La decriminalizzazione totale sarebbe un disastro per Malta: parlano le sopravvissute alla prostituzione

Vogliamo condividere con voi un grande risultato politico che ci dà speranza nella nostra lotta per l’abolizione della prostituzione: la voce delle sopravvissute di Resistenza Femminista ha trovato spazio sulla stampa estera! La nostra compagna Liliam è stata intervistata dal Malta Indipendent insieme a Rachel Moran di SPACE international. Proprio di recente si è aperto un dibattito a Malta sulla possibilità di decriminalizzare completamente l’industria del sesso ovvero scegliere la strada di Germania e Nuova Zelanda: trasformare trafficanti e sfruttatori in rispettabili uomini di affari liberi di lucrare sullo sfruttamento sessuale delle donne e le bambine, normalizzare lo stupro a pagamento, ridurre Malta ad una meta di turismo sessuale con mega bordelli “all you can fuck” sul modello tedesco/neozelandese. La nostra compagna Liliam a partire dal suo vissuto e dal suo impegno come attivista ha spiegato insieme a Rachel Moran come l’adozione del modello della decriminalizzazione totale sarebbe un disastro assoluto, si assisterebbe ad una violazione sistematica dei diritti umani delle donne tutte prostituite e non. Uniamo le nostre voci in questa lotta perchè anche in Italia il rischio della regolamentazione è sempre in agguato. Un grazie di cuore alla nostra meravigliosa guerriera Liliam per aver preso parola per tutte le donne prostituite che hanno perso la vita e tutte quelle che sono ancora intrappolate nella prostituzione.

Traduzione di Chiara C.

La decriminalizzazione totale della prostituzione sarebbe un completo disastro per Malta, il commercio del sesso a Malta diventerebbe incontrollabile, ha detto domenica al Malta Independent Rachel Moran, sopravvissuta alla prostituzione e alla tratta.

“La prostituzione è la commercializzazione dell’abuso sessuale e abbiamo bisogno che le persone capiscano che è inaccettabile quanto la violenza domestica. La totale decriminalizzazione del commercio sessuale sarebbe un disastro per la vostra nazione e il regalo più grande che si può fare ad un pappone è l’immunità dalla legge”.

Sebbene non molte lavoratrici del sesso a Malta siano ancora a loro agio nel parlare apertamente delle proprie esperienze, The Malta Independent domenica ha parlato con due sopravvissute alla prostituzione e alla tratta provenienti da altri paesi, che hanno spiegato perché la prostituzione non dovrebbe essere decriminalizzata totalmente.

La discussione su una riforma delle leggi sulla prostituzione e sulla tratta ha preso avvio. Ad agosto, la ministra per la parità e le riforme, Rosianne Cutajar, aveva informato questa redazione che il comitato tecnico per la riforma della prostituzione era nelle fasi iniziali della stesura di un quadro giuridico che mira a decriminalizzare il lavoro sessuale.

Questa notizia è stata seguita da numerose dichiarazioni di gruppi e individui che sono sia contrari alla decriminalizzazione e favorevoli al modello nordico (criminalizzare l’acquirente) sia quelli favorevoli alla decriminalizzazione totale.

Una coalizione di 40 organizzazioni di donne, la Coalition on Human Trafficking and Prostitution, ha sostenuto che non adottare il modello nordico è un insulto per le donne e che la completa decriminalizzazione del commercio sessuale trasformerà Malta in un centro nevralgico per il turismo sessuale.

Questa redazione ha parlato con l’irlandese Rachel Moran, che è membro fondatrice di SPACE International e autrice di “Paid For – My Journey Through Prostitution”. SPACE è un’organizzazione che mira a sensibilizzare l’opinione sulla prostituzione e diffonde le testimonianze delle donne che hanno vissuto l’esperienza nella prostituzione. Questa redazione ha anche parlato con la sopravvissuta brasiliana Liliam Altunatas, che fa parte di Resistenza Femminista, un’organizzazione italiana di attiviste femministe e sopravvissute che combattono contro la tratta, la prostituzione e la violenza e la discriminazione che caratterizzano l’industria del sesso.

La tratta esploderebbe se il commercio sessuale fosse decriminalizzato a Malta

 

Entrambe le sopravvissute sostengono che la decriminalizzazione totale sarebbe la scelta sbagliata per Malta. “Il popolo maltese ha bisogno di sapere cosa si troverebbe ad affrontare se scegliesse la decriminalizzazione totale”, ha detto Rachel. “In una nazione con un’elevata comunità di migranti e un commercio del sesso completamente decriminalizzato, devi aspettarti che la tratta esploda”. Ha detto che la depenalizzazione dell’acquisto di sesso a Malta porterebbe ad un’escalation di caos sull’isola e avrebbe un impatto molto negativo sulla società estremamente difficile da invertire.

“In una nazione in cui dici ad ogni uomo del pianeta che è accettabile pagare per usare le donne, aumenti inevitabilmente e immediatamente la domanda. Per soddisfare quella domanda devono essere trovate delle donne che vengono attinte dai gruppi più vulnerabili della società “.

Liliam ha sottolineato che la decriminalizzazione totale è un fallimento completo che calpesta i diritti umani delle donne e le sfrutta sessualmente. “I giovani cresceranno in un mondo in cui le donne possono essere considerate merci, e in paesi come la Nuova Zelanda e la Germania, i casi di violenza sessuale e domestica sono aumentati a causa dell’aumento della domanda di sfruttamento sessuale”. Ha sottolineato che in paesi come la Svezia, che ha introdotto il modello nordico, nessuna donna prostituita è stata uccisa. “Persone e politici devono capire che depenalizzare completamente la prostituzione significa che gli sfruttatori come i proprietari di bordello e di agenzie di escort smetteranno di essere considerati magnaccia e diventeranno uomini d’affari rispettabili”.

Alla domanda sul perché il modello nordico sarebbe la scelta ideale per Malta, entrambe hanno sottolineato che la prostituzione dovrebbe essere riconosciuta come una massiccia violazione dei diritti umani e un ostacolo all’uguaglianza di genere e alla giustizia sociale. “Il modello nordico è l’unica legislazione basata sui diritti umani concepita per affrontare il commercio del sesso oggi a livello globale. Credo che arriverà il giorno, tra molti anni nel futuro, in cui ripenseremo alla prostituzione con grande tristezza come accade oggi quando pensiamo alla schiavitù”, ha spiegato Rachel.

Venduta come merce per gli uomini

 

Rachel e Liliam hanno raccontato le loro esperienze e la dura realtà della prostituzione; e perché hanno deciso di prendere parola parlando pubblicamente sulla necessità di criminalizzare l’acquisto di sesso.

Rachel è stata nella prostituzione per sette anni, da quando aveva 15 ai 22 anni. “Avevo quattro papponi e mi trattavano tutti allo stesso modo. Mi hanno venduto come merce “, ha detto. Ha ricordato come, allora, il termine pappone non fosse usato ed era comune per le ragazze che si trovavano nella prostituzione riferirsi a questi uomini chiamandoli”fidanzati”.

Liliam ha detto di essere cresciuta in un ambiente molto povero, è cresciuta in una favela a Recife. “Dopo che i miei genitori si sono separati e io mi sono trasferita dalla famiglia di mio padre, un parente stretto ha iniziato ad abusare sessualmente di me da quando avevo solo sei anni. ” Ha raccontato di essere scappata di casa e ha iniziato a vivere per strada, dove ha poi incontrato una sfruttatrice che le ha promesso un posto sicuro in cui vivere. “Mi fidavo di lei, perché sognavo una vita migliore; invece è allora che è iniziato l’incubo. Mi sono resa conto di essere stata rapita e che ero finita in una casa dove gli uomini venivano a violentare me e gli altri bambini che vivevano lì “.

All’età di 15 anni, Liliam è stata venduta ad un trafficante, che ha portato lei e altre ragazze minorenni in Germania per essere sfruttate sessualmente in un bordello. Una volta che la polizia tedesca l’ha liberata dai suoi trafficanti, non c’erano programmi di uscita adeguati per ragazze e donne sfruttate sessualmente, e dopo un po’ è finita di nuovo nella prostituzione. “Ero una ragazza povera e migrante, che aveva soltanto conosciuto la violenza nella sua vita, ero emarginata, sentivo che la società mi considerava spazzatura e la prostituzione era l’unico mezzo per sopravvivere. Il mio calvario è durato 13 anni, dopo che sono finalmente riuscita a lasciare la prostituzione avevo 22 anni “.

Entrambi raccontano come sia stato difficile uscire dalla prostituzione ed entrambe hanno subito un trauma. Liliam ricorda come sin dalla sua infanzia non le sia mai stata data l’opportunità di un’istruzione migliore, di sviluppare le sue abilità o di costruire il proprio futuro. “Sono stata ridotta a merce da stupratori e trafficanti e pensavo che essere un oggetto sessuale fosse l’unica cosa in cui ero brava”. È diventata una tossicodipendente per sopportare gli abusi sessuali ripetuti, ha sviluppato disturbi alimentari e ha tentato il suicidio più volte. “Il processo di guarigione dalle conseguenze di traumi molteplici è stato lungo e doloroso.”

“In genere è difficile per le donne uscire dalla prostituzione perché il mondo non la riconosce come una forma di abuso”, ha spiegato Rachel. “Le case di accoglienza per le donne vittime di violenza domestica esistono perché il mondo è arrivato a riconoscere che la violenza domestica è una violenza inaccettabile. Se la prostituzione fosse considerata in modo simile, avremmo programmi specifici per aiutare le donne ad uscire dalla prostituzione, questo è un loro diritto che la legge deve tutelare”. Ha sottolineato che ci deve essere un cambiamento nella percezione dell’opinione pubblica sulla prostituzione e si devono introdurre programmi di sostegno per aiutare le donne a uscire dalla prostituzione.

“Tutte quelle che ho incontrato nella prostituzione avevano una storia simile”

 

“Tutte le donne che ho incontrato nella prostituzione avevano una storia simile, tutte quante provenivamo da contesti difficili e avevamo vissuto esperienze drammatiche, che fosse la povertà, gli abusi sessuali durante l’infanzia o una combinazione di entrambe le cose”, ha detto Rachel. “Le donne non arrivano alla prostituzione da una vita serena, un ambiente positivo, e questo dovrebbe dirci qualcosa di per sé.”

Liliam racconta una cosa analoga, ricorda di aver incontrato donne e ragazze povere senza alcuna alternativa nel commercio del sesso. “Ho assistito a tanto dolore e sofferenza che io e queste ragazze siamo state costrette a vivere, il loro dolore e la loro morte resteranno con me per sempre.”

Alla domanda sul perché entrambe abbiano deciso di parlare pubblicamente e condividere le loro storie, entrambe dicono che volevano raccontare la verità sulla realtà della prostituzione. “Sapevo che la prostituzione è esistita per tutti questi secoli proprio perché la paura e la vergogna delle donne le avevano tenute in silenzio. Non è che non fossi spaventata, ma dobbiamo parlare pubblicamente di prostituzione per mettere a nudo la realtà della sua natura “, ha spiegato Rachel.

Liliam ha detto che era stanca di nascondersi e raccontare bugie sul suo passato, nascondendo il dolore e il trauma che doveva affrontare. “Non potevo vivere in quel modo, non potevo dimenticare tutte le amiche che sono morte e non hanno avuto la possibilità di combattere e ricostruire le loro vite. Ero stanca che gli stupratori e i criminali erano liberi di uccidere e torturare mentre rimanevo in silenzio “. Ha detto di aver deciso di parlare in pubblico in memoria di tutte le donne che sono morte a causa della prostituzione o che sono ancora intrappolate nel commercio del sesso. “Parlo anche a nome di tutte le sopravvissute che non sono ancora pronte a parlare di quello che è le successo per farle sapere che non sono sole, ma hanno delle sorelle che le aspettano per aiutarle”.

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