Amelia Tiganus: proposte per una legge abolizionista
di Ilaria Maccaroni
Seconda parte webinar internazionale “Sopravvissute allo sfruttamento sessuale: proposte per l’abolizione della prostituzione”, 21 settembre 2020, organizzato da Femminicio.net e dalla Asociació la Sur
Le proposte di Amelia Tiganus sopravvissuta alla prostituzione e attivista per una legge abolizionista:
1. Criminalizzazione dell’acquisto di sesso a pagamento e della richiesta o volontà di acquistare sesso.
Sono moltissime oggi le donne emigrate che non si trovano nella prostituzione ma che, per via delle loro caratteristiche fisiche, possono essere etichettate come “donne migranti” e che vengono avvicinate per strada da sempre più puttanieri che offrono loro denaro in cambio di sesso. Per non parlare delle donne che cercano lavoro su internet, che a fronte di una proposta di lavoro, ne ricevono almeno un centinaio di richieste di servizi sessuali. Questo corrisponde a molestia sessuale (che in Spagna è perseguibile per legge), e accade perché lo Stato, fino ad ora, ha messo a disposizione luoghi fisici e virtuali in cui i prosseneti godono dell’impunità assoluta e in cui gli uomini possono nascondersi e continuare a fare le stesse cose di sempre: comprare sesso pagando donne in situazione di vulnerabilità sociale ed economica, senza sforzarsi a intessere relazioni egualitarie con una donna.
Secondo le abolizioniste, però, la presenza di una banconota non esonera l’aggressore sessuale dalle sue responsabilità ma, al contrario, è la prova della coercizione. Per questo dobbiamo esigere che lo Stato educhi i cittadini attraverso il Codice penale che deve rendere l’acquisto di sesso un reato vero e proprio.
- Criminalizzazione del prossenetismo in tutte le sue forme.
Bisogna, altresì, emanare una riforma del Codice penale in cui possano essere perseguite penalmente tutte le forme di prossenetismo che oggi in Spagna non vengono perseguite. Tutti gli spazi e i locali, per esempio, attraverso cui i prosseneti lucrano sulla prostituzione altrui e che rendono le strade e gli appartamenti delle nostre città piene di donne vittime di sfruttamento sessuale, fanno del prossenetismo un reato.
Un reato che dovrebbe contemplare il “prossenetismo non coercitivo”, perché in questo momento è sempre e solo la vittima a dover dimostrare la veridicità di ciò che sta dicendo; la responsabilità ricade, come sempre, sulle spalle delle donne.
Giorni fa, durante una giornata di formazione online, Amelia ha detto di aver ascoltato un’investigatrice di polizia dire che dal momento che le vittime non denunciano i loro prosseneti, l’impunità di cui questi godono è enorme.
È quantomai curioso chiedere alle donne più vulnerabili del pianeta di affrontare non solo i loro aguzzini in sede di tribunale, ma anche un intero sistema criminale che tiene in scacco non soltanto le vittime ma anche le loro famiglie.
- Abbattere la domanda.
È altresì importante che lo Stato e il governo stesso creino campagne sociali di disincentivazione della domanda. È importante lanciare un messaggio chiaro che persegua in modo strategico l’industria dello sfruttamento sessuale.
Attraverso il suo lavoro nelle scuole con gli adolescenti, Amelia ha avuto modo di notare che le campagne mediatiche danno risultati molto più validi quando si spiega agli adolescenti maschi che dietro all’industria del sesso esiste una mafia che sfrutta il marketing per trasformare i giovani maschi in puttanieri, non soltanto per derubarli del loro denaro, ma affinché loro stessi siano gli esecutori materiali del sistema patriarcale in cui vive e prolifera il commercio sessuale.
L’adolescenza è una tappa fondamentale nella quale i ragazzi vogliono trasgredire, essi capiscono che la trasgressione non sta “nell’andare a puttane”, ma proprio perché c’è interesse a livello globale nel fatto che vadano a puttane, allora, proprio il non andarci diventa trasgressivo. Ed è lì che gli adolescenti reagiscono e cominciano a dire che non vogliono far parte di tutto questo meccanismo, che non vogliono essere manipolati da queste mafie.
- Banca Dati per donne scomparse e femminicidi.
La quarta proposta sorge da un lavoro congiunto con la piattaforma Feminicidio.net; la creazione di una banca dati internazionale che documenti tutte le scomparse di donne e ragazze a livello mondiale.
Dopo una comparsa di Amelia Tiganus in un programma trasmesso sulle reti televisive rumene, alcuni giorni dopo, cominciò a ricevere centinaia di lettere da parte di genitori in Romania le cui figlie erano scomparse e delle quali nessuno sapeva nulla da anni. Quando questi genitori si recavano dalla polizia (che è molto corrotta in Romania), quelli gli dicevano che forse le figlie se ne erano andate di loro spontanea volontà con il fidanzato e che un giorno sarebbero tornate. E la banca dati serve proprio per comprendere che tutte le donne che sono scomparse, non lo sono per loro volontà personale, ma sono state fatte scomparire. In questo modo queste “scomparse” diventerebbero automaticamente “crimini contro l’umanità” compiuti da un’industria criminale multinazionale a livello globale.
- Educazione affettiva delle giovani generazioni.
Bisognerebbe lanciare una campagna di educazione sesso-affettiva in un’ottica femminista e restringere il più possibile l’accesso alla pornografia. Perché, in questo momento, è proprio la pornografia a educare i giovani alla sessualità.
Durante le lezioni di Amelia Tiganus con gli adolescenti, i ragazzi rimangono sorpresi da quello che esiste dietro all’industria del sesso. Una volta alcuni studenti in un istituto della Navarra sembravano piuttosto in difficoltà, era chiaro che stesse succedendo loro qualcosa; si sono alzati in piedi e hanno confessato che nel posto in cui andavano a cena con gli amici (stiamo parlando di minori d’età), un ristorante cinese, il proprietario li invitava spesso a recarsi al primo piano dell’edificio in una stanza in cui c’erano delle donne asiatiche. La prostituzione e lo sfruttamento sessuale delle donne asiatiche è lo sfruttamento più sommerso e invisibile attualmente in atto in Spagna e in molti altri paesi europei.
La stessa industria, che include la pornografia, si incarica di creare desideri che prima erano inesistenti, per trasformarli in necessità che possono poi diventare diritti che gli uomini potranno reclamare in futuro. Con i suoi incontri rivolti agli adolescenti, soprattutto ai giovani maschi, Amelia spiega loro una realtà che non comprendono e nella quale continuano a vivere con automatismo per essere trasformati dall’industria del sesso in aggressori sessuali.
Un intervistatore di una catena catalana chiedeva un giorno ad Amelia cosa venisse prima, l’offerta o la domanda di sesso a pagamento?
Lei rispose che quello che viene prima di tutto è l’industria dello sfruttamento sessuale che utilizza campagne di marketing come la pornografia, che è il marketing della prostituzione, ma anche tanto altro (il consumo di bevande, le feste a tema) ed è in questo modo lo sfruttamento sessuale viene trasformato in “tempo libero e divertimento”.
Questo è di sicuro un momento importante nella storia del movimento femminista abolizionista, perché è in questo momento che le donne giovani si identificano profondamente con le sopravvissute alla prostituzione. E questo è dovuto al fatto che, se prima i ruoli dei due gruppi erano ben definiti e separati, adesso le donne sono tutte ridotte a oggetti sessuali, perché anche le giovani subiscono tutto quel che apprendono i loro fidanzati maschi dalla pornografia, ed è per questo che per loro è molto più semplice capire e comprendere la problematicità e la desolazione della prostituzione, per cui da questo punto di vista abbiamo grandissime speranze e non è vero che le giovani appoggiano la regolamentazione della prostituzione. Quel che accade, invece, è che non hanno il coraggio di raccontarlo, perché vengono subito etichettate come “puritane”, mentre l’industria sessuale sta beneficiando di un cambiamento di paradigma: lo stigma sta emigrando da quello che prima era il famoso diktat “Non devi comportarti come una sgualdrina” a quello attuale che è “Oggi devi comportanti così, perché se non lo fai, sei una puritana”.
Il problema attuale del femminismo.
La difficoltà oggi che si pone all’interno del movimento femminista riguarda problemi di comunicazione e di strategia.
Saper veicolare un messaggio è quantomai necessario oggi ma la difficoltà sta nell’affrontare le modalità sbagliate che oggi vengono imposte soprattutto sulle reti social. Se una persona dice in rete qualcosa di non politicamente corretto, viene immediatamente ricoperta di insulti, invece di essere accolta e ascoltata. Amelia assicura di non essere arrivata ad essere l’attivista che è ora e a pensare quel che pensa perché è stata vilipesa e insultata, ma perché ci sono state donne che con santa pazienza e tatto l’hanno ascoltata e le hanno spiegato determinate cose.
Il secondo problema è la strategia che il movimento femminista sta adottando in questo momento; trasformare la testimonianza delle donne in un circo, mettere una donna che difende la prostituzione contro un’altra che è una sopravvissuta, è ciò che di più sbagliato si può fare. Secondo Amelia, le attiviste femministe hanno l’obbligo morale di analizzare la testimonianza delle donne sopravvissute, utilizzando lo stesso filtro che utilizzano quando ascoltano la testimonianza di una vittima di violenza domestica, giacché hanno gli strumenti e le capacità sufficienti per rendersi conto che si tratta di una donna alienata (che dice magari che il marito l’ha picchiata perché lei lo ha fatto arrabbiare), e non se la prendono con lei perché è una vittima, anzi, la accompagnano nel suo percorso di fuoriuscita dalla violenza.
Amelia sostiene che questo accade perché c’è qualcosa di molto radicato incluso tra le femministe, che è il concetto di dicotomia tra le une e le altre, le “puttane” e le “sante”, le buone e le cattive. Ci sono alcune femministe che non sono in grado di capire che le misure che il movimento delle sopravvissute alla prostituzione propone, riguardano tutte le donne, perché ciò che abbiamo in comune è che siamo donne, non esistono donne di serie A e di serie B, è questa la cosa più trasgressiva, il concetto che dovrebbe essere applicato e allora lì sì che le sopravvissute parteciperebbero più facilmente al dibattito sulla prostituzione.
Alcune donne che non hanno il controllo della lingua perché sono emigrate, che non hanno il controllo dei concetti, che hanno bisogno di più pazienza per potersi esprimere, spesso e volentieri non riescono a parlare. È come se negli spazi non misti e femministi vengano messe in atto le stesse dinamiche che esistono negli spazi misti in cui gli uomini prendono il sopravvento, tolgono la parola alle donne che invece hanno bisogno di più tempo e di maggiore pazienza per potersi esprimere.
È per questo, sostiene Amelia, che dobbiamo tornare ad ascoltare perfino le cose che non ci piace sentire per poterle trasformare nell’ottica del rispetto e dell’accompagnamento e, soprattutto, senza paternalismo perché se c’è qualcosa che le sopravvissute alla prostituzione non sopportano è proprio il paternalismo che genera loro un rifiuto insopportabile. Le sopravvissute non sono delle sprovvedute, ma hanno sviluppato degli atteggiamenti e delle strategie per riuscire a sopravvivere alla violenza dei campi di concentramento (i postriboli) che le altre donne che non hanno avuto la loro stessa esperienza non possono nemmeno immaginare, è ora che queste donne prendano parola e che venga loro riconosciuta di diritto.
Il ruolo degli uomini nel movimento abolizionista della prostituzione.
È molto difficile che gli uomini si riuniscano attorno a tematiche che si considerano in genere esclusivamente femminili; perché è proprio così che viene considerata la prostituzione. L’industria dello sfruttamento sessuale è riuscita a sollevare gli uomini da ogni responsabilità, e questo grazie anche ai media che raccontano la prostituzione come fosse un problema esclusivamente femminile, celando le responsabilità dei clienti (che sono prevalentemente uomini). Ancora una volta sono le donne che devono addossarsi il peso di sensibilizzare il pubblico e lavorare con gli uomini con i quali convivono e che le circondano, perché è molto difficile che gli uomini si organizzino di loro iniziativa o si dichiarino abolizionisti della prostituzione.
Ormai in tutta Europa, molti sindacati dentro ai quali militano gli uomini politicamente organizzati, parlano delle prostitute come di “lavoratrici sessuali”. Ovviamente alcuni uomini non sono d’accordo con questa definizione, ma la maggior parte di quelli che prende parola, lo fa unicamente per tutelare i propri privilegi.
Gli uomini devono essere in grado di creare una coscienza che diserti la maschilità patriarcale perché, solo in questo modo, non perderanno la capacità di sentire, di empatizzare e scoprire cosa significhi davvero camminare in questa vita a fianco a donne che sono loro compagne e non degli oggetti sessuali.
Gli uomini hanno un ruolo fondamentale in questo, soprattutto perché sono una voce considerata molto più autorevole e perché le persone, e gli altri uomini in generale, danno più retta a loro che a una donna. Per cui dovremmo incoraggiare, appoggiare gli uomini che prendono posizione contro la prostituzione.
È importante parlare con gli uomini senza colpevolizzarli, perché altrimenti si mettono sulla difensiva, ma parlargli del fatto che esiste tutto un sistema che li annulla come essere umani, che annulla la loro capacità di provare sentimenti, di provare empatia, che ruba loro l’umanità che poi a loro volta rubano alle donne nella prostituzione.
La Legge abolizionista della prostituzione
Secondo Amelia, la legge abolizionista deve essere una legge non solo contro la tratta ma anche contro la prostituzione. Perché è proprio questo il punto.
È molto più semplice parlare di tratta, perché tutte le persone sono contrarie alla tratta, ma parlare di prostituzione è una posizione politica e una dichiarazione di intenti.
Parlare solo di persecuzione della tratta significa compiere una discriminazione tra vittime di serie A e vittime di serie B.
Non serve a nulla una legge contro la tratta, se le donne che proprio ora con la pandemia globale si trovano a essere sfrattate perché non hanno nemmeno i soldi per potersi comprare un tozzo di pane, sono obbligate a offrire “servizi sessuali” a chiunque semplicemente per poter sopravvivere. “Con che faccia” dice Amelia “diciamo a queste donne che non hanno i requisiti per accedere a questa legge, soltanto perché non sono vittime di tratta. Stiamo parlando di un problema sistematico, un problema trasversale, per cui la risposta è questa: affinché una legge sia abolizionista deve agire contro il sistema prostituente, non ci sono vie di mezzo, non dobbiamo rinunciare a esigere quello che è giusto, perché non viviamo in una società veramente democratica e non sarà tale finché esisterà la prostituzione.”
Amelia afferma: “non rinunceremo a una società più giusta, perché abbiamo l’obbligo di lasciare alle giovani generazioni un mondo più giusto di quello in cui ci troviamo a vivere e soprattutto perché le ragazze di oggi ci ricordino come quelle grandi donne che non solo hanno immaginato un mondo senza prostituzione, ma che hanno lottato e lo hanno ottenuto e hanno lasciato un’eredità nella lotta femminista, proprio come noi abbiamo ricevuto l’eredità che ci hanno lasciato altre femministe che sono vissute prima di noi. Tutto quello che chiediamo è possibile ed è per questo che dobbiamo smettere di adottare un linguaggio che non dia fastidio a nessuno.”