La femminista radicale che non ha ‘più niente da perdere’
Marguerite Stern, l’attivista femminista che ha subito un violento attacco questo 8 marzo in Francia, parla con Julie Bindel del perché non smetterà mai di lottare per i diritti delle donne e delle bambine. Stern è stata vittima di persecuzioni da parte di attivisti queer, ha dovuto cambiare casa per sei volte volte dopo aver subito minacce di stupro e di morte e sempre a causa degli attacchi continui è stata licenziata. La sua lotta è raccontata in una serie di tweet: “Qualche giorno fa ho dovuto lasciare la mia casa a causa delle minacce degli attivisti queer. È la sesta volta che devo trasferirmi a causa delle mie idee politiche.”; “I miei datori di lavoro mi hanno chiesto di andarmene. Non potevo rimanere lì perché ricevevo minacce dagli studenti sui social. Quindi ho lasciato Marsiglia.”; “Alcuni giorni fa me ne sono dovuta andare perché gli attivisti queer e trans hanno scoperto l’indirizzo e hanno iniziato a minacciarmi a causa della mia affermazione che le donne non hanno il pene. Quindi ora sono senza casa perché ho detto che le donne non hanno il pene. Da non credere”.
Traduzione dall’inglese di Giulia C. e Chiara C.
Ex componente del movimento femminista internazionale Femen[1], Marguerite Stern fa parte della generazione più giovane di femministe che a causa della loro lotta instancabile contro la violenza maschile verso le donne e le bambine sono diventate l’obiettivo di atti di violenza e bullismo e sono state cancellate e allontanate da spazi e piattaforme online e offline. In Francia, ad una dimostrazione femminista per l’8 marzo, Stern è stata attaccata[2] e le è stato lanciato un uovo in faccia.
Il gruppo Femen è stato fondato in Ucraina nel 2008 per promuovere i principi di laicità, autodeterminazione femminile e lotta allo sfruttamento sessuale e alla violenza; Stern, nata nel 1990 nella Francia meridionale, è entrata a far parte del movimento nell’ottobre del 2012. Le azioni delle Femen hanno catturato l’attenzione dei media, in parte a causa dell’atto delle attiviste di scoprire il seno durante le proteste, atto per cui queste hanno spesso subito l’arresto.
Quando si è unita alle Femen, Stern non si riteneva ancora una femminista, ma sapeva “istintivamente” di appartenere a quel movimento in quanto la violenza e gli abusi maschili, come il femminicidio[3], lo stupro e lo sfruttamento commerciale e sessuale, sono gli strumenti attraverso cui le donne vengono mantenute in uno stato di sudditanza verso gli uomini.
“Ho subito più volte abusi e molestie sessuali dagli uomini quando ero all’università,” racconta Stern. “Ma già prima di allora, appena iniziata la pubertà, ho iniziato a subire le attenzioni maschili e mi sono presto trovata faccia a faccia con il patriarcato più estremo.”
Stern viene etichettata come SWERF[4] e come “puttanofobica” dai cosiddetti progressisti francesi, oltre che, ovviamente, su Twitter e altre piattaforme di social media.
“La prostituzione è un tema divisivo per molte femministe,” afferma Stern. “Io sono abolizionista[5], che è anche la posizione delle Femen. Le Femen sono un movimento fondato in Ucraina, dove la tratta e lo sfruttamento sessuale delle donne sono problemi gravissimi.”
Andata via di casa a 18 anni e trasferitasi prima a Bruxelles e poi a Parigi, Stern ha accantonato i suoi studi in arti visive per dedicarsi a tempo pieno alle Femen. “Preferisco imparare vivendo,” dice.
Stern ricorda che a quel tempo ha pensato: “Voglio unirmi alle Femen, non ne posso più, sono stufa.” Ha inviato una mail al gruppo per chiedere di unirsi a loro. “Volevo solo fare quello che facevano loro, andare nelle strade ad esprimere la mia rabbia. Da allora non ho più abbandonato il femminismo.”
Per i tre anni successivi Stern ha vissuto a Parigi in uno squat, un edificio abbandonato occupato, insieme alle altre componenti del gruppo Femen francese più attive e irriducibili, dedicando tutta se stessa all’azione femminista diretta.
“Ho incontrato tante altre femministe,” dice. “Ho imparato tanto sul femminismo e sulla teoria femminista. Il femminismo ha preso vita per me.”
‘Eravamo povere in banca, ma ricchissime sul piano emotivo e intellettuale’
Sotto ogni aspetto, le Femen erano al primo posto nella vita di Stern. “Vivevamo insieme, perciò parlavamo sempre di quali sarebbero state le nostre prossime azioni, di come le avremmo messe in atto, ma collaboravamo anche con le altre sezioni Femen sparse nel resto del mondo e con le loro azioni,” mi racconta. “Allora non mi stavo costruendo una mia vita personale vera e propria, vivevo in tutto e per tutto per le Femen, a volte lavoravo in qualche ristorante per guadagnare qualche soldo, ma non dovevo pagare l’affitto perché vivevamo in un edificio occupato. Quindi eravamo povere sul conto corrente, ma ricchissime sul piano emotivo e intellettuale.”
Tuttavia, esprimersi attraverso l’attivismo femminista è costato a Stern la relazione con i suoi genitori: “Non ho contatti da alcuni mesi con la mia famiglia a causa del mio libro Héroïnes de la Rue[6] (Eroine di strada) dove, tra le altre cose, parlo della violenza sessuale subita quando andavo alle superiori. La mia famiglia non è riuscita a dire, ‘ci dispiace’.”
Il libro è affascinante, e tratta di molte delle campagne in cui mi sono impegnata in prima persona quando ero una giovane femminista negli anni ’80, come Reclaim the Night[7]. “Reclamiamo per le donne i nostri spazi pubblici, li vogliamo indietro. Adesso le strade sono degli uomini,” dice Stern.
Ha ragione. Come Stern osserva nel suo libro Street Heroines, i sondaggi rilevano che più di tre quarti delle donne sono state seguite, molestate o spaventate da uomini negli spazi pubblici, eppure il 75% della spesa pubblica viene investito in servizi e spazi dedicati agli uomini.
Stern non è una martire, ma dà tanto di se stessa alla causa
Una delle prime azioni dirette a cui Stern ha partecipato è stata quella del 2012 contro IKEA, l’azienda specializzata in mobili e arredamento per la casa. L’azienda aveva deciso di rimuovere le immagini di donne nei loro cataloghi per l’Arabia Saudita, in quanto le modelle non erano coperte dal velo. È stato allora che Stern ha scoperto che essere un’attivista femminista in Francia può essere pericoloso. Nella loro campagna hanno usato slogan quali “Seni scoperti contro l’islamismo”, “Sembro forse una che ha bisogno di essere liberata dagli imperialisti!” e “L’islam mi ha liberata”.
Sono seguite minacce di stupro e violenza, e Stern si è scoperta ancora più determinata a far sentire la propria voce e a prendere parte alle azioni femministe dirette.
“Niente potrà fermarmi,” dice, “perché ci sono donne che muoiono per mano degli uomini in tutto il mondo, e io devo parlare per loro.”
Stern non è una martire, ma dà tanto di se stessa alla causa. Nel 2013 in Tunisia è stata arrestata insieme ad altre tre componenti delle Femen per aver protestato a favore della liberazione di Amina Sboui, giovane membro delle Femen tunisine.
Non c’è dubbio che anni di arresti, attacchi fisici e verbali e innumerevoli minacce abbiano lasciato il loro segno. E così nel 2015 Stern ha lasciato le Femen e si è trasferita a Marsiglia, dove è rimasta fino al 2019, quando ha deciso di riprendere le sue campagne pubbliche e ha creato il movimento Collages contro il Femminicidio[8].
“Ho investito tutte le mie idee e le mie energie in tante, tante ragazze a cui ho insegnato come scendere in strada, come diventare attiviste militanti, dato che molte di loro erano giovanissime e alla loro prima esperienza di militanza femminista,” spiega Stern.
Tuttavia, Stern ha deciso di lasciare il movimento a causa dei media, che si concentravano su di lei ignorando le altre giovani attiviste che partecipavano alle azioni. “ C’erano migliaia di altre ragazze attive nel movimento e io volevo che la stampa parlasse di loro. Volevo che i media intervistassero anche loro. Ed ero stanca.”
Ho potuto constatare con i miei occhi i frutti del lavoro di Stern durante le mie visite a Parigi – enormi, colorate scritte che tappezzano gli edifici delle aree più trafficate della città veicolando slogan come: “9 su 10 vittime di stupro conoscono il loro stupratore”, “In Francia, [c’è] un femminicidio ogni due giorni”.
Ma per Stern sono iniziati ad emergere dei problemi con le Femen quando le femministe liberali[9] hanno iniziato ad unirsi al gruppo. Stern, una femminista radicale sulla scia di Andrea Dworkin[10], ha criticato alcuni slogan che promuovevano l’ideologia transgender estremista, ed è stata attaccata ed etichettata come bigotta[11].
Stern, arrabbiata, ha espresso su Twitter la sua opinione sul “Perché ritengo che il transattivismo queer sia un pericolo per il femminismo”. Una mossa coraggiosa. “La mia vita è cambiata completamente,” confessa Stern. “Prima sono iniziate le molestie e gli attacchi online, presto seguiti da attacchi nelle strade e dalle minacce di morte e di stupro.”
Una persona ragionevole potrebbe forse accettare che una donna venga etichettata pubblicamente come bigotta e cancellata a causa del suo attivismo contro i femminicidi perpetuati dagli uomini? No. Ed è per questo che i cosiddetti progressisti che attaccano Stern dichiarano invece di essere offesi dalla sua “transfobia” e “islamofobia”.
Ma, come le migliori femministe, Stern rifiuta ogni compromesso su una questione così cruciale.
“Non sono una ‘persona vulva-dotata’,” dice Stern, riferendosi alle proteste dei transattivisti per cui ogni riferimento alla biologia femminile[12] sarebbe transfobico, “Sono una donna. Sono nata donna, e fin da prima della mia nascita, fin da quando ero nell’utero di mia madre, vengo discriminata per questo. Ho subito cose che un uomo che vuole diventare una donna non può comprendere.”
Stern ritiene che il femminismo sia per tutte le donne e non vuole causare ulteriori divisioni tra le “fun feminists”[13] e le femministe radicali, ma, come molte di noi, crede che i mantra “le donne trans sono donne”, e “il sex work è un lavoro”[14] siano sbagliati.
Stern non pensa che le liberali credano davvero che una donna possa avere un pene, ma che lo affermino per guadagnare punti con gli uomini cosiddetti progressisti del giorno d’oggi:
Questi uomini ritengono che trucco, minigonna e tacchi alti facciano una donna, fanno propri gli stereotipi di genere. E chi trae vantaggio dagli stereotipi di genere? Gli uomini. Vogliono compiacerli perché li temono, perché per tutta la loro vita è stato loro insegnato che una donna non può esistere senza la validazione maschile. Lo stesso discorso vale anche per la prostituzione.
Anche la posizione di Stern sul velo islamico ha causato controversie, nonostante abbia ricevuto il sostegno dell’attivista politica ex mussulmana Maryam Namazie[15], fondatrice di One Law for All: “Considerando come le donne vengono prese di mira dagli estremisti e dai fondamentalisti, si sentiva un grande bisogno dell’uso sovversivo che Femen fa del corpo femminile. La stessa cosa può dirsi dell’attivismo femminista di Marguerite Stern.”
Io stessa ho subito lo stesso trattamento che è toccato a Namazie e Stern quando mi sono espressa contro gli islamisti misogini. A causa della mia critica contro la normalizzazione all’interno delle società occidentali dell’uso del velo islamico che copre anche il viso, sono stata accusata di essere una “razzista anti-mussulmani”.
Per Stern, “Il velo è un simbolo del patriarcato e dell’oppressione delle donne. Quindi attaccare le donne che lo criticano e che criticano tutte le religioni, accusandole di essere bigotte, razziste o ‘islamofobe’, è semplice misoginia. Pensano di poterci mettere a tacere in questo modo.”
Adesso la maggior parte delle volte Stern fa attivismo da sola. “Il punto non è che le persone devono essere d’accordo con me su tutto. Accetto che gli altri possano pensarla diversamente e che usino questa tecnica [dei collages] per dire quello che vogliono. Non l’ho brevettata. Ma cancellare il contributo di una donna dalla storia è un processo profondamente patriarcale.”
Affigge i suoi messaggi sull’assassinio delle donne da parte dei loro partner sui muri dei luoghi pubblici, in particolare nei quartieri più ricchi e vicino ai luoghi del potere, come gli edifici governativi e le ambasciate. Inoltre, produce un podcast dal nome Eroine della Strada.
“Passo la mia vita a dire ad alta voce quello che migliaia di donne pensano nella loro mente, e ne subisco le conseguenze,” mi dice. “Spesso mi sento come se mi stessi offrendo in sacrificio. Le uniche cose che mi rimangono sono la mia onestà, la consapevolezza di essere rimasta fedele a me stessa e la lotta per difendere le persone che sento mie, le donne.”
Sul finire della nostra conversazione, Stern aggiunge che ogni giorno nuove donne le inviano messaggi di ringraziamento. “Mi dicono ‘grazie’ perché dico quello che loro non osano dire per paura delle conseguenze. Io non ho nient’altro da perdere, è per questo che non mi arrenderò mai.”
[1] https://femen.org/about-us/
[2] https://twitter.com/Margueritestern/status/1368592524558934016
[3] https://unherd.com/2020/11/why-are-so-many-women-being-killed/
[4] https://www.feministcurrent.com/2015/11/04/shit-liberal-feminists-say-swerf/
[5] https://www.independent.co.uk/voices/prostitution-abolition-nordic-model-pimps-punters-sex-trade-survivors-a7937786.html. https://www.resistenzafemminista.it/comunicato-della-rete-abolizionista-italiana-per-lapprovazione-della-legge-sul-modello-nordico
[6] https://www.barnesandnoble.com/w/h-ro-nes-de-la-rue-marguerite-stern/1137958750
[7] https://www.theguardian.com/society/2006/nov/22/publicvoices.crime
[8] https://toutelaculture.com/actu/marguerite-sterns-collages-femicide/
[9] https://www.newstatesman.com/blogs/the-staggers/2011/08/fun-feminism-women-feminist
[10] https://www.theguardian.com/lifeandstyle/2019/apr/16/why-andrea-dworkin-is-the-radical-visionary-feminist-we-need-in-our-terrible-times
[11] https://magazine.ufmalmo.se/2020/03/transgender-women-are-women/
[12] https://www.telegraph.co.uk/women/life/offensive-inclusivity-dictates-women-now-womxn-men-must-mxn/. Stern è stata bannata temporaneamente da Twitter per un’affermazione innocua su come l’orientamento sessuale sia legato al sesso del partner, il genere di affermazione che spesso porta alla cacciata di donne e attiviste da questo social media, come hanno raccontato Graham Linehan e Helen Staniland alla Camera dei Lord del Parlamento inglese il 9 marzo 2021. https://grahamlinehan.substack.com/p/my-speech-to-the-lords-annotated
[13] Termine che si riferisce alle femministe liberali in opposizione alle più scomode femministe radicali che non scendono cioè a compromessi con il patriarcato; è ispirato alla famosa frase di Andrea Dworkin “I am a radical feminist, not the fun kind”, Sono una femminista radicale, non di quelle divertenti. [NdT]
[14] https://www.teenvogue.com/story/why-sex-work-is-real-work
[15] https://maryamnamazie.com/