Donne nella prostituzione e sopravvissute in Svezia sostengono il Modello Nordico
Gli attivisti pro prostituzione accusano spesso le femministe abolizioniste di “non ascoltare le sex workers”. Le sopravvissute sono il cuore del movimento abolizionista: hanno fondato associazioni nei loro paesi di origine dove si battono in prima linea per dare sostegno alle donne prostituite come Space International, Embrace Dignity e anche la nostra associazione Resistenza Femminista. Riportiamo spesso le parole delle nostre sorelle sopravvissute che vengono minacciate dalla lobby dei papponi e dagli attivisti pro prostituzione, come è successo durante una presentazione a Roma della nostra traduzione del libro di Rachel Moran “Stupro a pagamento” e anche questo 8 maggio in Francia, dove femministe e sopravvissute in piazza contro la prostituzione sono state attaccate dagli attivisti queer. Facciamo da cassa di risonanza ad un’altra voce di sopravvissute con questo breve cortometraggio di Ygerne Price-Davies su quello che le donne che hanno vissuto la prostituzione pensano del Modello Nordico in Svezia.
Video e trascrizione in inglese pubblicato da Nordic Model Now: “Swedish sex workers on the Nordic Model”
Traduzione di Giulia C.
In questo articolo, un gruppo di donne che durante la loro vita si sono trovate nella prostituzione in Svezia, spiega perché hanno deciso di creare l’associazione #intedinhora (#notyourwhore) e le ragioni dietro il loro supporto per il Modello Nordico.
Era il 2017 quando persone da tutto il mondo si sono unite per prendere parola contro le molestie sessuali usando l’hashtag #metoo. In Svezia, diversi gruppi social hanno raccolto firme e condiviso le loro esperienze sul tema degli abusi sessuali nel posto di lavoro, a scuola, e altrove.
Mancava la voce di un gruppo in questo movimento – un gruppo di persone che non solo va incontro ad un rischio molto maggiore di subire abusi e molestie sessuali, ma per cui questo rischio fa parte del “lavoro”. Il gruppo di cui parliamo è ovviamente il nostro, quello delle persone che hanno sperimentato sulla loro pelle lo sfruttamento sessuale commercializzato – note come persone prostituite o sex workers.
È per questo motivo che abbiamo creato #intedinhora (#notyourwhore) per prendere parte al movimento #metoo e parlare delle nostre esperienze di violenza e abuso. Abbiamo però capito subito che c’era bisogno di qualcosa di più, qualcosa di più a largo raggio che andasse oltre il solo parlare per un breve periodo delle nostre esperienze e il presentare richieste affinché le donne come noi ricevano un supporto migliore.
Per un lungo tempo molte di noi nella nostra stessa situazione si sono sentite immensamente sole. C’era un forte bisogno di parlare con altre persone che avessero vissuto le stesse esperienze, la speranza in una comunità dove poterci organizzare insieme, dove poter affrontare le questioni politiche che ci riguardano con una prospettiva interna alla realtà delle donne prostituite, che non romanticizzi o normalizzi la vulnerabilità che la prostituzione porta con sé.
Questo è il motivo per cui #intedinhora è nata come un’organizzazione senza scopo di lucro per le donne, i bambini e le persone trans con esperienza di sfruttamento sessuale commercializzato. Il nostro obiettivo principale è aiutarci e sostenerci l’un l’altra, e aiutare e sostenere altre persone con le nostre stesse esperienze, tramite metodi peer-to-peer e lavorando sul piano politico al fine di ottenere migliori misure di sostegno e protezione legale per noi e le persone come noi.
Prima di #intedinhora, in Svezia le uniche organizzazioni attive per persone con le nostre esperienze nella prostituzione erano quelle pro decriminalizzazione totale dell’industria del sesso, che spingono per il riconoscimento della prostituzione come un lavoro qualsiasi. Abbiamo notato che questa è una posizione diffusa tra le femministe, tra i cosiddetti progressisti e tra le persone che affermano di voler lottare per ideali umanitari e diritti umani. Questa posizione sta guadagnando terreno qui in Svezia, anche se la maggioranza delle persone sostiene ancora il Modello Nordico.
Assistere a questi sviluppi è incredibilmente demoralizzante.
Per noi la prostituzione non è né lavoro né sesso, ma un’oppressione costruita su altre oppressioni che si fondano su sesso, etnia, classe e/o età. Questo non lo crediamo nonostante le nostre esperienze nell’industria del sesso, ma a causa di queste.
Non crediamo che la decriminalizzazione dei compratori di sesso e dei papponi sia vantaggiosa per le persone prostituite. Al contrario, testimonianze da Paesi in tutto il mondo dimostrano che la crescita del mercato e la maggiore competizione all’interno del mercato del sesso che avvengono con la decriminalizzazione totale, non aiutano noi, bensì gli uomini che comprano sesso e quelli che fanno soldi tramite i nostri corpi.
Ora vogliamo portare nel contesto internazionale e anglofono quegli stessi concetti che siamo riuscite a far ascoltare in Svezia – ovvero che esistiamo. Che noi, in quanto persone con esperienza nel mercato del sesso, in cui molte di noi si trovano tuttora, crediamo che il Modello Nordico, che criminalizza il compratore e il pappone ma non chi vende o è venduta da altri, sia la soluzione migliore per combattere la tratta, la violenza, la pornografia minorile e la vulnerabilità sociale (per quanto ovviamente non sia uno strumento sufficiente e vada rafforzato ed allargato tramite, per esempio, migliori piani e strumenti di sostegno).
Crediamo che tutti coloro i quali affermano che prima di intromettersi nella discussione si debba “ascoltare le sex workers”, seguendo lo stesso ragionamento debbano ascoltare anche noi, che siamo parte di quello stesso gruppo che loro definiscono sex workers o ex-sex workers.
Crediamo inoltre che ci siano molte persone con esperienze nella prostituzione come le nostre anche in altri Paesi, ma che non sono state ancora ascoltate per la mancanza di un’organizzazione che le rappresenti e le tenga insieme, come era per noi prima della fondazione di #intedinhora.
“Nessuno ha ascoltato il grido d’aiuto”
Ad oggi #intedinhora ha più di 100 membri. Abbiamo scritto molti articoli, teniamo vari seminari ogni mese e abbiamo lavorato con la Commissione Nazionale Svedese per la salute e il welfare, con il Ministero per la Parità, con organizzazioni governative locali e con ONGs che aiutano e danno sostegno alle persone nella prostituzione e nel mercato del sesso.
Abbiamo inoltre avuto un ruolo nella discussione e modifica delle leggi – per esempio, l’aumento della pena per lo sfruttamento minorile in atti sessuali a fini di lucro. È grazie al nostro lavoro che il Mikamotagningen, un centro di sostegno per le persone prostituite di Stoccolma finanziato da fondi pubblici, impiega ora due psicologhe esperte di trauma.
E per finire ricordiamo il nostro lavoro, non ultimo per importanza, per la creazione della più vasta ricerca e indagine sui bisogni delle persone prostituite e sui loro diritti come vittime, portato avanti con altre due ONGs. I dati raccolti vengono da più di 200 persone con esperienze di prostituzione nell’infanzia e/o nell’età adulta. Il report si chiama “No one heard the cry for help.”
Nel 1999, la Svezia ha introdotto il Modello Nordico come approccio alla prostituzione.
Un report del governo svedese del 2008 sull’impatto della nuova legge ha riscontrato che:
-la prostituzione in strada era dimezzata ;
-c’era stato un significativo effetto deterrente sul traffico di esseri umani rispetto a Paesi confinanti come la Danimarca, dove l’acquisto di sesso è legale;
-la percentuale degli uomini che pagano per il sesso era diminuita dal 12,5 al 7, 7%.
Che cosa pensano del Modello Nordico le donne che hanno vissuto la prostituzione?
La diminuzione dei clienti rende le sex workers più povere?
Lea di #intedinhora (un’associazione svedese di donne con esperienza di prostituzione) dice: “I prezzi sono molto più alti in Svezia che in Paesi come la Germania che hanno leggi sulla prostituzione più ‘liberali’. Questo fa infuriare i compratori di sesso, sui forum online parlano di come le ‘puttane’ qui in Svezia siano ‘viziate’ dai prezzi alti. Per noi i prezzi svedesi vogliono dire non essere costrette ad avere tanti compratori per sopravvivere.”
Il Modello Nordico spinge clienti e donne prostituite a incontrarsi in posti più pericolosi e nascosti?
Lea dice “I compratori vogliono forse fare sesso allo scoperto, davanti a tutti? No. I compratori vogliono discrezione perché non vogliono essere scoperti da mogli e fidanzate. O semplicemente perché la maggior parte della gente preferisce fare sesso in privato.
“Anche l’incontrarsi in luoghi pubblici non rende la vendita di sesso più sicura. Ogni anno delle donne vengono uccise nelle esposte e visibili vetrine del quartiere a luci rosse di Amsterdam.
“Invece da quando è stata emanata la legge del 1999, in Svezia non abbiamo avuto nemmeno un omicidio di una persona prostituta da parte di un compratore.”
“Per noi la prostituzione non è né lavoro né sesso, ma un’oppressione che si fonda sulla diseguaglianza di genere, etnica, economica e/o sulla differenza d’età. Questo non lo crediamo nonostante la nostra esperienza nell’industria del sesso, ma a causa di questa.
“Non crediamo che la decriminalizzazione dei compratori e dei papponi sia vantaggiosa per le persone nell’industria del sesso. La regolamentazione non aiuta noi, ma i compratori e gli uomini che fanno soldi sui nostri corpi.
“Come persone con esperienza di prostituzione, e molte di noi si trovano ancora nella prostituzione, crediamo che il Modello Nordico sia la legislazione migliore per diminuire il traffico di esseri umani, la violenza, la pornografia minorile e la vulnerabilità”.
#intedinhora http://intedinhora.se @intedinhora