Il tentativo fallito di mettere a tacere la sopravvissuta al commercio del sesso Rachel Moran – di Julie Bindel

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo di Julie Bindel “The failed attempt to silence the sex trade survivor Rachel Moran

Quando la sopravvissuta al commercio del sesso Rachel Moran ha pubblicato il suo libro di memorie, “Paid For: My Journey through Prostitution” [uscito in Italia con il titolo “Stupro a pagamento. La verità sulla prostituzione”, Round Robin, 2017, NdT], sapeva che non tutti sarebbero stati felici che lei mettesse a nudo la realtà dello sfruttamento sessuale. Papponi, proprietari di bordelli e utilizzatori difficilmente avrebbero gradito che venisse sollevato il coperchio sulla più antica oppressione del mondo. Quello che non avrebbe mai potuto immaginare era di dover fare causa a un’altra donna per diffamazione, per aver ripetutamente affermato che Moran avrebbe basato il suo libro su una serie di bugie.

Gaye Dalton, anche lei una prostituta nel quartiere a luci rosse sul lato sud di Dublino, uno dei luoghi nei quali Moran è stata comprata e venduta, ha ripetutamente affermato che Moran avrebbe fabbricato tutta la storia della sua vita e non sarebbe mai stata nemmeno prostituita. Queste incredibili affermazioni sono state giudicate oggi “non veritiere, offensive e diffamatorie” da un giudice del Tribunale di Dublino e Dalton è stata legalmente diffidata dal ripeterle.

Nel 1989, quando Moran aveva 13 anni, suo padre si tolse la vita. Con sua madre, che soffriva a sua volta di gravi problemi di salute mentale, divenne ancora più difficile convivere. Moran se ne andò di casa poco dopo, entrò e uscì da ostelli, alloggi in B&B finanziati dallo stato e rifugi per vittime di violenza domestica, prima di diventare senzatetto. Di lì a poco Moran fu avviata alla prostituzione. La sua vita è stata costellata dalla violenza e dall’abuso degli uomini, dalla tossicodipendenza e dalla precarietà. Dopo sette anni, nel 1998, Moran trovò la forza di liberarsi dalla droga e di uscire dalla prostituzione. Si rimise a studiare, si laureò in giornalismo alla Dublin City University e iniziò a scrivere il suo libro di memorie “Paid For”, che richiese un decennio di lavoro per arrivare a compimento.

Il libro, pubblicato nel 2013, è diventato immediatamente un bestseller. Femministe di tutto il mondo hanno acquistato Paid For, che la studiosa di fama mondiale Catharine MacKinnon ha descritto come “Il miglior lavoro che chiunque abbia mai scritto sulla prostituzione“.

Moran divenne presto un’icona molto amata all’interno del movimento femminista internazionale, e da allora il suo libro è stato pubblicato negli Stati Uniti, in Australia, Germania, Italia, Corea e in altri paesi. L’anno prima della pubblicazione del suo libro, Moran aveva dato vita ad un’organizzazione composta da sopravvissute al commercio del sesso, SPACE International. SPACE è cresciuta come organizzazione e Moran ne è diventata la direttrice esecutiva. L’organizzazione, che ha operato senza finanziamenti per i primi quattro dei suoi otto anni di esistenza, è stata tenuta insieme da un’ingegnosa strategia di collegamento delle sopravvissute al commercio del sesso con organizzazioni femministe che volevano sentire la loro voce, in seguito al grande interesse generato da Paid For. Moran e le sue colleghe hanno dormito ospiti nelle stanze libere delle femministe, sui divani e nei B&B a buon prezzo, mentre diffondevano il loro messaggio sull’abuso inerente al commercio sessuale a un pubblico il più vasto possibile, con un budget pari a zero.

La realtà di questa storia – una vera lotta femminista dal basso – è probabilmente ciò che rende le accuse contro Moran così ingiuste e offensive. Lungi dal romanzare la sua storia, Moran ha esposto la dolorosa verità in modo che altre donne non debbano viverla. Lungi dal trarne profitto, la prima volta che ho incontrato Moran a una conferenza femminista a Malmo, non aveva nemmeno i soldi per pagarsi il pranzo. Chiedo a Moran di quei primi giorni e di cosa avesse comportato la costruzione di un’organizzazione da zero. Mi ha detto: ‘Ho iniziato a viaggiare a livello internazionale nel 2012, sull’onda di un blog che avevo iniziato a scrivere un anno prima che il mio libro uscisse, e ho incontrato tutte queste fantastiche donne da tutta l’Europa e il Nord America e quello che mi ha colpito con tanta forza è stato che, indipendentemente dal fatto che fossimo donne bianche dell’Europa o donne nere degli Stati Uniti o donne indigene del Canada, stavamo tutte dicendo la stessa cosa. Era impossibile non vedere la forza che queste voci avrebbero potuto avere se si fossero unite. La prima cosa che abbiamo dovuto affrontare sono state le bugie e gli insulti che ancora oggi dobbiamo affrontare.” Uno di questi insulti  tipico è quello arrivato dalla signora Dalton, che a quanto pare avrebbe affermato che le donne di SPACE International erano “un branco di piccole truffatrici avide e maligne che vendevano le vite delle prostitute insieme alle loro anime.”

È disgustoso sentir parlare in questo modo delle nostre donne”, afferma Moran. “Ognuna delle donne che rappresentano SPACE International ha vissuto il commercio del sesso, molte di noi offrendo servizi in prima linea alle donne che attualmente si trovano nella prostituzione. Sappiamo di cosa stiamo parlando perché l’abbiamo vissuto e abbiamo visto altre donne viverlo. Mascherare e imbellettare il commercio del sesso non funziona con noi. Ecco perché c’è bisogno di spazzare via le nostre voci come fraudolente. Sono un’opposizione pericolosamente potente alla narrazione politica contraria“.

Alla domanda su come si sente dopo aver finalmente ottenuto giustizia,  Moran risponde: “Ho sempre saputo che avrei potuto ottenere giustizia perché sapevo che stavo dicendo la verità. Quello che non sapevo era se avrei avuto la possibilità di vedere la signora Dalton in un’aula di tribunale. Per fortuna quel giorno è arrivato e i media ora riportano quello che ho sempre saputo.”

Le prove di Moran includevano due dichiarazioni giurate, una da parte di una ex madre affidataria che aveva preso in carico Moran per ordine del tribunale dopo che era stata arrestata in un bordello ancora minorenne nel 1992,  l’altra dal sottufficiale di squadra che l’aveva arrestata.

“Non si tratta solo di Dalton, vero?” chiedo a Moran. “No, non è solo questo”, dice lei. “Non si tratta semplicemente di una donna che diffonde voci maligne su un’altra. È una questione molto più ampia e più losca di questo. Si è trattato di una campagna orchestrata di molestie che è durata anni, coinvolgendo centinaia di persone, migliaia di tweet, decine di video e post sui blog, false accuse, diffamazione e il rilascio pubblico, deliberatamente minaccioso, del mio indirizzo di casa.

Parte del fango è rimasto attaccato. Ricordo a Moran che io stessa non ho potuto pubblicare un pezzo biografico su di lei in un importante quotidiano britannico sulla base del fatto che circolavano “voci e dubbi sulla sua autenticità”. “Ci sono state voci e dubbi sull’autenticità di ogni donna che abbia mai parlato contro la violenza maschile nella storia del mondo“, afferma Moran. “Quelle voci non mi disturbano tanto quanto il fatto che alcune donne che si definiscono femministe ci credono e le ripetono. Suggerirei loro di cercare la parola “femminista” nei dizionari, o di guardarsi allo specchio, o forse di fare entrambe le cose allo stesso tempo.

In una lettera presentata al Tribunale di Dublino, la psichiatra di Dalton ha descritto quest’ultima come “malata”, chiedendo al tribunale clemenza nei suoi confronti. Chiedo a Moran: cosa prova ora nei confronti di Dalton? “Provo compassione per lei” dice Moran. “Sento che è stata usata. Quello che è stato rivelato qui sono gli atti di bullismo e lo svilimento di una completa estranea da parte di una paziente psichiatrica a lungo termine, tramite  accuse che sono state appena riconosciute come diffamatorie in un tribunale irlandese. Quello che è sotto gli occhi di tutti è che un’intera cabala globale di voci a favore del commercio sessuale ha approfittato per anni della sua fragilità mentale e della mia incapacità di difendermi. Hanno usato una donna per ferirne un’altra e sapevano esattamente cosa stavano facendo.

Traduzione dall’inglese di Ilaria Baldini e Chiara Carpita

Link all’articolo originale di Julie Bindel

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