Il far west della prostituzione. Demistificare la decriminalizzazione totale.

Audrey Morrissey attivista e sopravvissuta, direttrice di My Life My choice, Boston

Cherie Jimenez attivista e sopravvissuta, fondatrice dell’EVA Center, Boston.

SPACE international, organizzazione internazionale di sopravvissute alla prostituzione con cui collaboriamo, ha organizzato un webinar il 9 Luglio 2020 sul far west della prostituzione ovvero la decriminalizzazione totale, il modello promosso dai sostenitori/sostenitrici dell’industria del sesso. Quando si parla di decriminalizzazione totale, come ha spiegato Rachel Moran, direttrice di SPACE, che ha moderato l’evento, si intende la decriminalizzazione non solo delle persone prostituite, ma anche delle terze parti che sfruttano e/o guadagnano sulla prostituzione. Hanno partecipato alla discussione quattro attiviste sopravvissute provenienti da 3 continenti: USA, Africa, Europa. Cherie Jimenez, Audrey Morrissey, Mickey Meji e Fiona Broadfoot hanno fondato associazioni che offrono programmi di uscita per donne che vogliono lasciare la prostituzione. Da anni sono impegnate a fianco delle donne prostituite e si battono perché il modello abolizionista sia approvato a livello globale.  Il modello della decriminalizzazione totale adottato nel 2003 in Nuova Zelanda si è rivelato assolutamente disastroso, la domanda di corpi di donne e bambine da sfruttare sessualmente è esplosa e la violenza nei confronti delle donne prostituite da parte di compratori e sfruttatori è aumentata notevolmente. Nonostante numerose ricerche e testimonianze da parte di donne sfruttate nei bordelli della Nuova Zelanda il mito dell’efficacia di questo modello legislativo continua ad essere diffuso da chi vorrebbe liberalizzare il mercato del sesso a tutto vantaggio di sfruttatori e stupratori a pagamento. Le sopravvissute attiviste sono vere esperte della realtà della prostituzione grazie al percorso personale-politico intrapreso per la propria liberazione e la liberazione di tutte le donne ancora intrappolate nell’industria del sesso: anni di lavoro in prima linea per lo sviluppo di programmi di uscita per donne prostituite creati nei propri paesi d’origine. Abbiamo deciso di pubblicare la traduzione degli interventi in tre parti ognuna dedicata all’analisi della situazione di un continente. In questa prima parte prendono parola due sopravvissute attiviste statunitensi Cherie Jimenez e Audrey Morrissey che ci spiegano a partire dalla propria esperienza e ricerca sul campo perché la decriminalizzazione totale sarebbe un disastro negli USA. Ancora una volta sarebbero le donne e ragazze di colore già vittime di razzismo ed emarginazione sociale a pagare il prezzo più altro. A tutte le donne che si dichiarano femministe ma sostengono il modello della decriminalizzazione totale perché la prostituzione è secondo loro ‘lavoro sessuale’ rispondiamo con le parole di Audrey Morrissey: ” Le persone devono capire che tutte quelle che chiedono la decriminalizzazione totale sono donne bianche istruite e le nostre ragazze e donne di colore continueranno ad essere sfruttate, se penso a cosa succederebbe nel mondo con la decriminalizzazione totale è veramente sconvolgente, vogliamo dare il permesso agli uomini bianchi di comprare le nostre bambine e donne di colore? veramente? con la decriminalizzazione totale i papponi sanno cosa devono fare, prendono di mira le più vulnerabili, gli sfruttatori non ci proveranno certo con le donne di classe medio alta che hanno la possibilità di scegliere”. 

Cherie Jimenez attivista e sopravvissuta, ha dedicato molti anni all’attivismo politico. Ha fondato l’EVA Center (Education, Vision, Advocacy) un programma di uscita specializzato per donne prostituite e vittime di tratta. Jimenez fa parte del board di SPACE International ed è intervenuta in conferenze a livello nazionale ed internazionale. 

Audrey Morrissey è la Direttrice di My Life My Choice, un programma del Justice Resource Institute.  A partire dalla sua esperienza personale, Morrissey offre sostegno a ragazze vulnerabili per impedire che finiscano nel commercio sessuale e/o si lascino lo sfruttamento sessuale alle spalle. Morrissey gestisce i gruppi di prevenzione contro lo sfruttamento sessuale di My Life My Choice nella città di Boston e fa formazione per assistenti sociali localmente e a livello nazionale. 

Traduzione a cura di Chiara C.

 

Rachel Moran: In questo webinar parleremo della differenza tra la decriminalizzazione totale e quella parziale del mercato del sesso globale con esperte come Fiona Broadfoot, Mickey Meji, Audrey Morrissey, Cherry Jimenez. Parleremo dell’impatto in tre diversi continenti (America, Africa, Europa) del modello globale che viene promosso in maniera massiccia soprattutto in anni recenti. Dobbiamo chiarire vari aspetti, il primo riguarda le definizioni. Spesso ci ritroviamo davanti a persone in buona fede e il problema più grande che dobbiamo affrontare è che la maggioranza delle persone io credo sia ben intenzionata, non vogliono promuovere qualcosa di dannoso, ma esattamente il contrario perchè non capiscono come funziona questo modello, che cosa significa. Vorrei cominciare quindi con la differenza tra decriminalizzazione totale e decriminalizzazione parziale, è piuttosto semplice: decriminalizzazione totale significa la decriminalizzazione di tutte le persone coinvolte nella prostituzione che significa donne, uomini, transgender, minori, tutti coloro che sono sfruttati nel commercio sessuale, questo va bene, è esattamente quello che chiediamo, ma insieme a questo nel modello della decriminalizzazione totale sono decriminalizzati gli sfruttatori, i proprietari di bordello, i prostitutori, tutte le terze parti che sfruttano o comunque guadagnano sulla prostituzione, tutti quanti sono decriminalizzati. Su questo punto è necessario essere molto chiare e quando le persone parlano di decriminalizzazione bisogna chiedere: stai parlando di decriminalizzazione parziale o totale? Decriminalizzare chi? Queste sono le domande da fare. Il modello della decriminalizzazione parziale invece decriminalizza solo le persone prostituite ed è quello che noi vogliamo. La questione è molto semplice da capire, chiunque capirebbe che stiamo parlando della decriminalizzazione di chi sfrutta e non ho mai sentito parlare per esempio della decriminalizzazione di chi sfrutta in nessun altro ambito, per esempio per quanto riguarda lo sfruttamento lavorativo il mondo è pieno di forme di sfruttamento e brutalità e non sento nessuno battersi per la decriminalizzazione degli sfruttatori in altri ambiti e questo la dice lunga sulla considerazione che si ha dei diritti delle donne.

Qual è la tua idea Audrey riguardo alla criminalizzazione di donne e ragazze a Boston e gli effetti che avrebbe il modello della decriminalizzazione totale?

Audrey Morrissey: Qui a Boston nel Massachussetts da tanti anni non vengono più arrestate le ragazze sotto i 18 anni, siamo leader di questa politica, però bisogna considerare che se una ragazza di 17 anni non viene arrestata, la stessa ragazza quando compie 18 anni viene arrestata. Questo non è accettabile: stiamo parlando di giovani sfruttate fin da bambine che non riescono ad uscire e si trovano a diventare da vittime a criminali e spesso queste persone vengono costrette, manipolate perché restino a fare la vita. Se penso oggi a quelle persone che hanno cambiato la loro vita e a causa di incarcerazioni continue si trovano con la fedina penale sporca, ci sono donne prostituite che si fanno due, tre anni di prigione, passano molto tempo in carcere per crimini minori non violenti. Quando parliamo di decriminalizzazione parziale sono pronta a combattere, questo non deve succedere alle donne perché questo comporta che non possono prendere una casa in affitto, trovare un lavoro, formarsi, questo è un vero problema, abbiamo persone che commettono crimini orrendi che dovrebbero essere in quelle celle dove vengono incarcerate le vittime di sfruttamento sessuale; molte di loro sono vittime di abuso di sostanze stupefacenti e affette da malattie mentali, queste donne invece di ricevere l’aiuto, il sostegno di cui hanno bisogno, una casa e programmi di uscita vengono buttate in prigione, questo è il problema attualmente in Massachussets. Se sei minorenne non vieni arrestata per prostituzione, ma le nostre donne restano intrappolate in un circolo vizioso perché non ci sono vie d’uscita per loro.

Rachel Moran: Quello che dici Audrey mi ricorda alcune cose, come sai io sono stata nella prostituzione dai 15 ai 22 anni, se tu avessi voluto arrestarmi a 15, 16 anni escludendo la prostituzione o un po’ di hashish nella mia borsa non avresti potuto incriminarmi per alcun reato a parte quello di cercare di sopravvivere. Ma dopo a vent’anni ero completamente selvaggia, violavo la legge di continuo perché a quel punto ero incatenata a fare la vita, questo può essere collegato a quello che dicevi di Boston: ok non arresti le minorenni, ma il processo continua e arriva il momento in cui sono arrestabili, in cui hanno compiuto 18 anni e a quel punto si trova qualcosa per incarcerarle, quindi tornando alla domanda iniziale, che impatto avrebbe su queste ragazze, se tu potessi immaginare Boston una volta adottato il modello della decriminalizzazione totale, un modello che viene promosso da molti gruppi incluso Amnesty International e Black lives matter in modo scioccante e sorprendente, si arriverebbe ad una situazione in cui gli uomini che predano queste donne e ragazze non commetterebbero alcun reato. Come sarebbe Boston se questo modello diventasse legge?

Audrey Morrissey: È una domanda importante. Qui bisogna fare chiarezza: quando ci imbattiamo in questa gente che chiede “approviamo la decriminalizzazione totale”, la maggioranza di queste donne sono donne bianche istruite della classe medio-alta che hanno la possibilità di scegliere di non fare la vita. Se approviamo una decriminalizzazione totale avremo un incremento massiccio della domanda, si passerebbe ad una situazione con un’enorme domanda da soddisfare. Chi andrebbe a soddisfare quella domanda, chi prenderebbero di mira i papponi per soddisfare quella domanda? Ovviamente sfrutterebbero le ragazze e le donne di colore che non hanno scelta. Le persone devono capire che tutte quelle che chiedono la decriminalizzazione totale sono donne bianche istruite e le nostre ragazze e donne di colore continueranno ad essere vittimizzate, se penso a cosa succederebbe nel mondo con la decriminalizzazione totale è veramente sconvolgente, vogliamo dare il permesso agli uomini bianchi di comprare le nostre bambine e donne di colore? veramente? Questo per me è profondamente sconvolgente e credetemi con la decriminalizzazione totale i papponi sanno cosa devono fare, prendono di mira le più vulnerabili, gli sfruttatori non ci proveranno certo con le donne di classe medio alta che hanno la possibilità di scegliere.

Rachel Moran: Hai ragione Audrey, sono assolutamente d’accordo. Questo è quello che è accaduto in Nuova Zelanda e tutto quello che hai descritto là accade già. Sono stata in Nuova Zelanda, ho potuto vedere certe cose con i miei occhi, l’enorme offerta di ragazze per strada, e ovviamente la sproporzione in termini razziali ed è incredibile se pensi alla piccolissima percentuale di persone indigene in confronto con la popolazione bianca e poi la situazione al chiuso con i bordello e le agenzie di escort e i piccoli bordelli che sono pieni di donne straniere, tailandesi, cinesi, coreane. Abbiamo già visto tutto questo solo che molte più persone hanno bisogno di sapere che cosa significa e parlarne perché quando penso al sistema prostituente negli USA questo è basato sulla combinazione di razzismo e sessismo, l’intreccio delle due discriminazioni, semplicemente sono inseparabili ed è scioccante per me che non se ne parli.

Cherie tu vieni dalla stessa città e magari puoi dirci qualcosa in relazione a quello di cui parlava Audrey.

Cherie Jimenez: Quando sento parlare di decriminalizzazione totale e della normalizzazione della prostituzione, della sua promozione vorrei dire semplicemente a queste persone di sedersi, partecipare al nostro programma e ascoltare quello che hanno passato le donne nella prostituzione . Sono stata nella prostituzione decenni fa e dirigo questo programma da diverso tempo e ho potuto vedere come il commercio sessuale sia diventato sempre più brutale e posso dirlo come donna più adulta, è un fatto, per questo non capisco, perché un altro punto è come crescono male le ragazze negli Stati Uniti, in un paese di cui si pensa che chiunque abbia accesso a qualsiasi cosa quando invece la situazione è peggiorata, l’emarginazione, la disuguaglianza, tutto è peggiorato. Quindi quando alcune donne promuovono la prostituzione come ‘sex work’ hanno mai sentito parlare queste giovani donne? Come possono non dare alcun peso al fatto che piu del 50 % di queste donne sono il prodotto del sistema fallimentare americano, diventano senza tetto a 18 anni, non hanno accesso a niente, che cosa succederebbe con la decriminalizzazione totale a queste giovani donne? Cosa succederà? Diventeranno ancora più invisibili ed emarginate, a disposizione. Siamo diventate cosi individualiste negli USA? E’ evidente cosa sta succedendo a livello globale con l’individualismo, con questo menefreghismo che siccome la prostituzione va bene per me allora dobbiamo promuoverla! Non vedete il danno che viene fatto a queste donne che sono brutalizzate da questo sistema? proprio non capisco, io vengo da un periodo negli anni ’70 e questo linguaggio del ‘sex work’ stava iniziando a farsi strada, era promosso da donne bianche delle classi ricche, è assurdo che la gente creda a tutto questo in varie parti del mondo. La gente deve capire veramente che cosa succederebbe con la decriminalizzazione totale e l’impatto che avrebbe sulla vita di queste donne  e dal momento che abbiamo questo programma di uscita qui a Boston ce ne sono veramente pochi nel paese che danno aiuto alle ragazze sopra i 18 anni, programmi diretti da sopravvissute con case di accoglienza.  Quando io ho lasciato la prostituzione non ho trovato alcun aiuto, la brutalità di quello che ho vissuto è rimasta con me, resta con te molto tempo, con la decriminalizzazine totale non c’è alcun riconoscimento di quello che hai vissuto ma non solo, non viene riconosciuto neanche che dobbiamo eliminare la disuguaglianza razziale e sessuale e dobbiamo riconoscere che ci stiamo trasformando in un sistema di caste. È quindi giusto che mettiamo a disposizione una parte delle donne in questo sistema brutale?  questa indifferenza semplicemente  mi lascia a bocca aperta. A volte le persone possono essere in buona fede e non aver capito di che cosa si tratta perché viviamo in una cultura dove non comprendiamo bene le cose, non abbiamo un’idea complessiva di un problema, siamo guidati da questo sistema capitalistico brutale, quello che è importante è il denaro e il proprio ego. Quello che spero è che la gente ascolti quello che sta succedendo veramente, come la violenza sulle donne sia aumentata negli USA, io ne sono stata testimone, ho ascoltato queste donne e la prostituzione oggi è un sistema molto più brutale di decenni fa, che cosa succederà se promuoviamo la decriminalizzazione totale ovvero un mercato aperto liberalizzato della prostituzione, che cosa succederebbe in 10-20 anni specialmente per quanto riguarda la prostituzione intergenerazionale con la violenza della prostituzione che continua? il risultato sarebbe che il ciclo della violenza continuerebbe, tutto questo è assurdo per me.

Rachel Moran: Cherie hai dei consigli da dare a chi si trova a parlare con persone che non ne sanno niente in buona o cattiva fede e parlano dei benefici della decriminalizzazione totale?

Cherie Jimenez: Come ho detto vorrei che loro venissero e si sedessero e ascoltassero le storie di vita di queste donne, io provo a spiegare alla gente, noi che gestiamo un programma possiamo testimoniare che cosa succede veramente, stiamo parlando di statistiche basate su prove empiriche, chi verrebbe danneggiata da questo modello. Vorrei tanto sapere dalle persone che lo promuovono, in che modo mai la decriminalizzazione totale può cambiare o migliorare la vita di queste donne e nella maggioranza dei casi la gente non ha una risposta e tutto quello che sanno dirti sono le loro storie, il loro punto di vista individualistico. Una minuscola percentuale di persone ti dice “ok lo posso fare” e siamo tutte cadute in questo ragionamento all’inizio altrimenti non avremo mai potuto andare avanti nella prostituzione, ma poi abbiamo visto cosa è successo, ha migliorato la tua vita? Ha migliorato la mia vita? Alla fine ero diventata tossicodipendente, mi facevo di eroina e non sapevo come uscire, questo è quello che accade alla fine perché vogliamo promuovere qualcosa che peggiora la vita delle persone? Puoi fare dei soldi a volte, ma il danno che produce e la brutalità, il razzismo è sempre una delle questioni che viene fuori con la prostituzione: violenza domestica, compratori che compiono violenze, tutte le cose a cui siamo state esposte, ma già soltanto essere abusate nella prostituzione è una cosa davvero dannosa e ci vuole tanto tempo per guarire da quel trauma quindi stiamo promuovendo tutto questo? questo mi lascia a bocca aperta e le persone devono capire. Ci sono davvero tanti miti e fraintendimenti, puoi fare i soldi va bene ma quello che le persone non afferrano è che continuano a fare la distinzione tra la tratta che è brutale e la prostituzione che invece sarebbe una scelta, ma cosa succede veramente sia che tu sia trafficata, sia che tu ti trovi nella prostituzione per una scelta che non è una scelta è il risultato finale: perché c’è tutto questo abuso di sostanze stupefacenti? come è possibile che dobbiamo uscire con niente in mano, che dobbiamo ricostruire un’intera vita dal nulla e uscire da qualcosa che non ha niente di normale da nessun punto di vista, le persone devono capire anche che aver creato il nostro programma di uscita è stato veramente difficile e oggi le donne sono ancora più intrappolate ed è ancora più difficile uscire quindi quando spiego queste cose alle persone a volte capiscono a volte si chiudono o a volte è difficile perché quando prendiamo coscienza di qualcosa poi dobbiamo rielaborarla.

Rachel Moran: Hai fatto emergere molte cose Cherie. Quando avevo 15 anni ero senza tetto nel senso fisico del termine, nel senso che dormivo su una panchina nel parco, ma sette anni più tardi sono diventata senza tetto dentro me stessa, ero dipendente dai narcotici, alla fine la soluzione è risultata molto più tossica del problema originale, questo è quello che le persone devono capire.

Cherie Jimenez: Esatto Rachel e come questo abbia delle conseguenze sui nostri bambini, ha seriamente compromesso la mia abilità di entrare in comunicazione con le persone, con i miei figli, non riuscivo ad essere una persona intera.

Audrey Morrissey: Per me come sopravvissuta la parte più dolorosa è che la ripresa è stata molto lunga, dopo 26 anni di abuso di sostanze stupefacenti mi sono ripresa da tante cose, in questo percorso, ma una cosa da cui non mi sono mai ripresa quando parliamo di relazioni, mi sono innamorata un paio di volte nel mio processo di guarigione, ma a causa della vendita continua del mio corpo, ancora, ancora ed ancora perché queste donne dicono “ci piace fare sesso con sconosciuti ed essere pagate perché non possiamo farlo?”, l’unico modo che hai per funzionare con uomini che nemmeno conosci, se tu dovessi stare con 10, 20 sconosciuti ogni notte devi trovare un modo per sopportare tutto questo, quindi ho imparato come dissociarmi molto velocemente, l’abuso di sostanze stupefacenti mi permetteva di dissociarmi durante l’atto. Nel processo di recupero, non me lo sono mai dimenticato, quando mi sono ripulita e la mia prima esperienza sessuale è stata con una persona con cui stavo da un po’ di tempo mi ricordo che non ho sentito niente, pensavo fossero le droghe “forse devo essere su di giri per fare sesso”. Dopo ho capito che avevo sviluppato una sindrome dissociativa dal punto di vista sessuale, quella è stata la cosa più dolorosa di aver fatto la vita, voglio essere chiara: questi sintomi non ci sono quando fai la vita quindi quelle donne, quelle persone che dicono “adottate una decriminalizzazione totale” non hanno neanche coscienza dei propri traumi fino a quando non sono fuori. Ho avuto altre relazioni sessuali e due matrimoni nel mio processo di recupero, ma il mio corpo non conosceva la differenza tra fare sesso con qualcuno che ami e farlo con qualcuno che ti compra, abbiamo bisogno di uno studio, dico sempre vediamo cosa succede quando le donne non fanno più la vita, quando compaiono i sintomi. I sintomi del trauma non compaiono fino a quando non esci e questa è la parte più dolorosa per me, voglio che la gente capisca che il corpo non è fatto per fare sesso di continuo con persone che non conosci pensate che se ne possa uscire bene? Non penso proprio.

Rachel Moran: Di recente una donna mi ha chiesto “com’era veramente?”è una domanda difficile a cui rispondere a volte perché nella sua essenza è un insulto. “Era per me esattamente come lo è per te” le ho detto. Ho fatto questo esempio: “immagina di essere in un café o in qualsiasi altro luogo all’aperto, guardati intorno e immagina di dover servire tutti gli uomini che passano e ho visto nella sua faccia un’espressione di orrore soltanto all’idea della prostituzione, figuriamoci la sua realtà. Il tuo discorso sul trauma sessuale è molto importante Audrey, per me tornando a quello che diceva Cherie sulla maternità, la parte più dolorosa è stata la consapevolezza di non poter essere una buona madre, ho partorito durante quei sette anni e non avrei saputo badare ad un pesciolino rosso, figurati un bambino

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Una risposta

  1. Dicembre 7, 2020

    […] avrebbe in USA, Africa ed Europa. Abbiamo già pubblicato una prima parte che riguarda gli USA qui. Qui di seguito trovate la discussione che riguarda […]