Ecco perché dovevo esserci. Ecco perché non posso esserci – ANNARITA DEL VECCHIO
Riceviamo da Laboratorio Donnae l’intervento di Annarita Del Vecchio
Io sono una donna di 35 anni e faccio la psicologa, strana per molti visto che non sto mai dietro una scrivania, ma vi assicuro che sul quel foglio di carta (molto elegante) che mi tengo appeso in una cornice (anche essa molto elegante) nella sala da pranzo, c’è scritto a chiare ed eleganti lettere che nel 2006 sono diventata una psicologa.
Io, oggi, come mestiere incontro gente e faccio cose, perché oggi essere precaria significa anche questo: prendere treni e autobus, farsi conoscere e stringere relazioni, proporre cose e scrivere progetti, aspettare risposte e accettare compromessi, fare il proprio lavoro e attendere finalmente che il tuo lavoro sia pagato.
Io, come tanti altri/e a partita iva o a progetto, con voucher o a chiamata viviamo di continue attese, di laconici “bisogna avere pazienza”, di “tanto prima o poi arrivano”.
Ed è proprio quel “poi” che costruisce le mie attese.
In quel “poi” per me ci sono tante e troppe non-scelte, ci sono di tempi sospesi, non esserci progetti (di una certa vita) come vorrebbe la ministra, e a volte capita che non possono esserci neanche nei momenti come quello di Roma del 17/18 settembre.
Io a Roma, per un’Agenda Condivisa, dovevo esserci ma poi ha vinto il “poi”.
Io fisicamente non ci sarò, ma in qualche modo ho deciso di portarvi un pezzetto di me.
Insieme all’affanno del mio tempo e di tutti i desideri sospesi che porto dentro, non voglio perdere quel respiro e quella possibilità che mi da sempre lo stare con donne in uno spazio politico.
Per me, in questo momento sono due i temi fondamentali che occupano la mia vita (sia interna che esterna) il lavoro (precario) e quella che per me è una nuova forma di caporalato (con la complicità di tanti/e molte/i di noi): il badantato.
Questo è, questa sono io qui e ora.
foto di Annarita dal suo profilo Facebook