Intervista a Marie Merklinger, SPACE international

Ringraziamo di cuore la nostra amica la sopravvissuta e attivista di SPACE international Marie Merklinger per aver accettato di essere intervistata da noi in collaborazione con Iroko onlus per il ciclo di webinar formativi “La prostituzione è violenza. L’oppressione più antica del mondo” (3-6-8-10 luglio).

Traduzione dall’inglese di Chiara C.

Marie, perché sei diventata un’attivista?

È successo per caso. Ho lasciato la prostituzione perché avevo trovato un lavoro che era però a tempo determinato e dopo averlo perso sapevo che non potevo tornare nella prostituzione. Ogni singola cellula del mio corpo diceva “NO, non lo posso fare mai più.” Poi ho iniziato a soffrire di una specie di depressione e frustrazione. Sentivo che quella depressione aveva a che fare con l’esperienza della prostituzione e forse con altre vicende della mia vita quindi ho cercato aiuto in particolare per donne che erano state nella prostituzione ma non trovavo niente nella zona in cui vivevo. La disperazione che provavo, la depressione alla fine sono diventate un: “cosa?! Abbiamo 5 bordelli enormi qua e mi dici che non ne abbiamo mai avuto bisogno prima?” Perchè tutte le associazioni che avevo contattato mi avevano detto “non ne abbiamo bisogno”. Nessuna aveva mai chiesto aiuto quando si trovava nella prostituzione o ne era uscita. Allora ho cominciato a cercare su internet e a scrivere sui forum e sono venuta in contatto con Alice Schwarzer della rivista EMMA e sono stata intervistata da lei. Dopo che l’intervista è uscita mi hanno invitata per la presentazione del libro. E dal quel momento semplicemente è successo, all’inizio è stato veramente sconvolgente. Il mio attivismo è iniziato così, facendo ricerche per salvarmi e ottenere programmi di uscita per le donne.

Grazie. Perché il tuo attivismo continua ancora oggi?

Fermarsi sarebbe impensabile. È impensabile non essere un’attivista perché abbiamo bisogno di essere ascoltate e che le sopravvissute siano in contatto. Se le sopravvissute si uniscono diventiamo una voce davvero forte e potente che può spiegare quanto sia dannosa la prostituzione non solo per le donne prostituite ma per ogni singola donna che vive in una società dove la prostituzione è normalizzata.

Perché promuovi il modello nordico come il migliore sistema legislativo per proteggere queste donne e per fermare lo sfruttamento sessuale delle donne e ragazze?

Se nessuno comprasse le donne, nessuna donna penserebbe di vendere l’abuso del suo corpo. Me lo ricordo molto bene, il momento in cui ho deciso di offrire l’abuso del mio corpo e l’ho venduto. E ricordo di aver oltrepassato un limite dentro me stessa. Adesso so che è stata la prima volta che mi sono dissociata perché sentivo che stavo cambiando il mio corpo, come se mi guardassi oltrepassare un limite. Ma non lo avrei mai oltrepassato se non fossero esistiti i compratori, perché non è certo una cosa che fai per divertimento. Non ha niente a che vedere con una sessualità femminile appagante. La prostituzione è basata sul compratore, perché il compratore vuole realizzare le sue fantasie. Le vuole realizzare a qualsiasi costo, non importa chi deve pagare e che cosa prova la donna. È proprio per questo che paga. Quindi il Modello Nordico aiuta a cambiare la mentalità. Le donne non pensano “c’è qualcosa che posso fare per i miei figli e per uscire da questa situazione disperata” perché questa non dovrebbe essere un’opzione per nessuna. La prostituzione non dovrebbe essere considerata da nessuna un’alternativa per salvare la propria vita. Ti distrugge soltanto. Distrugge l’intera società. Gli uomini che comprano le donne non si relazionano in modo positivo con le donne perché dentro di loro tutto quello che pensano e credono è che è solo una questione di quanto vogliono pagare, che qualsiasi donna crollerà, che è un oggetto da comprare.  Trattano le loro mogli e compagne allo stesso modo, dicono “ sì, ma io devo pagare mia moglie così lei deve fare i piatti e lavare i vestiti” e cose del genere. E quindi colpisce la società intera. E la mentalità può cambiare. Se le donne e gli uomini credessero nella dignità, nella dignità delle donne e degli uomini, perché  entrambi stanno perdendo la loro dignità in questa situazione, cambierebbe l’intera società e le interazioni tra uomini e donne.

Parlando dei compratore, Io penso che tutti in questo dibattito sono d’accordo che gli sfruttatori e i trafficanti debbano essere criminalizzati ma perché pensi che la criminalizzazione dei compratori sia una parte essenziale del modello nordico? Perchéè necessario criminalizzarli, riconoscerlo come reato?

Perché le donne non commettono un reato. Non sono prostitute, ma prostituite e sono prostituite perché gli uomini le comprano. Questo è criminale, è un atto contro la dignità.  È un abuso comprare una donna e per questo le donne che sono nella prostituzione non dovrebbero mai essere punite. Dobbiamo concentrarci sul motivo, la causa della prostituzione. E la causa è che le donne non prostituiscono se stesse. La causa è che agli uomini piace compare ed umiliare le donne comprandole per le loro idee e fantasie sessuali. Quindi ci dobbiamo concentrare su di loro e non sulle donne.

Puoi dirci qualcosa sul mito del sex work, il mito pretty woman come lo chiamiamo a volte, l’idea che vediamo a volte nei media, della prostituta felice o qualsiasi parola scelgano di usare

Quello che posso dire è che sono entrata nella prostituzione da donna adulta a metà dei miei quarant’anni. Ho usato anch’io questi argomenti. Mi definivo ‘una sex worker’. Sostenevo che mi piacesse davvero tanto, e i soldi e il rispetto e gli uomini che facevano regali, tutta questa roba. Ma sai una cosa? Era almeno il 50% per convincere me stessa e il restante 50% per convincere le persone a cui raccontavo queste stronzate. Penso che sia parte di un meccanismo di sopravvivenza per riuscire a sopportare la situazione, devi raccontarti qualcosa di carino. Quindi penso che sia veramente un mito. Ho incontrato una donna che aveva guadagnato 3000 euro in una notte ma essere nella prostituzione provoca qualcosa in tutte le donne. Non importa se guadagni 3000€, 150 € o € 50. Non ha importanza. Come posso spiegarlo? Pensa a qualcuno a cui non stringeresti neanche la mano. Nella prostituzione non solo devi accettare che ti stringa la mano, ma che ti penetri. Quindi devi andare avanti continuamente oltre questo senso di disgusto e una volta arrivata a questo punto ti racconti che devi essere professionale, che sei una sex worker, fai il tuo lavoro. Ma in realtà stai costantemente, continuamente, lasciando che i tuoi confini siano violati al punto da distruggerli fino a quando non li percepisci proprio più.

Posso chiederti qualcosa sull’importanza dei programmi di uscita. In particolare che queste vie di uscita debbano essere guidate da sopravvissute. Perché è così importante. A volte i politici o i governi pensano che questo non sia un punto importante o evitano di introdurre vie d’uscita perchénaturalmente è una questione di soldi ed è più facile semplicemente criminalizzare la domanda. Ma parliamo di migliaia di donne che hanno bisogno non solo di uno stipendio, ma di vere alternative alla prostituzione.

Sì penso che una società che permette che le donne siano abusate in un modo che dopo devono reimparare come si vive, come avere una vita regolare e come andare avanti deve fare davvero qualcosa in più che semplicemente farle uscire e offrire loro un lavoro qualsiasi e una sistemazione qualsiasi. Penso che la società debba a queste donne la possibilità di tornare a sognare di nuovo, a credere in loro stesse e sviluppare le proprie potenzialità. Per questo penso che le persone che capiscano veramente tutto questo siano le sopravvissute che hanno già creato programmi di uscita effettivamente esistenti e attivi. Abbiamo moltissime sopravvissute che lo fanno e che sono impegnate nella prevenzione. In questa area della prevenzione e dei programmi di uscita le sopravvissute sono le esperte ed è meraviglioso lavorare insieme con specialisti sul trauma e assistenti sociali. Quello che voglio dire è che permettiamo che le donne nella nostra società siano devastate. Letteralmente. Devastate. E buttate via. No. Non va bene. Vengono distrutte e devono poi rifarsi una vita e guarire. Dobbiamo loro qualcosa. Dal momento che permettiamo tutto questo dobbiamo loro qualcosa.

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