Il “sistema delle tante Layla” dovrebbe essere vietato!
Un contributo di Inge Bell e Helmut Sporer.
Traduzione a cura di Giulia P.
La Germania è diventata il bordello d’Europa. Le canzoni che riportano frasi sulle donne invitandole ad essere “più belle, più giovani, più sexy” stanno diventando dei mega successi, mentre il destino delle molte “Layla” reali sembra lasciare freddi i politici. [ “Layla” è il titolo di una canzone di Dj Robin e Schuertze. Nel brano l’autore incontra un uomo proprietario di un bordello in cui Layla, personaggio fittizio di donna prostituita, svolge il ruolo di tenutaria, rimanendo sempre “proprietà” del pappone e dei compratori di sesso. La canzone è stata bannata in alcune città tedesche perché troppo sessista N.d.T].
La Germania ha acquisito una reputazione dubbia negli ultimi 20 anni. Il Paese è divenuto un “paradiso per i trafficanti di esseri umani”, così lo descrivono spesso anche le autorità investigative.
La liberalizzazione della prostituzione avviata dall’alleanza di governo rosso-verde nel 2002 ha ottenuto il risultato opposto a quello che si era prefissato. Invece di aiutare le donne nei quartieri a luci rosse a migliorare le loro condizioni di vita, la maggioranza di loro sprofonda sempre più in un vortice di miseria e violenza. Una “Layla”, che viene pubblicizzata come “più bella, più giovane, più sexy”, come nel caso attualmente molto discusso della canzone Ballermann (1), esiste in molti casi in ogni città di questo Paese – insieme ai bordelli e ai gestori di questi ultimi. Lo scandalo non è tanto che si cantino canzoni su di loro. Il problema è che questi bordelli esistono, e anche con il permesso dello Stato. Le vere “Layla” subiscono ogni giorno violenze da parte di clienti, protettori e trafficanti di esseri umani, vengono abusate e sfruttate – e quasi nessuno se ne scandalizza. Quindi, invece di vietare la canzone “Layla”, dovremmo piuttosto mettere in discussione e abolire il “sistema Layla” – il violento sistema di prostituzione. Altri Paesi lo fanno da tempo.
Esperienze di buone pratiche possono essere osservate in Svezia, Norvegia, Islanda, Irlanda, Canada, Francia, Israele e, più recentemente, in Spagna.
In questi Paesi vengono puniti papponi, trafficanti e sfruttatori. Le ragazze e le donne che si prostituiscono, invece, restano impunite e ricevono un aiuto concreto per uscirne. In Svezia questa legislazione ha dimezzato la prostituzione da quando è stata introdotta nel 1999, e il Paese è diventato in gran parte poco attraente per i protettori e i trafficanti. Dal 1999 infatti solo una donna prostituita è stata uccisa in Svezia. Per fare un paragone: nello stesso periodo, in Germania, oltre 100 donne sono state uccise nel mondo della prostituzione dai loro protettori o clienti.
Dal 2014 il Parlamento europeo raccomanda il cosiddetto “modello nordico” in tutta l’UE, poiché considera la prostituzione incompatibile con la dignità umana e l’uguaglianza di genere.
“Tina, frivola teenager ucraina”, “Sara, cavalla a tre buchi rumena, appena diciottenne”, “Elvira, arrapante rondine ungherese, 19 anni”. Un’occhiata ai raccapriccianti siti web dei bordelli, dei club per nudisti o degli appartamenti per appuntamenti dimostra che non c’è nulla da fare: la stragrande maggioranza delle donne che si prostituiscono in Germania sono ragazze e donne provenienti dall’estero – tra l’80% e il 98% a seconda della regione tedesca. La maggior parte di loro proviene dai Paesi poveri dell’Europa orientale e sudorientale, in particolare Romania, Bulgaria e Ungheria, e in parte da gruppi di minoranze etniche ancora più vulnerabili, come le comunità rom dell’Europa sudorientale.
All’inizio degli anni 2000, il governo dell’epoca ha preso una cantonata politica quando ha deciso di far uscire la prostituzione dall’immoralità con il nobile obiettivo di rendere più difficile lo sfruttamento delle donne e di rendere la prostituzione una professione come le altre. Oggi, vediamo con occhio sobrio: la povertà e la prostituzione nei bassifondi caratterizzano la Germania a luci rosse, che è in gran parte dominata da strutture di criminalità organizzata, traffico di esseri umani, criminalità di bande e clan -in poche parole una criminalità insita nell’ambiente.
La prostituzione in Germania oggi – è un sistema razzista di violenza che consiste in coercizione, sfruttamento, ricatto e brutalità da parte degli sfruttatori e di stato di vulnerabilità da parte delle vittime. Le tante Layla, Tatjanas, Saras, Tinas o Elviras, per lo più molto giovani e ingenue, provenienti dall’Europa orientale e sudorientale, non hanno un soldo. Spesso non hanno alcuna conoscenza della lingua o del Paese, per non parlare della legge. Le questioni organizzative (viaggio, clienti) sono prese in carico da protettori o trafficanti che si spacciano per “cugini”, “amici” o “fidanzati” delle donne, oppure per i loro “manager” o per i loro “protettori”. Spesso tengono le donne in isolamento e dipendenza. La maggior parte di loro è bloccata in una spirale di violenza senza via d’uscita.
Per sopportare la paura dei protettori, il disgusto delle pratiche dei clienti e la vita con enormi rischi per la salute, molte donne si intorpidiscono con alcol, droghe, psicofarmaci. Tutto questo non avviene di nascosto o in oscure stanze secondarie. Lo sfruttamento di queste ragazze avviene in imprese e strutture completamente legali: in bordelli, bordelli in appartamenti, club di nudisti e per strada – in altre parole, non nel campo oscuro, ma nel campo luminoso completamente legale. Pagano affitti esorbitanti e sono anche finanziariamente invischiate con altri profittatori che guadagnano su di loro.
A questa schiacciante maggioranza di prostitute giovanissime, migranti, in condizioni di povertà e miseria, in Germania si contrappone una minoranza estremamente ridotta, ma molto visibile e rumorosa, di donne effettivamente autonome che si prostituiscono. Si tratta perlopiù di donne tedesche e anziane che operano prevalentemente nel settore delle dominatrici o delle escort. Scrivono rubriche sui giornali, sono molto attive sui social media e coinvolte in gruppi d’interesse insieme ai gestori di bordelli o a forti organizzazioni a favore della prostituzione. Ma questo avviene esclusivamente per i loro interessi economici. Si stima che solo il 2-5% delle prostitute in Germania sia autonoma.
Questo “falso equilibrio” – la palese sproporzione tra il modello delle prostitute presumibilmente volontarie e il reale “quadro di sofferenza” delle prostitute delle baraccopoli, per lo più del Sud-Est europeo – domina fatalmente la presentazione pubblica e impedisce quindi una visione obiettiva del sistema violento della prostituzione.
Nell’attuale rapporto degli Stati Uniti riguardante la lotta alla tratta di persone, la Germania è stata declassata di nuovo: al livello di Albania, Uzbekistan o Nigeria. La legge sulla prostituzione del 2002, creata dalla coalizione rosso-verde, è completamente fallita. La legge prevedeva l’accesso all’assicurazione sociale per le persone che esercitano la prostituzione, ma di fatto solo 76 delle 250.000-400.000 persone stimate che esercitano la prostituzione sono state registrate per l’assicurazione sociale fino ad oggi. Questo, almeno, è il risultato della risposta del governo federale a un’interrogazione del gruppo parlamentare FDP al Bundestag nel 2019.
La legge sulla protezione della prostituzione del 2017 avrebbe dovuto migliorare e prevedere anche alcuni meccanismi di protezione per le donne che si prostituiscono, ma troppo spesso non hanno effetto. Ad esempio, la nuova legge richiede un certificato di registrazione valido per le persone che si prostituiscono prima di iniziare la loro attività – tuttavia, dal 2018 ad oggi, solo 23.700 si sono registrate presso le autorità di regolamentazione tedesche. Anche ipotizzando che le donne che si prostituiscono siano il numero minimo della stima (250.000), si tratterebbe di una percentuale inferiore al 10%. Inoltre, solo una piccola parte delle donne che si prostituiscono ha un’assicurazione sanitaria, ed è gravissimo considerando che è un’attività molto pericolosa per la salute.
Se la Germania vuole garantire la tutela dei diritti umani fondamentali, ha bisogno di un riorientamento coerente della politica sulla prostituzione – e non più di ritocchi al sistema esistente, che è fallito. Questo è ciò che chiedono molti centri di consulenza, iniziative di aiuto e organizzazioni per i diritti delle donne in tutta la Germania.
Dovremmo trasformare il “modello nordico” in una nuova via tedesca. Tra le altre cose, abbiamo bisogno di una vera assistenza all’uscita e di progetti di aiuto a lungo termine, soprattutto per le donne che rientrano nei Paesi dell’UE dell’Europa (sud)orientale. L’ingresso nella prostituzione deve essere impedito, i cosiddetti “servizi di consulenza” non sono efficaci, i bordelli devono essere chiusi, il mercato della prostituzione deve essere reso poco attraente per i trafficanti, che spesso forniscono l’offerta, e questo può essere ottenuto punendo i clienti. Chi trae profitto dalla prostituzione dovrebbe essere perseguito in futuro. Oltre ai trafficanti, questi potrebbero essere, ad esempio, i locatori di bordelli o i gestori di piattaforme pubblicitarie.
Alla base del modello nordico e abolizionista c’è il riconoscimento della prostituzione per quello che è: una forma di violenza, o meglio un sistema di violenza razzista e sessista e una violazione della dignità umana – quella delle donne e degli uomini. L’acquisto di un essere umano contraddice i principi etici della nostra società!
Nota dell’editore: una versione precedente di questo articolo affermava che solo 76 delle 250.000-400.000 persone stimate che esercitano la prostituzione erano registrate presso la previdenza sociale (secondo la legge sulla prostituzione del 2002). Abbiamo integrato questo dato con le 23.700 prostitute in Germania registrate presso le autorità di regolamentazione (secondo la legge sulla protezione della prostituzione del 2017).
(1) Ballermann è un termine tedesco che indica uno stato di euforia raggiunto con l'abuso di alcol ed è anche uno slang utilizzato per indicare le armi da fuoco. Ballermann viene usato per descrivere l'atmosfera di locali balneari turistici e simboleggia un genere musicale "trash" come le cosiddette "Ballermann hits", canzoni che parlano di alcol e hanno contenuti piuttosto sessisti.