La Prostituzione: svago e business maschile (Parte I)
di Ilaria Maccaroni
In occasione della conferenza intitolata “La Prostitución: ocio y negocio masculino” (la Prostituzione: svago e business maschile) tenutasi il 23 ottobre del 2018, nell’ambito del Programma Clara Campoamor, Scuola di Pensiero Femminista dell’Assessorato per la Parità e la Sicurezza del Municipio di Fuentelabrada (Comuniutà di Madrid, Spagna), l’attivista femminista e vegana Amelia Tiganus parla di prostituzione e tratta, dimostrando che la dicotomia esistente tra queste due tipologie di prostituzione è falsa e illusoria. La tratta e la prostituzione si alimentano e integrano in una simbiosi perfetta.
Amelia è nata nel 1984 a Galati, Romania, ora vive nei Paesi Baschi, Spagna, la sua “finestra sul mondo”, come la chiama lei, dopo essere stata sfruttata sessualmente per cinque anni in questo paese. Ha lavorato per https://feminicidio.net/, come coordinatrice della piattaforma di formazione online e del progetto di prevenzione, formazione e sensibilizzazione su prostituzione, tratta, violenza sessuale e altre forme di violenza contro le donne. Ha pubblicato diversi articoli ed è ora formatrice di diversi corsi e laboratori per la sensibilizzazione e prevenzione della tratta e della prostituzione. Negli ultimi anni, ha realizzato più di un centinaio di conferenze, dibattiti e laboratori in Spagna e in Argentina. Amelia chiarisce che non si può parlare di uguaglianza tra uomini e donne, né di giustizia sociale, fintanto che esisterà al mondo una sola donna sfruttata sessualmente. Amelia sostiene di essere tornata alla vita un giorno quando ha compreso che la sua non era una storia personale, ma la stessa che caratterizza migliaia di donne nel mondo. E le modalità con le quali ci trasmette la sua storia sono essenziali per poterci ridestare anche noi dallo stato d’incoscienza in cui ci ritroviamo.
Amelia chiarisce, innanzitutto, che i mezzi di comunicazioni di massa sono i primi ad essere al servizio del potere, della “lobby pappona”. La lobby che gestisce la così detta “industria del sesso” che comprende la tratta e la prostituzione, è composta da tutte quelle persone che hanno moltissimi interessi nel trasformare le donne in mercanzia, mediante lo sfruttamento delle loro capacità sessuali e riproduttive.
“Quando parliamo di prostituzione, la società in generale capisce che coloro che rivendicano l’abolizione della prostituzione, lottano anche contro le donne prostituite. Perché questa interpretazione sbagliata?
Perché nell’immaginario popolare e collettivo, prostituzione è sinonimo di “prostituta”, cioè la società in generale non ha strumenti per comprendere che la prostituzione non è soltanto un’istituzione del patriarcato ma anche un “sistema prostituente”, un sistema cioè che prostituisce le donne provenienti da paesi impoveriti.
A parte questo, bisognerebbe anche capire per quale motivo i così detti paesi del mal chiamato “Primo mondo” sfruttano e colonizzano i così detti paesi in via di sviluppo. La trasformazione delle donne in mercanzia è qualcosa di molto redditizio, sia per i paesi del Nord che per quelli del Sud del mondo, perché per paesi come la Romania e l’Est Europa, la Nigeria, il Paraguay, la Colombia o il Venezuela è una gran cosa che le donne vengano sfruttate, torturate, utilizzate e riutilizzate da uomini del Primo mondo perché in questo modo, i governi di questi paesi da un lato non devono investire nelle politiche di uguaglianza tra uomini e donne e dall’atro le donne generano loro profitti a fronte di un investimento relativo.
Dalla tratta e dalla prostituzione ci guadagnano anche i Paesi ricchi che importano donne come mercanzia nei propri paesi, mentre sbandierano politiche di uguaglianza in cui sostengono di investire e presumono addirittura di mettere in atto politiche femministe e civilizzate. Ma alla fin fine, questi stessi Stati, di fronte agli occhi delle loro società mettono a disposizione dei luoghi (i bordelli e le strade) in cui gli uomini possono continuare ad essere gli stessi di sempre e dove le donne devono sopportare una situazione che nessun’altra donna che vive al di fuori di questi stessi luoghi, al giorno d’oggi, accetterebbe di subire.
Per cui l’attore principale del Sistema prostituente è lo Stato.
In Spagna la prostituzione versa in un limbo giuridico, non sappiamo bene cosa succede in quell’ambito, ma siamo consapevoli che da questa situazione chi ne trae vantaggio sono soprattutto i papponi. Perché le strade spagnole sono infestate da bordelli e per noi è naturale oggi che ci siano donne sulle strade quasi nude a 40 gradi all’ombra o a 10 gradi sottozero.
Gli attori ulteriori del sistema sono poi i papponi, e questi spesso si nascondono dietro il nome di “Impresari di Club di Alterne” (catene di locali in genere notturni in cui si beve e si balla che sono sparsi in tutto il territorio spagnolo anche conosciuti col nome di “puticlub”), che ovviamente non sono né impresari né tantomeno gestori di locali ma sono papponi e proprietari di bordelli. È una questione di linguaggio ma dobbiamo fare chiarezza perché non si tratta soltanto di un modo di dire, il punto è che ne va della vita delle donne che ci stanno dentro.
Quando vediamo alla televisione le notizie di donne che sono state “salvate” dalla prostituzione, non sappiamo poi cosa accade di fatto a queste donne. Succede che smettono di essere vittime di tratta per diventare “lavoratrici sessuali” e questa è la grande bugia alla quale vengono sottoposte le vittime di tratta, vengono cambiate semplicemente le carte in tavola e si avvolge il tutto nel mantello della “libera scelta”.
Sui papponi, invece, esistono degli stereotipi.
Si parla di “russi”, di “romeni”, di “nigeriani”, solo che questa è una categoria in cui rientrano normalmente i così detti “sfigati”, dal momento che i “grandi papponi” sono di nazionalità spagnola, sono i gestori dei così detti “Club di Alterne” e sono proprio loro a fare la spia alla polizia per, diciamo così “tenerla occupata”, dal momento che la tratta viene gestita soltanto come un problema di ordine pubblico. L’approccio giuridico sulla prostituzione in Spagna non è incentrato sui diritti umani né tanto meno su istanze femministe.
Infine, ci sono i prostitutori, che fino a questo momento sono stati i “grandi assenti” della prostituzione, anche se negli ultimi anni il meccanismo pare sia cambiato. Ora i clienti della prostituzione si sentono vigilati, non sono sempre a loro agio e sanno che ciò che fanno non è corretto.
Accade oggi che, a fronte dell’avanzamento del movimento femminista che rivendica l’inviolabilità del corpo delle donne, il diritto delle donne a non essere considerate più soltanto dei corpi e l’abolizione della prostituzione a livello globale, le dinamiche sono cambiate. I puttanieri sostengono di non voler collaborare più con i papponi e i trafficanti, non vogliono sentirsi colpevoli o complici della tratta. In realtà, c’è da dire che tutte le volte che si consuma prostituzione si è complici perché, così facendo, si alimentano la tratta e la prostituzione.
Ad ogni modo, il risultato di questa nuova dinamica nata tra i clienti della prostituzione è che sta aumentando il fenomeno della “tratta interna” (di donne locali che entrano nel mercato della prostituzione), sia nei paesi poveri che in quelli ricchi come la Spagna, proprio perché questi uomini vogliono dormire con la coscienza tranquilla e mantenere un basso profilo.
Per cui, da una parte i puttanieri non vogliono collaborare con la mafia e dall’altra non vogliono nemmeno rinunciare al loro privilegio patriarcale che dà loro il diritto di accedere al corpo delle donne in cambio di denaro. E allora, che cosa chiedono?
Chiedono “puttane felici”, come se questa fosse una trasgressione, (anche se non esiste trasgressione in questo senso), ma a parte questo chiedono “discrezione”. E questa richiesta per i papponi è una manna dal cielo perché se entrambi chiedono “discrezione”, di conseguenza, la prostituzione si sposta dai grandi bordelli delle città agli appartamenti e agli alberghi, e i papponi non fanno altro che investire il loro denaro nella creazione di Agenzie Immobiliari. Ma c’è di più.
A livello giuridico, i papponi fondano le così dette “Cooperative delle Lavoratrici del Sesso” in cui le donne figurano come soggetti “liberamente” associati. Ovviamente tutto questo non è altro che un’operazione “di facciata” perché in questo modo il Sistema prostituente fa affari d’oro.
E tutto questo non nasce dal nulla, ma fa parte di una strategia ben chiara messa a punto dalla lobby pappona. A fronte dei 10 milioni di euro al giorno che muove la prostituzione in Spagna, se qualcuno immagina che i papponi condividano il 50% delle loro entrate con le donne prostituite, o se crede che i papponi siano gli uomini più egualitari del mondo, ovviamente si sbaglia di grosso.