganti, vuote, terribili”, continuavano ad andare con prostitute.

Ho intervistato 12 uomini, e l’ho trovata un’esperienza affascinante. Uno mi ha raccontato della sua infanzia fatta di crudeltà e carenze di accudimento e ha legato questi aspetti del suo passato alla sua incapacità di avere relazioni strette con chiunque, e in particolare con le donne. Alex ha ammesso che il sesso con prostitute lo faceva sentire vuoto, ma non aveva idea di come avvicinarsi alle donne “attraverso i soliti canali”. Quando gli ho fatto qualche domanda sui suoi sentimenti nei confronti delle donne che paga, mi ha risposto che, da una parte, vuole che le prostitute lo conoscano, vuole piacere loro, dall’altra “non si fa illusioni” sul fatto che gli incontri sono qualcosa di molto diverso da una vera relazione.

“La mia prostituta ideale è una che non si comporta come una prostituta, mi ha detto, “una che interpreta il ruolo di una fidanzata, di un incontro occasionale, una che non è meccanica, che mostra che è solo un lavoro. Per un osservatore, dovrebbe apparire come se fossimo innamorati”.

Ho provato compassione per Alex. Nessuno gli ha mai mostrato come legarsi a un altro essere umano ed era in cerca di qualcosa che il sesso commerciale non gli avrebbe mai fornito.

Un altro degli intervistati, però, mi ha lasciata sconcertata. Darren era giovane, di bell’aspetto e brillante; gli ho chiesto quanto spesso pensava che provassero piacere nel fare sesso le donne che pagava. “Non voglio che provino alcun piacere,” mi ha detto. “Io pago per farlo e il suo lavoro è dare piacere a me. Se lei provasse piacere mi sentirei raggirato.” Gli ho chiesto se pensava che le prostitute fossero diverse dalle altre donne. “Il fatto che siano pronte a fare un lavoro che altre non vogliono fare, nemmeno quando sono al verde, significa che dentro di loro c’è qualcosa che gli permette di farlo senza essere disgustate”, ha risposto. Sembrava pieno di una misoginia esacerbata e potenzialmente esplosiva.

Alla domanda su cosa potrebbe mettere fine alla prostituzione, uno degli intervistati ha riso e ha risposto: “uccidere tutte le ragazze.” Paul mi ha detto che sarebbe necessario “mettere dentro tutti gli uomini”. Ma la maggior parte ha detto ai ricercatori che se le leggi attuali venissero davvero applicate, questo costituirebbe un buon deterrente. Multe, essere esposti pubblicamente, che i datori di lavoro venissero informati, ricevere un ordine restrittivo del tribunale o rischiare un provvedimento penale riuscirebbero a trattenere la maggior parte degli uomini dal continuare a pagare per il sesso. Venire a sapere che le donne sono vittime di tratta, sfruttate o costrette in altro modo non sembra poter risultare altrettanto efficace. Quasi la metà degli intervistati ha detto di credere che la maggior parte delle donne in prostituzione sono vittime di sfruttatori (“lo sfruttatore compie lo stupro psicologico della donna,” ci ha spiegato uno). Eppure continuano ad andarci.

Una nuova proposta di legge renderà illegale per gli uomini pagare per prestazioni sessuali donne vittime di tratta o soggette a sfruttamento – e l’ignoranza delle circostanze da parte del cliente non costituirà una difesa. Alcuni critici hanno giudicato la proposta ingiusta, adducendo che un uomo non può sapere se una donna viene sfruttata. I nostri intervistati hanno però invalidato questa idea. Gli uomini erano al corrente su come abuso e coercizione caratterizzano la prostituzione, non nutrivano la comoda illusione che le donne entrino nella prostituzione perché amano fare sesso. Più della metà hanno ammesso che sapevano o credevano che una maggioranza delle donne in prostituzione erano attirate con l’inganno, manipolate o trafficate.

Più di un terzo hanno dichiarato di ritenere che le donne da cui si recavano fossero state trafficate a Londra da altri paesi, e un certo numero ha detto di sospettare che si trattasse di vittime di tratta per via del fatto che la donna non era in grado di parlare l’inglese o a causa della evidente vulnerabilità o della giovane età della donna.  “Mi sembrava evidente che era appena arrivata”, ha dichiarato un uomo. “Essere appena arrivata in un paese straniero e fare la prostituta – non può essere una scelta… Aveva l’aspetto di una che stava male.” Un altro mi ha detto di avere visto “donne con escoriazioni, tagli, donne dall’accento dell’Europa dell’Est, in luoghi in cui ci sono un sacco di donne e ragazze vittime di tratta”.  Un uomo sospettava che una donna Africana che aveva incontrato fosse una vittima di tratta perché “aveva paura ed era nervosa. Mi ha detto che era stata ingan

nnata. Abbiamo fatto sesso, e mi è sembrato che stesse bene. Mi ha chiesto di aiutarla, ma le ho spiegato che c’era poco che potevo fare per lei. Può anche darsi che mi stesse mentendo.”

Una delle scoperte più interessanti è stata la convinzione da parte di molti che gli uomini avrebbero la “necessità” di stuprare se non avessero la possibilità di pagare per le prestazioni sessuali. Uno mi ha detto: “A volte potresti stuprare una donna, invece puoi andare con una prostituta.” Un altro l’ha messa in questi termini: “Un uomo a volte ha un bisogno disperato di fare sesso, ne ha bisogno per rilassarsi. Potrebbe arrivare a stuprare.” Ho tratto da ciò la conclusione che non sono le femministe, come Andrea Dworkin e me, le responsabili di questa idea che gli uomini siano potenziali stupratori, sono gli uomini stessi a esserne convinti a volte.

La metà degli intervistati aveva pagato per prestazioni sessuali fuori dal Regno Unito, per la maggior parte ad Amsterdam, e visitare un paese in cui la prostituzione era legale o apertamente pubblicizzata aveva dato loro una sorta di rinnovato senso di autorizzazione e dedizione verso l’acquisto di prestazioni sessuali al loro rientro in patria. Quasi la metà ha detto di avere pagato per il sesso la prima volta quando aveva meno di ventun anni. “Mio padre ha portato me e mio fratello”, ha detto David. “Ha pagato lui. Forse voleva essere sicuro che non fossimo gay. Siamo andati in un bordello. Mio padre non lo ha fatto, e non credo che lo abbia raccontato a mia madre.” Un altro uomo ha pagato per il sesso durante un viaggio di addio al celibato in Tailandia con altri otto uomini. Era deluso. “era una ragazza russa, non è stata come una esperienza con una escort. Non voleva parlare, solo stare sdraiata a letto e voleva solo avere un rapporto sessuale.”

Molti sembravano voler avere una relazione con una donna, ed erano delusi che questo non accadesse: “E’ solo un atto sessuale, nessuna emozione. Siate preparati ad accettare questo o non andateci. Non è una moglie o una fidanzata.” Altri dicevano molto chiaramente che pagavano per il sesso in modo da poter avere il controllo complete dell’incontro, come Bob, che ha detto: “Guarda, gli uomini pagano le donne perché possono avere chi vogliono e quello che vogliono. Tantissimi uomini vanno con prostitute perché così possono pretendere quello che le donne reali non accetterebbero mai di fare.”

Anche se alcuni degli uomini hanno dichiarato di ritenere che le donne che comprano provino piacere, molti altri hanno ammesso di pensare che le donne provino “disgusto”, che si sentano “infelici”, “sporche” e “spaventate”. Ahmed ha detto che la donna possa provare “sollievo per il fatto che io non la voglia uccidere”.

Solo il 6% degli uomini con cui abbiamo parlato erano stati arrestati per avere abbordato prostitute. “I deterrenti potrebbero funzionare solo se applicati, “ ci ha detto uno. “Ogni esperienza negativa ti porterebbe a pensarci bene. La legge non viene applicata adesso, ma se qualcosa di negativo mi capitasse, per conseguenza mi tratterrebbe.”

Forse la nuova legge porterà Albert a pensarci due volte prima di pagare per il sesso. Mi ha detto, “se dovessi passare dei guai per farlo, non lo farei. In questo paese ai poliziotti va bene che gli uomini vadano a prostitute.”

Potete leggere la relazione sulla ricerca qui:

Potrebbero interessarti anche...

Una risposta

  1. Novembre 18, 2021

    […] insieme partecipando a convegni (come quello organizzato da Antonella Penati il 25 ottobre 2015: https://www.resistenzafemminista.it/la-violenza-contro-le-donne-ha-una-radice-patriarcale-violenza-d…), organizzando campagne e azioni anche in collaborazione con attiviste internazionali. Nel 2015 il […]