COVID-19 e prostituzione in Nuova Zelanda: perché la lobby pro-prostituzione non aiuta le donne prostituite?

La pandemia da Covid 19 ha ripreso la sua corsa, la seconda ondata sta provocando la morte di moltissime persone nel mondo. Le donne come in tutte le emergenze globali sono le più colpite, non solo a causa della violenza domestica, ma come hanno denunciato le sopravvissute all’industria del sesso le donne prostituite stanno pagando il prezzo più alto: la violenza dei prostitutori non si è fermata, la risposta dei vari governi laddove la prostituzione è stata normalizzata come ‘lavoro’ è stata inesistente, le donne prostituite sono state abbandonate alla violenza e alla povertà. Il modello della decriminalizzazione totale adottato in Nuova Zelanda che i sostenitori/sostenitrici dell’industria del sesso vorrebbero adottare in Italia si è rivelato anche in questo contesto di emergenza totalmente fallimentare. La risposta al covid del New Zealand Prostitutes’ Collective evidenzia come la regolamentazione della prostituzione non faccia nulla per aiutare realmente le donne: è stato chiesto alle ‘sex workers’ di interrompere “ogni contatto sessuale” minacciando in caso di mancato rispetto l’intervento della polizia. Quello che dovrebbe essere un ‘sindacato’ delle donne che si trovano nella prostituzione autorizza la loro criminalizzazione e non offre nessun tipo di sostegno economico e sanitario per tutelarle. L’organizzazione abolizionista di sopravvissute Wahine Toa Rising ha invece interpellato il governo per chiedere di intervenire per aiutare le donne in situazioni di indigenza che continuano a subire la violenza di prostitutori e sfruttatori. Le donne prostituite hanno bisogno di vere alternative, lo stupro non è lavoro!
Traduzione dall’inglese di Chiara C. e Giulia C.
Il 21 marzo, la premier neozelandese Jacinda Arden ha annunciato che il Paese avrebbe implementato misure di isolamento sociale come difesa contro il Covid-19. Ha spiegato:
“Siamo fortunati ad essere ancora molto dietro rispetto agli altri Stati in termini di casi, ma è chiaro ciò che ci aspetta. Dobbiamo agire ora, o rischiare che il virus si diffonda nella stessa misura degli altri Paesi.
Al momento abbiamo solo 102 casi. Ma è stato così anche per l’Italia. Ora il loro Sistema Sanitario è oberato dai casi di contagio e centinaia di persone muoiono ogni giorno.
La situazione si modifica velocemente, e noi dobbiamo stare al passo.
Abbiamo sempre detto che avremmo agito con prontezza, decisione e fermezza. Ed è quello che faremo.”
Ardern aveva già introdotto un programma d’azione diviso in quattro fasi da implementare a seconda del livello di allerta: prima Prepararsi ad affrontare il virus, poi Ridurre il rischio di trasmissione del virus, dopo ancora Diminuire le occasioni di contatto diretto da persona a persona, e infine Eliminare il rischio imponendo la quarantena.
Lunedì 23 marzo la Nuova Zelanda è passata alla fase 3, preparandosi a passare alla fase 4 dopo altre 48 ore. I confini sono chiusi e i cittadini sono invitati a rimanere a casa e mantenere due metri di distanza l’uno dall’altro quando escono, per esempio per effettuare delle compere di beni di prima necessità. I servizi essenziali sono ancora attivi e le scuole sono chiuse tranne che per i figli dei lavoratori che si occupano della loro manutenzione. Arden ha messo in chiaro[1]che ci sarà “tolleranza zero” per chi elude le nuove regole, aggiungendo:
“La polizia e l’esercito lavoreranno insieme, e ci sarà ulteriore supporto in caso di bisogno. La polizia ricorderà queste regole di comportamento responsabile a coloro che non le seguiranno, e qualora fosse necessario è autorizzata a procedere anche con misure più severe, anche con l’arresto.”
Molti neozelandesi sono orgogliosi della leadership di Arden. Al fine di ridurre il carico finanziario che i cittadini dovranno sopportare rimanendo in auto-isolamento per fermare il virus, il Governo ha disposto delle misure di supporto economico per i lavoratori dipendenti, le aziende e i lavoratori autonomi, e ne ha definito i dettagli in un sito internet, Unite Against Covid-19[2].
Per Women’s Refuge[3], organizzazione che gestisce una rete di rifugi per donne vittime di violenza domestica in tutta la Nuova Zelanda, una delle preoccupazioni più grandi durante la quarantena è il fatto che le donne e i bambini non sono al sicuro nelle loro case[4]. Dr. Ang Jury, la presidente dell’organizzazione, ha spiegato che “sebbene l’isolamento sia necessario, è probabile che per molte donne porti ad un aumento della violenza”.
Per molte di queste donne l’alternativa è quella di aggiungersi al numero degli oltre 34.000 neozelandesi senza fissa dimora[5]. Le donne senzatetto sono più vulnerabili delle loro controparti maschili, anche a causa dell’alto rischio di subire violenza sessuale. Per le donne i rischi della violenza domestica, di diventare senzatetto e di finire nella prostituzione prostituzione sono collegati tra loro, e molte donne prostituite sono state vittime di violenza domestica e hanno un passato da senzatetto e di precarietà.
Non possiamo non chiederci: quali sono le raccomandazioni del New Zealand Prostitutes Collective (NZPC)[6]in risposta alle problematiche sollevate dall’epidemia da Covid-19? È una domanda che non possiamo non porci anche per un altro importante motivo: la prostituzione contribuisce a diffondere il virus. Il Ministero della Sanità finanzia il NZPC con $ 1.1 milione all’anno sembrerebbe per questa ragione: ridurre la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili. Il NZPC distribuisce preservativi, brochures e un manuale di 125 pagine intitolato Stepping Forward[7], tutto con l’obiettivo di “aiutare” le donne prostituite a risolvere da sole il problema. Circa la metà di Stepping Forward è dedicato alla descrizione delle più comuni malattie a trasmissione sessuale tramite piccole immagini mal fotocopiate di genitali maschili affetti da verruche genitali, gonorrea e clamidia.
Per rimuovere lo sperma in caso di rottura del preservativo, un manuale del Dipartimento della Sicurezza e della Salute sul Lavoro suggerisce alle donne prostituite di “accovacciarsi e spremerlo fuori tramite la contrazione dei muscoli vaginali. Per la rimozione è possibile utilizzare anche le dita”[8].
Nel 2015 una donna di 24 anni è stata strangolata, legata, stuprata, investita con la macchina e uccisa[9]a seguito a una discussione con un compratore di sesso che si rifiutava di usare il preservativo.
Spesso i promotori della prostituzione in un regime di regolamentazione affermano che eliminare completamente il rischio di violenza e malattia inerente alla prostituzione è impossibile: da una parte perché la prostituzione sarebbe inevitabile e inarrestabile, dall’altra perché sarebbe essenziale – alcuni uomini semplicemente non possono vivere senza avere accesso sessuale alle donne. Quindi il meglio che si possa fare sarebbe offrire brochures e preservativi e normalizzare la prostituzione tramite il regime della regolamentazione.
Eppure all’inizio della quarantena il sito internet del NZPC ha annunciato che a partire dalla mezzanotte di mercoledì la prostituzione deve fermarsi. Sulla loro front page si legge:
“ANNUNCIO SUL COVID-19: ORDINE DI INTERROMPERE OGNI CONTATTO SESSUALE NELL’AMBITO DEL LAVORO SESSUALE A PARTIRE DALLA MEZZANOTTE DI MERCOLEDÌ 25 MARZO 2020
Il NZPC riconosce che il lavoro sessuale è lavoro a tutti gli effetti, e che è la fonte di reddito di molte persone.
Con il passaggio della Nuova Zelanda alla fase di allerta 4, si chiede però alle prostituite di seguire l’indicazione di rimanere a casa durante il periodo di isolamento di 4 settimane istituito dal Governo. Solo i lavoratori dei servizi essenziali potranno continuare a lavorare. Il lavoro sessuale non è classificato tra i servizi essenziali (dottori, farmacisti, polizia, ambulanze, vigili del fuoco, veterinari, lavoratori del settore alimentare e supermercati).
Perciò il NZPC chiede a tutte le sex workers di adeguarsi all’ordine di isolamento di 4 settimane.
L’inosservanza di questa misura potrà comportare l’arrivo della polizia presso il tuo luogo di lavoro per imporne l’adempimento.”
L’avviso si conclude con un link al sito Work and Income New Zaeland (WINZ)[10]e al sito governativo Unite Against COVID-19.
In questo avviso del NZPC sono presenti alcune ammissioni. La prima è che la prostituzione può essere fermata – e anche immediatamente– se c’è la volontà politica di farlo e ce n’è un bisogno urgente. Il fatto che la percentuale di violenza sessuale contro le donne nella prostituzione sia più alta[11]che in ogni altro contesto non ha mai costituito una minaccia abbastanza urgente. La seconda ammissione fatta qui è che gli uomini non hanno un reale bisogno della prostituzione – non è essenziale, una necessità o un diritto umano. È qualcosa di cui gli uomini possono fare a meno.
Dietro la decisione del NZPC di invitare le donne a “INTERROMPERE OGNI CONTATTO SESSUALE NELL’AMBITO DEL LAVORO SESSUALE A PARTIRE DALLA MEZZANOTTE DI MERCOLEDÌ” ci sono alcuni presupposti errati. Secondo gli studi e le ricerche che il NZPC ha aiutato ad effettuare, il 72% di queste donne è finita nel mercato del sesso a causa delle circostanze. Secondo un sondaggio condotto dal NZPC nel 2007[12]per valutare le leggi esistenti, il 10% delle donne prostituite “non sa come lasciare la prostituzione”, l’8,5% “non riesce ad ottenere aiuto per lasciarla”, il 24% “non sa che altro fare” e il 29,5% “non ha altra fonte di reddito”.
Eppure per il NZPC sono queste stesse donne ad avere il potere e la responsabilità di fermare l’industria del sesso. Presumono che sia “l’offerta”, e non la “domanda” – ovvero le vittime, non gli esecutori, ad essere più precise – a dover essere minacciata di subire l’intervento statale in caso di “inosservanza”. Le donne prostituite saranno arrestate? Assisteremo al ritorno dei raid nei bordelli che la polizia era solita fare prima della riforma della prostituzione? Saranno appoggiati dal NZPC?
Il fatto che il NZPC metta tutte la responsabilità sulle spalle di queste donne che hanno ben poche alternative, minacciandole con l’intervento statale in caso di inosservanza, dimostra che non è un’organizzazione femminista, o qualcosa di vagamente simile ad un sindacato che supporta i diritti dei lavoratori.
Martedì l’organizzazione di sopravvissute Wahine Toa Rising (WTR)[13]ha scritto una lettera[14]al Governo per chiedere: “Quale supporto, economico o di altro tipo, viene offerto alle donne e ai giovani che si trovano nella prostituzione?” e “Quali misure sono state messe in atto per garantire la sicurezza delle donne e dei giovani, prevenendo il loro contagio dal virus Covid-19?”
Il minimo che un’organizzazione finanziata dal Ministero per la Salute possa fare per le donne prostituite in risposta al Covid-19, è pretendere lo stanziamento di fondi governativi per aiutare le donne a fuoriuscire dalla prostituzione in sicurezza, e pretendere la messa al bando dell’acquisto di sesso e dell’attività dei papponi, piuttosto che minacciare delle donne abusate per convincerle a stare a casa, quando sono parte di un segmento della popolazione per cui è più probabile non avere una casa sicura in cui stare.
Il NZPC tende a minimizzare le difficoltà delle donne nella prostituzione. In un articolo del 2017[15]sull’apertura di un rifugio per donne che vogliono lasciare l’industria del sesso, la coordinatrice delle attività Dame Catherine Healy ha affermato che solo il 10% delle donne prostituite ha bisogno dell’assistenza necessaria a fuoriuscire dalla prostituzione. L’opposto di quanto affermato da studi fatti in tutto il mondo[16], dalle testimonianze delle sopravvissute[17]o dai sondaggi fatti dallo stesso NZPC.
Il che ci porta ad un’ altra considerazione: la prostituzione è un’industria che trae profitto dalle crisi, e questa crisi potrebbe non essere un’eccezione.
La forza lavoro è fortemente divisa sulla base del sesso – questa è una delle problematiche che viene segnalata dalle compagne contro il pay gap. I lavoratori nel settore della cura tendono ad essere donne – il 92%[18]dei lavoratori nel settore infermieristico e il 72%[19]del personale docente sono donne. Nelle industrie e nei settori non “femminili”, le donne tendono ad essere pagate di meno, ad essere ritenute più sostituibili, e ad essere più a rischio di perdita del lavoro e del reddito. Quando le aziende tagliano il personale, sono le donne a subirne maggiormente le conseguenze, in maniera sproporzionata. Quando le compagnie aeree tagliano il personale, per esempio, tendono a licenziare le assistenti di volo di sesso femminile.
È questo il modo in cui le crisi tendono a svilupparsi, ed è una delle ragioni per cui generalmente portano alla crescita del mercato del sesso – perché le donne hanno bisogno di un tetto e del necessario per nutrire se stesse e i loro bambini anche durante le crisi economiche. Gli uomini sfruttano la situazione di accresciuta dipendenza di queste donne a prescindere dalle circostanze. Ovviamente, a quanto pare stanno già producendo pornografia in tema coronavirus[20].
Se il mercato del sesso neozelandese dovesse crescere a causa della maggiore vulnerabilità delle donne e delle conseguenze economiche del COVID-19, non c’è bisogno di dire che ci sarà un aumento nella diffusione delle malattie, e non sono di questa malattia. La sifilide è sempre più diffusa in Nuova Zelanda[21]. In data marzo 2019 sono stati rilevati 548 casi rispetto agli 82 del 2013.
Eppure il NZPC continua a limitarsi alla distribuzione di profilattici e brochure, e a promuovere il mercato del sesso. Non offre nessuna misura di fuoriuscita e addirittura, come abbiamo visto, sminuisce il bisogno di queste misure quando sono offerte da qualcun altro. Non protegge le donne dal pericolo. In Stepping Forward il consiglio che il NZPC dà alle donne che “hanno a che fare con clienti violenti” è:
“Fa’ più rumore possibile per attirare l’attenzione. Urla AL FUOCO, probabilmente in questo modo un passante presterà più attenzione. Se indossi un fischietto attorno al collo, fischiagli nell’orecchio.”
Più giù il NZPC aggiunge che “fare rumore” può “essere controproducente perché alcuni clienti non aspettano altro, così hanno una scusa.”
Prima che fosse annunciata la quarantena, il 19 marzo, il sito giornalistico liberale The Spinoff ha pubblicato un articolo dal titolo “Covid-19: Cosa fare quando toccare altre persone è parte del tuo lavoro?”, riferendosi anche alla prostituzione. Nell’articolo, Healy consiglia casualmente alle donne prostituite:
“C’è anche il camwork, il lavoro sessuale via webcam, ma in genere non si fanno molti soldi. Se pensiamo che al momento ci sono varie migliaia di sex workers, il miglior suggerimento che si possa dare loro è quello di trovare una fonte di reddito alternativa.”
Quella stessa settimana, in risposta ad una donna che le chiedeva aiuto, Healy le aveva inviato uno screenshot della piattaforma WINZ per la ricerca di lavoro, ignorando del tutto il fatto che la natura stessa del suo impiego sarebbe proprio quella di aiutare donne che si trovano in circostanze disperate.
La prostituzione è collegata alla violenza domestica anche tramite la pornografia, di cui il camwork è una forma. La prostituzione filmata al fine di produrre pornografia è stata definita “un’emergenza per la salute pubblica”[22], e in Nuova Zelanda circa il 54%[23]dei pedofili fa uso di pornografia. Molti di questi uomini consumatori di porno passeranno ora più tempo a casa, con i loro figli.
La fondatrice di Wahine Toa Rising, Ally Marie Diamond, afferma:
“La regolamentazione protegge solo i papponi, i compratori di sesso, i proprietari di bordello e chi trae profitto dal mercato del sesso. Il COVID-19 lo ha provato, le donne prostituite in Nuova Zelanda non hanno alcuna protezione. Non sono più al sicuro, in definitiva sono più a rischio ora di quanto lo fossero prima del 2003. Quando apriremo gli occhi e ci accorgeremo di ciò che sta accadendo attorno a noi? È arrivato il momento di guardare le cose da un’altra prospettiva.”
Un’altra cosa che il COVID-19 ha provato è che quando una minaccia è percepita come abbastanza urgente e c’è una reale volontà politica di affrontarla, il Governo e i cittadini neozelandesi sono favorevoli a seguire un corso d’azione che non solo punti a limitare, ma ad eliminare questa minaccia.
In isolamento, molte persone stanno riflettendo di più sulla loro vita e sulle relazioni. La prostituzione e il porno[24]toccano tutte noi. Perpetuano stupro e oggettificazione e non c’è limite all’entità dell’influenza che possono avere sulle nostre relazioni sessuali e sulla cultura in cui viviamo. In questo momento queste industrie del sesso e la loro normalizzazione contribuiscono in maniera diretta a creare delle circostanze che mettono le donne a rischio, a rischio persino nelle loro case, in quarantena.
Forse alcune domande che dobbiamo porci in questi giorni di isolamento sono: la violenza maschile contro le donne e le bambine non è anch’essa una minaccia urgente, che deve essere eliminata? Può essere eliminata solo se lo stupro viene accettato come inevitabile, se viene normalizzato e reso una fonte di profitto tramite la prostituzione e il porno? Come cambierebbe il nostro quotidiano se, come individui e come collettività, facessimo i passi necessari per eliminare la minaccia della violenza maschile contro le donne e le bambine nelle nostre vite e nella nostra cultura?
[1]https://www.facebook.com/watch/live/?v=246422193192947
[3]https://womensrefuge.org.nz/
[4]https://womensrefuge.org.nz/covid-19-outbreak/
[5]http://www.stuff.co.nz/national/9200104/Being-homeless-hits-children-hard
[7]https://www.feministcurrent.com/2018/03/21/new-zealand-prostitutes-collective-conning-government-new-zealanders-prostituted-women-alike/
[8]http://espu-usa.com/espu-ca/wp-content/uploads/2008/02/nz-health-and-safety-handbook.pdf
[9]https://www.feministcurrent.com/2015/11/03/remembering-the-murdered-women-erased-by-the-pro-sex-work-agenda/
[10]https://www.workandincome.govt.nz/
[11]https://prostitutionresearch.com/
[12]https://www.otago.ac.nz/christchurch/otago018607.pdf
[13]https://www.facebook.com/WahineToaRisingAotearoa/?ref=br_rs
[14]https://nordicmodelnow.org/2020/03/24/wahine-toa-rising-letter-to-new-zealand-ministers/?fbclid=IwAR1TLTO2PgnCO_Cz_E3VoCEUHuTbW7IYbBF3jmBdjM5_Y6ERwM70AJ2KRCI
[15]https://www.stuff.co.nz/national/88544958/palmerston-norths-haven-to-help-former-sex-workers-officially-opens
[16]https://prostitutionresearch.com/
[17]https://reneejg.net/2017/06/six-survivors-speak-out-about-new-zealands-punishing-sex-industry/
[18]https://www.nursingcouncil.org.nz/Public/Publications/Workforce_Statistics/NCNZ/publications-section/Workforce_statistics.aspx?hkey=3f3f39c4-c909-4d1d-b87f-e6270b531145
[19]https://www.rnz.co.nz/news/national/292549/more-female-leaders-in-schools
[20]https://www.thedailybeast.com/the-explosion-of-coronavirus-themed-porn-they-lighten-the-tension
[21]https://www.rnz.co.nz/news/national/403382/sexually-transmitted-disease-syphilis-on-the-rise-in-new-zealand
[22]https://endsexualexploitation.org/publichealth/
[23]https://reneegerlichblog.files.wordpress.com/2018/07/c58e5-seenandnotheardchildreninthefamilycourt1.pdf
[24]https://www.feministcurrent.com/2019/01/22/its-time-for-new-zealands-porn-critics-to-reject-sex-work-ideology/