Julie Bindel: “Non finirà la violenza contro le donne in un mondo in cui accettiamo la prostituzione”
Julie Bindel, giornalista, attivista femminista in prima linea nella lotta contro la violenza maschile sulle donne è stata nostra ospite in occasione del convegno sull’industria del sesso e la tratta di esseri umani organizzato da Resistenza Femminista, Iroko onlus in collaborazione con le Associazioni Differenza Donna, Federico nel cuore, Salute Donne e UDI Napoli. Julie è intervenuta nel nostro Parlamento per chiedere insieme a noi che lo Stato Italiano non faccia l’errore di regolamentare la prostituzione, di seguire il modello tedesco, rendendo lo sfruttamento legale, condannando migliaia di donne e minori alla schiavitù legalizzata.
Nel discorso coinvolgente di Julie alcuni passaggi sono fondamentali: come ripetiamo da sempre non è possibile separare la tratta dalla prostituzione, Julie nel suo libro “The pimping of prostitution” non ha parlato di tratta, ma di industria del sesso proprio perchè, ha spiegato, la tratta è un processo, è la conseguenza di un’industria globale che per soddisfare la domanda in crescita nei paesi regolamentaristi schiavizza le donne più povere e vulnerabili. Se non esistesse la prostituzione, la normalizzazione della violenza maschile sulle donne nella forma della compravendita dei corpi delle donne, non esisterebbe la tratta. Un altro punto cruciale è quello della falsa, inesistente differenza tra regolamentazione e depenalizzazione dell’industria del sesso ovvero tra il modello tedesco e quello della Nuova Zelanda. In entrambi i casi gli sfruttatori sono considerati manager, non esiste più il reato di sfruttamento in quanto aprire e gestire un bordello è del tutto legale. Così la libertà delle donne di disporre del loro corpo non esiste, esiste invece il potere assoluto degli sfruttatori. L’inchiesta condotta da Julie nel suo libro riguarda 40 paesi mondiali, per un totale di 250 interviste, si tratta dell’inchiesta più dettagliata e lucida degli ultimi anni, al centro della sua analisi c’è la denuncia del potere della lobby pro-prostituzione dove associazioni di cui fanno parte sfruttatori e compratori e accademici ricevono grossi finanziamenti per fare propaganda a favore della depenalizzazione dello sfruttamento e diffondere falsi miti sulla prostituzione. Questi miti (come quello che dovremo soddisfare il bisogno degli uomini di fare sesso con una donna prostituita per prevenire lo stupro delle non prostituite) dice Julie funzionano esattamente come quelli che circolavano fino a poco tempo fa (e continuano in ambienti misogini) sulla violenza domestica ovvero che le donne scegliessero di stare con uomini violenti. E’ stato il movimento femminista a smantellare i miti sulla violenza domestica, sulla donna complice del violento. La stessa cosa deve accadere con la prostituzione e il mito della “libera scelta” e della “riduzione del danno”. Se per la violenza sui minori non parliamo mai di “riduzione del danno”, la stessa cosa deve avvenire con lo stupro a pagamento di migliaia di donne nel mondo. Julie smonta anche i falsi miti sul modello nordico, sulla presunta pericolosità di criminalizzare i compratori: in Svezia nessuna donna è stata uccisa dall’approvazione della legge, in Germania il numero delle donne uccise ogni giorno continua a salire. Inoltre se è vero che non sono stati arrestati molti uomini, lo scopo della legge era quello di funzionare come deterrente e dare un messaggio all’intera società civile: le donne non sono in vendita. Oggi in Svezia i diciottenni considerano una cosa inconcepibile comprare sesso. E’ il cambiamento culturale che si voleva ottenere e che è stato effettivamente un successo come dimostrano i sondaggi nazionali. Importante è quello che Julie dice anche sulla salute delle donne prostituite e le malattie a diffusione sessuali come l’HIV. Alcune associazioni sostengono che la regolamentazione abbia un effetto positivo nella prevenzione contro l’HIV, in realtà spiega Julie nei bordelli legali del Nevada lei ha potuto constatare come sono le donne ad essere sottoposte a regolari test del sangue e mai gli stupratori a pagamento! Denis Hof il pappone più famoso del mondo, proprietario di numerosi bordelli legali in Nevada si vanta di “testare” le donne che lavorano nei suoi bordelli senza mai usare il preservativo. Questo perchè sa che loro sono controllate. L’unica salute che conta è quella degli uomini che comprano e mai delle donne! Ringraziamo di cuore Julie per aver accettato il nostro invito, per l’amicizia e la sorellanza e aspettiamo che torni presto nel nostro paese!
Traduzione dall’inglese Chiara C.
Molte grazie, buona sera! Sono molto felice di essere qui, nel vostro paese. Trent’anni fa quando sono venuta per la prima volta ho scoperto che il cibo italiano è molto superiore a quello francese. E cinque anni dopo ho iniziato a vedere sulla strada dall’aeroporto di Pisa a Viareggio che era pieno di donne che venivano prostituite, donne che provenivano dall’Africa in un primo tempo e man mano che passavo di lì poi vedevo anche donne che provenivano da altri paesi dell’Europa dell’Est. Amo ancora questo paese ma sono seriamente preoccupata da chi vorrebbe legittimare ulteriormente il mercato del sesso e vorrei dire una cosa sulla mia posizione: io ho lasciato fuori di proposito la tratta dal mio libro, ho scelto di non parlare di tratta, perché la tratta è un processo, non è assolutamente un fenomeno chiaramente distinto, separato dal mercato del sesso, senza il mercato del sesso non esisterebbe la tratta. E quindi non si può combatterla ignorando l’enorme mercato del sesso come abbiamo in Inghilterra, perché sarebbe come combattere contro il femminicidio senza combattere contro la violenza contro le donne, tutta la violenza contro le donne e quello che ne costituisce la radice. Quindi quello che bisogna cominciare a comprendere è non solo quanto sia orribile la tratta ma quanto sia orribile l’intero mercato del sesso che è diventato globale e quindi c’è il fenomeno del mercato del sesso da cui discende che c’è la tratta.
Quando ho deciso di cominciare a fare ricerca per il mio libro sul mercato del sesso, ho deciso di dedicare tutte le mie energie alla campagna contro la regolamentazione della prostituzione. Questo perché dovunque andassi nel mondo, con chiunque parlassi incluse molte femministe quando chiedevo cosa possiamo fare per combattere questo mercato del sesso?” la risposta era “lo legalizziamo perché in questo modo rendiamo più sicure le donne”. Quello che invece a me era chiaro è che c’erano già prove evidenti anni fa del disastro che è successo dove lo sfruttamento della prostituzione è stato regolamentato e legalizzato. Ad esempio in Germania, in Olanda, nel Nevada, in Austria: il disastro era chiarissimo. A questo punto, siccome questa cosa cominciava ad emergere, la lobby pro-prostituzione che riceve finanziamenti per portare avanti questa campagna a favore del mercato del sesso, ha pensato bene di cambiare linguaggio, cambiare un pochino la propria battaglia e di parlare di depenalizzazione, ma onestamente la differenza tra legalizzazione dello sfruttamento, regolamentazione e depenalizzazione è sottile come una cartina per sigarette. Io per fare la ricerca per il mio libro ho visitato molti bordelli in regimi regolamentaristi, nel modello della depenalizzazione in Nuova Zelanda e anche nei regimi proibizionisti e devo dire che nei paesi in cui c’è stata una legalizzazione/depenalizzazione dei bordelli sono quelli dove ho trovato i peggiori abusi e le peggiori violenze. Io non ho un’esperienza diretta e personale della prostituzione, ma conosco bene la violenza sessuale maschile come tutte noi, come tutte le donne presenti, la conosco nelle sue forme e la conosco per la paura che le donne ne hanno, ma conosco molto bene il mercato del sesso. Ho fatto moltissima ricerca, comunque, per due anni, per il mio libro dopo vent’anni di campagne contro la violenza sulle donne. Ho viaggiato 164mila miglia, ho fatto 250 interviste, sono stata in 40 paesi, città diverse, sono stata nei bordelli e ho parlato con tutte le persone coinvolte: con gli sfruttatori, con i trafficanti, con le donne in prostituzione, con i prostitutori, quelli che acquistano sesso, con gli accademici che sostengono questo sistema, quelli che sostengono che si tratti di “sex work”, un lavoro come un altro e che le donne amino questo lavoro. E ho scoperto molto più di quello che già sapevo sul mercato del sesso e quello che ho scoperto è la risposta alla domanda che mi facevo da decenni “ma perché dicono che la legalizzazione è la risposta, è la soluzione al problema della violenza nella prostituzione?” E adesso vi darò la risposta.
La ragione per cui le persone si rifiutano di accettare che è un disastro regolamentare, nonostante tutte le prove che abbiamo – nonostante il fatto che sappiamo che sono aumentate le uccisioni di donne, è aumentata la tratta ed è aumentato il numero di bordelli illegali proprio in quei paesi in cui la prostituzione è legalizzata, lo sfruttamento è legalizzato, come in Germania e l’Olanda e il Nevada – è che c’è una lobby che fa un lavoro molto accurato e ben organizzato, ci sono molti soldi sotto che diffondono miti e bugie a cui la gente crede. Ci sono molti liberali di sinistra, che pensano che alle donne piaccia farlo e che soddisfino i bisogni degli uomini, che gli uomini non si sappiano proprio controllare quindi è un po’ sfogo per gli uomini e che se non facessero sesso con una donna prostituita sarebbero costretti a stuprare una donna “reale” che è quello che i prostitutori mi hanno detto e la gente crede a tutto questo, ma perché ci crede? Il vero motivo per cui questi miti sono così persuasivi è perché ci sono soldi dietro. Ci sono gli sfruttatori e tutti quelli che ci guadagnano nel mercato del sesso. Ci sono dei miti che noi abbiamo distrutto smontandoli pezzo dopo pezzo. Con il movimento delle donne noi abbiamo distrutto il mito che le donne si vadano a cercare la violenza, che a una donna piaccia farsi colpire in faccia, farsi rompere le costole dal proprio marito, che una donna stia volentieri in una situazione in cui diventa oggetto di una violenza che può essere fisica, emotiva, psicologica. Tranne i misogini ormai quasi nessuno, grazie appunto al lavoro che è stato fatto dal movimento delle donne, si permetterebbe di dire che le donne vanno a cercarsi uomini violenti è una situazione accettabile. Però prima del movimento delle donne, succedeva questo, non si parlava così della violenza, credevamo a dei miti anche in quel caso. Dunque perché non siamo in grado di scalzare questi miti quando sia tratta del mercato del sesso? Abbiamo ormai ogni genere di prova contro questi miti. Tutto questo accade a causa dei profitti, per i soldi che non riguardano esclusivamente le mafie, ma riguardano anche i singoli uomini, boyfriends, oppure i proprietari di bordelli in Nuova Zelanda, dove hanno depenalizzato la prostituzione per imitare quello che succede in Germania usando un altro nome. E poi c’è un’altra ragione: ci sono alcune donne in prostituzione che pensano di poter rappresentare milioni di donne povere, tutte quelle che sono in situazioni economiche, psichiche difficili e sono emarginate da ogni punto di vista e che rappresentano la vasta maggioranza delle donne prostituite. Hanno deciso che possono parlare al loro posto, che loro sanno meglio di chiunque altra quello che si deve fare e sono un 1 per cento di donne, una ristretta minoranza, che io chiamo le turiste della prostituzione, che oscillano fuori e dentro, un po’ di escorting, un po’ di web cam, dicono che si finanziano il loro dottorato lavorando nella telefonia erotica, spesso sono bianche, sono colte, sanno parlare molto bene e parlano per un sacco di donne che sono in situazioni completamente diverse dalle loro. Ora se adesso davanti a noi si parasse un uomo afro-americano per esempio e ci dicesse: “Con me la polizia è stata sempre buonissima, non mi hanno mai fatto niente, quindi non c’è un problema di razzismo, non abbiamo bisogno di fare una legge anti-razzista.” Noi gli diremmo “ma per favore questo riguarda te, fatti da parte, pensa al tuo caso singolo e lascia le persone che sono la maggioranza decidere su quale legge è necessaria in questa situazione”. Ma questo invece per quanto riguarda la prostituzione non succede.
Ogni paese nel mondo ha problemi con la prostituzione e tutti dicono che vogliono mettere le persone, le donne, tutte le persone coinvolte come sfruttate nella prostituzione – che include anche bambine e bambini ,uomini – li vogliono mettere al sicuro. Il problema è che però in prostituzione nessuno è sicuro, possiamo solamente fare riduzione del danno. Ma non basta fare riduzione del danno, perché ad esempio nel caso dei bambini abusati o donne che sono state stuprate non parliamo di riduzione del danno, vogliamo mettere fine a tutto questo. Il problema è che quando si dice l’unica cosa che possiamo fare è mettere fine alla prostituzione molta gente ride e dice: “Non si può mettere fine alla prostituzione”. E allora se gli chiedi: “Si può mettere fine alla povertà?”. “Sì, si può mettere fine alla povertà”. “Dobbiamo cercare di mettere seriamente fine, non ridurre il danno rispetto agli abusi sessuali sui minori?” “Naturalmente sì”. Oppure “Dobbiamo mettere fine al razzismo?” Sì.” “E la prostituzione?” No, sulla prostituzione no, eppure non possiamo pensare che gli uomini siano nati con questo bisogno innato di avere rapporti sessuali senza controllo e con donne non consenzienti. Questa cosa lo sappiamo che è una questione di socializzazione ed è il patriarcato, è ovvio che questo non è un bisogno innato degli uomini di fare sesso con una donna che non vorrebbe essere con lui, però c’è una propaganda che diffonde miti e funziona così: se uno va in giro e continua a dire che questa cosa è inevitabile, che la regolamentazione è l’unica soluzione possibile, la gente lo assorbe e finisce per crederci. E devo dire che se io sento ancora una volta parlare della prostituzione come il mestiere più vecchio del mondo posso fare dei danni, mi fa molto arrabbiare. Perché non lo è, naturalmente non è una professione. I bambini vengono abusati da sempre, però non siamo disposti a dire che questo è inevitabile e naturale e quindi lo dobbiamo accettare o regolamentare. Quindi se noi possiamo cominciare a immaginare anche un mondo senza prostituzione dobbiamo pensare a come organizzarci, preparare la nostra società per rendere questa cosa possibile. E allora le opzioni sono solo due, il vostro paese, il mio e ogni paese del mondo ha solo due opzioni: da una parte la legalizzazione e depenalizzazione e dall’altra il modello nordico che poi non chiamiamo più nordico, ma abolizionista, perché ora è veramente un modello che si è esteso oltre i paesi della Scandinavia. E non ci può essere niente in mezzo a queste due cose, come dire “sono un pochino incinta”, non si può dire questa cosa. Una cosa che viene detta rispetto al modello nordico abolizionista è che è un modello che è fallito, che criminalizzerebbe le donne – ma non è vero perché sappiamo che nessuno mai vorrebbe criminalizzare e penalizzare le donne per lo sfruttamento che subiscono. Quello che invece dicono quelli della lobby pro-prostituzione è che le donne si trovano in un maggiore pericolo, che continuano ad essere arrestate, che i clienti essendo spaventati di essere multati diventano più violenti, che non ci sarebbero delle vie di uscita per le donne e che poi – questa è veramente una chicca – che verrebbe tolta alle donne la possibilità di autodeterminarsi rispetto all’uso del proprio corpo. Perché è vero che le donne, è proprio femminismo dire che le donne vogliono essere penetrata con forza e voglio che qualcuno mi stupri, è veramente “empowerment”. Però va detto che le persone che dicono tutte queste cose su questo modello sbagliano su tutto. E’ vero che sono stati messi in prigione pochi uomini, ma non è questo il punto perché noi non vogliamo leggi così per mettere in prigione gli uomini, noi vogliamo che questa legge sia un deterrente per cambiare la mente delle persone sulla prostituzione, vogliamo che gli uomini comprendono che non è una bella cosa, non è cool pagare per un rapporto sessuale e in questo il modello nordico ha avuto gli effetti sperati.
Se parliamo quindi di cosa succederebbe con una legge di questo tipo, con una legge che criminalizza i clienti, quelli che acquistano – e sono prevalentemente uomini – e che depenalizza completamente le persone in prostituzione, e sappiamo che sono fondamentalmente donne. E allora ci possiamo chiedere: cosa faranno gli uomini, poverini, una volta che gli abbiamo tolto questa possibilità? Potrebbero avere delle vere relazioni, oppure potrebbero usare la loro mano, perché non gli succederebbe niente di male, non è che morirebbero per questo, non prenderebbero strane malattie. Quindi potremmo rieducarli a fare sesso con qualcuna che veramente vuole fare sesso con loro. Poi ci sarà qualcuno che veramente non riuscirà a trovare, ad avere una relazione. Beh, avere una relazione con un’altra persona non è un diritto come altri diritti umani fondamentali come il diritto a mangiare, a bere, a non essere torturati o uccisi. E le donne? Quelle che amano la prostituzione, quelle che ci dicono che loro guadagnano tanti soldi con la prostituzione, si sono comprate una seconda casa, hanno garantito buone scuole per i loro figli, amano i clienti e fare sesso con questi clienti non le basta mai. Beh, loro possono tranquillamente andare avanti con la loro vita perché noi non le arrestiamo e non le fermiamo. E le altre donne che si trovano nel mercato del sesso? Il 99 per cento? Prendiamo i soldi che vengono spesi per arrestare e perseguitare loro e li usiamo per creare dei programmi di uscita. Ci sono tante organizzazioni come quella di Esohe che danno sostegno alle donne, organizzazioni a tutela dei diritti umani, organizzazioni femministe che sanno che la prostituzione è violenza contro le donne e le bambine a causa degli uomini e che possono beneficiare di questi fondi. In più noi non forziamo nessuna donna a uscire dalla prostituzione, ma non ci sarà bisogno una volta che si offre un vero supporto, delle vere vie di uscita alla donne, perché verranno veramente tantissime di loro. E gli sfruttatori, i proprietari di bordelli? Sarebbe bello arrestarli, ma noi non vogliamo che scoppino le galere. Quindi possiamo chiudere il loro business, sequestrare i loro beni e dare questi beni alle vittime, alle persone che hanno subito violenza e alle associazioni che vogliono aiutare a costituire queste vie di uscita. E chi violenta deve essere perseguito nei tribunali, gli sfruttatori devono essere, sì, anche loro essere perseguiti per lo sfruttamento, per la tratta, ma comunque dobbiamo smetterla di chiamarli businessman, manager perché significa che li legittimiamo. E poi dobbiamo anche parlare degli aspetti, dello scandalo della questione della salute, perché abbiamo sentito prima da una delle presidenti di un’associazione e sentiremo dopo parlare degli effetti traumatici. Abbiamo sentito parlare anche del dramma legato alla salute. E qui voglio parlare di uno dei miti che vengono spesso portati e sostenuti da chi sostiene che è una buona cosa legalizzare lo sfruttamento, che sarebbe utile per la società. E cioè che questo ridurrebbe le malattie sessualmente trasmesse, la diffusione di queste malattie e dell’HIV. Ebbene no, quello che succede quando si regolamenta è l’opposto: la legalizzazione aumenta la prostituzione, molti più clienti e dà più potere a chi compra, lo fa sentire legittimato e gli dà sicurezza nel chiedere di fare più sesso senza alcun tipo di protezione. E io in Nevada nei bordelli legali ho visto con i miei occhi esattamente questo, si verifica la cosa opposta, altro che diminuire la diffusione di queste malattie compresa l’HIV!
Voglio concludere lasciandovi con un’immagine di quello che avreste con la legalizzazione dello sfruttamento della prostituzione con i bordelli legali: lo stato direbbe che è obbligatorio per gli uomini usare il preservativo. Quanti poliziotti credete che andrebbero nella stanza dove un uomo ha pagato, che sta per stuprare una donna, prima che lui l’abusi? Non si fa, in Germania la lobby pro-prostituzione è contraria all’obbligo del preservativo perché dicono che questo toglie libertà alle donne di decidere come avere questi rapporti. In Nevada una volta ero in un bordello legale, era venerdì e le donne prostituite giravano con un cerotto sul loro braccio e ho chiesto a che cosa era dovuto e hanno detto che era per via degli esami del sangue obbligatori che gli vengono fatti una volta alla settimana per controllare che non infettino i compratori. Quelle donne sono esaminate, ma gli uomini no. E non usano il preservativo, e non vogliono usarlo. Dennis Hof è un proprietario di diversi bordelli legali, forse il più famoso d’America, ha scritto anche un libro, lui si vanta proprio di essere il più grande sfruttatore del mondo. E nei suoi bordelli lui le testa, le prova le donne prima di metterle a lavorare. E questo test consiste nel fatto che lui le stupra, naturalmente lui non lo chiama stupro, ma le donne lo sanno che è stupro, per le donne è stupro. E naturalmente lo fa senza preservativo, non ha mai indossato il preservativo. Lui dice: “le donne sono tutte controllate dal punto di vista sanitario quindi io non ho bisogno di proteggermi”. Questa è la legalizzazione. La legalizzazione dello sfruttamento rende le cose peggiori. Se noi vogliamo un mondo migliore l’unica opzione è il modello nordico. Qui non ci sono molte scelte: o si fa bene o si fa male. E non fermeremo la prostituzione con la legalizzazione che è un disastro per la libertà delle donne e la violenza che le donne subiscono. E dunque non finirà la violenza contro le donne in un mondo in cui accettiamo la prostituzione.