Amelia Tiganus: La lobby pappona (AMMAR, Retrasex) e il mercato dello sfruttamento sessuale globale

Di Ilaria Maccaroni

Riassumiamo di seguito la quarta parte della Conferenza ““La Prostitución: ocio y negocio masculino” (la Prostituzione: svago e business maschile) tenutasi il 23 ottobre del 2018, nell’ambito del Programma  Clara Campoamor, Scuola di Pensiero Femminista dell’Assessorato per la Parità e la Sicurezza del Municipio di Fuentelabrada (Comuniutà di Madrid, Spagna), in cui parla l’attivista femminista e vegana Amelia Tiganus.

Dietro alla tratta, al mercato del sesso e allo sfruttamento sessuale a livello globale si nasconde una strategia globale intenzionale in cui si vuole far credere alla gente che la tratta sia soltanto quella che vediamo: inganno, maltrattamento, rapimento, riduzione in schiavitù.

Questa è soltanto l’immagine stereotipata della vittima di tratta, di modo che se le donne non rientrano in tale stereotipo, non vengono considerate “vittime”.

Sono soprattutto i mezzi di comunicazione ad alimentare lo stereotipo della “vittima perfetta”. Il motivo del perché i giornalisti continuano a adottare questa visione manichea che divide le donne in vittime di tratta e prostitute di libera scelta, sta nel fatto che esiste una strategia globale che alimenta e fomenta l’adozione di questi stereotipi da parte dei media mainstream.

Per esempio, esiste una “Guida per Giornalisti” elaborata da Retrasex, la rete di lavoratrici sessuali di America Latina e Caraibi, la culla del lenocinio globale da cui vengono mossi i fili del favoreggiamento della prostituzione su scala mondiale.

In termini geopolitici, la Spagna rappresenta un punto strategico per il mercato del sesso globale, una delle maggiori mete turistiche estive del mondo e che è diventato ora paese di destinazione del turismo sessuale.

É fondamentale, dunque, che in Spagna venga legalizzata la prostituzione, di conseguenza è cruciale che in questo paese la prostituzione venga considerata un lavoro.

All’inizio del 2018 a Barcellona che è il punto strategico da cui la lobby prosseneta dirige il mercato sessuale sul territorio spagnolo, ha aperto la sua sede la Open Society Foundation diretta dal magnate George Soros che investe migliaia di dollari con l’interesse di legalizzare la prostituzione in tutto il mondo. Inoltre, da un momento all’altro è comparso sulla scena questo pseudo-sindacato che è stato condannato, tra l’altro, per tratta di persone a scopo di sfruttamento sessuale. Retrasex è un’associazione composta da pochissime prostitute, la maggior parte delle quali sono pappone, donne e uomini.

Retrasex, in questa “Guida per Giornalisti”, afferma che la tratta è quella che viene definita nel Protocollo di Palermo, citando sì una fonte ufficiale, ma omettendo totalmente il paragrafo che afferma che tutti gli atti sopracitati hanno l’obiettivo di ottenere il “consenso” di una persona su un’altra ecc e sostituendolo con la seguente frase: “per obbligare una persona a prestare un servizio sessuale senza il suo consenso”, e poi più in là afferma che l’elemento distintivo della tratta è “la detenzione contro la volontà della vittima o il sequestro dei suoi documenti d’identificazione, la sottomissione attraverso il maltrattamento o la minaccia di attentare contro la vita altrui, il confinamento o l’obbligo a svolgere mansioni contrarie alla volontà della vittima”.

Chi parla è chiaramente la voce del patriarcato e degli sfruttatori che fa cadere l’intero peso di tutte le sofferenze subite dalle donne sul consenso, perché in questo opuscolo si sta dicendo che se non opponi resistenza, se non lotti per liberarti allora non sei vittima di tratta, anzi, te la sei cercata.

La cosa più preoccupante è che ci sono tanti collettivi femministi che avvallano tali principi. Molte femministe reclamano a gran voce o invitano platealmente le donne vittime di tratta o quelle vittime di violenza domestica a dire la loro sulla violenza patriarcale nei forum o sui social ma poi non prendono seriamente quello che dicono le vittime.

In uno schema presente nell’opuscolo che Amelia mostra al pubblico con un Power Point, Retrasex fornisce dei parametri per individuare correttamente, e secondo i dei criteri che afferma aver estrapolato dal Protocollo di Palermo, quale donna sia veramente vittima di tratta e quale non lo sia.

Afferma, ad esempio, che se la donna ha meno di 18 anni, allora, deve essere considerata una vittima di tratta.

Se la donna è maggiorenne, ma non si prostituisce per sua volontà, deve essere considerata altresì una vittima di tratta.

Se però la donna si trova lì per sua volontà, indipendentemente dal proprio vissuto e dalle condizioni che l’hanno spinta a prostituirsi, allora non rientra nelle vittime di tratta.

Infine, pone alcune domande sulle condizioni di lavoro delle vittime.

Il posto di lavoro della vittima è insalubre?

Amelia risponde che evidentemente sì dal momento che succhiare peni, eiaculare nella bocca di una donna (il cliente) oppure dormire nello stesso luogo asfissiante in cui per ore i puttanieri hanno trasformato la penetrazione sessuale in una tortura dovrebbe, per forza di cose, essere considerata una pratica insalubre. Per poter sopportare tutte quelle ore di maltrattamento e tortura, il dover assumere alcool e droghe per sopportare tutta questa situazione, tutto questo è indubbiamente una situazione insalubre. Non poter dormire quando si vuole, né mangiare né vestirsi come si vorrebbe perché bisogna stare nude, nude di fronte ai propri aggressori, nude di fronte al mondo, è malsano tutto ciò? Ovviamente sì ed è una cosa denigrante per tutte le donne, non soltanto per quelle prostituite.

Un’altra domanda è i papponi trattengano o detraggano un’alta percentuale di quello che la donna guadagna. Cosa vuol dire esattamente “trattenere una percentuale”, di quanti soldi stiamo parlando? Perché legalmente, secondo il Codice penale dello Stato spagnolo ci deve essere una trattenuta del 50% dei guadagni, altrimenti non si può parlare di lenocinio.

Inoltre, il lenocinio non coercitivo non viene perseguito legalmente, vale a dire che se la donna è consenziente, non succede nulla, va tutto bene, e i papponi possono operare delle trattenute sulle somme di denaro che guadagnano le donne che lavorano nei bordelli.

Esiste in realtà tutto un sistema all’interno dei bordelli con il quale i papponi trattengono o tolgono quasi tutto il denaro che guadagnano le donne prostituite mediante multe di ogni tipo: se le donne vengono beccate a masticare gomme per esempio, se non si presentano puntuali alle 5 del pomeriggio nel salone principale del bordello affinché i clienti appena entrati possano avere sott’occhio tutta la varietà di donne presenti nel bordello per poter scegliere quelle che vogliono, se i loro clienti introducono armi nelle loro stanze; il bordello fa pagare alle donne il lavaggio delle lenzuola, i preservativi, i pasti e l’affitto della stanza che mette a prezzi esorbitanti, stanze in cui, peraltro, le donne prostituite dormono appiccicate le une alle altre e che devono pagare a peso d’oro.

È così che vengono sfruttate sebbene si dica in giro che le donne dei bordelli guadagnino tantissimo anche se prostitute ricche in giro non ce ne sono. Sulla prostituzione lucrano tutti: i tassisti che riscuotono le percentuali per accompagnare i puttanieri ai bordelli, piccole imprese, municipi che ricevono soldi per organizzare feste patronali nei bordelli, una volta un bordello ha anche finanziato il rifacimento della facciata del palazzo municipale e perché in generale l’economia di molti paesini e piccoli centri ruota attorno al bordello di turno.

E mentre le femministe continuano a sprecare il loro tempo in interminabili discussioni assurde su se e come le donne scelgano o meno di prostituirsi, lo sfruttamento, l’esercizio del potere e la criminalità organizzata la fanno da padrone.

Sempre nella guida per giornalisti, Retrasex si chiede se la donna viene obbligata a lavorare oltre l’orario previsto.

Come calcoliamo le ore che le prostituite lavorano in eccedenza? In centimetri di lunghezza del pisello (che devono succhiare) o nel grado di brutalità con cui vengono spesso penetrate dai clienti?

Perché, le persone normali sanno quanto gli costa lavorare 8 ore di fronte a un computer o parlare 2 ore di fronte a un pubblico, per esempio, ma come facciamo a calcolare cosa significhi per una prostituta lavorare per troppe ore?

Di conseguenza, se la risposta a tutte queste domande è affermativa, allora bisognerà concludere che tutte le donne che lavorano nel mercato del sesso sono vittime dello sfruttamento sul lavoro. Se la prostituzione deve essere considerata un lavoro, allora, ci troviamo indubbiamente di fronte a uno sfruttamento lavorativo.

Attraverso questo schema fornito da Retrasex, conclude Amelia, vediamo bene come in un attimo le donne vittime di tratta si siano trasformate in “lavoratrici sessuali”, se prendiamo per buono il principio che esse entrino nella prostituzione per loro volontà (in caso contrario sarebbero vittime di tratta). Ovviamente la questione del consenso “viziato”, in questo caso, come dimostra l’opuscolo esplicativo, non viene assolutamente presa in considerazione.

Oltre alla questione del consenso viziato, è scomparso da questo schema il favoreggiamento come anche lo sfruttamento sessuale. E ora i papponi e proprietari dei bordelli stanno rivendicando a gran voce non la “legalizzazione”, né la “regolamentazione” della prostituzione, bensì la “depenalizzazione” del mercato del sesso.

Il Codice penale spagnolo criminalizza il favoreggiamento e lo sfruttamento sessuale, ma si chiede la “depenalizzazione” solo per occultare la questione del favoreggiamento che in questo modo e con un’altra formula, diventa legale. E anche allorquando una donna si trovasse ad esercitare la prostituzione in un palazzo stupendo, senza essere derubata dei soldi che guadagna e a lavorare un’ora a settimana soltanto (parliamo del “lavoro sessuale autonomo”), allora dovremmo parlare di “lavoro sessuale dipendente”, perché nessun lavoro esiste solo ed esclusivamente nella sua versione “autonoma”.

Quindi dietro a tutto questo, c’è gente che si intende molto bene di leggi e che gestisce grandi quantità di denaro e che si trova in tutti i settori e ambiti della società a cominciare dai movimenti femministi in cui questa gente è infiltrata. Ci sono reali interessi a far saltare per aria la possibilità che le femministe possano avere voce in capitolo, inserendo nel dibattito e promuovendo personaggi che non abbracciano in alcun modo la causa femminista.

AMMAR, per esempio, è un’altra associazione di donne meretrici argentine, e la cui segretaria generale, Georgina Orellano, proprio nel momento in cui si svolgeva questa conferenza, si trovava in Spagna in tour per sostenere i benefici del lavoro sessuale e della legalizzazione del mercato del sesso.

Questa organizzazione, che ha ricevuto una condanna definitiva per tratta e sfruttamento sessuale, fa firmare una dichiarazione giurata alle donne prostituite che asserisce quanto segue: “sono maggiorenne e scelgo volontariamente di esercitare il lavoro sessuale in modo autonomo …. Con la presente, vengo informata che AMMAR lotta contro il flagello della tratta di persone e il favoreggiamento della prostituzione”.

Questo contratto che firmano le donne prostituite serve ad AMMAR a coprirsi le spalle, perché la polizia non ha nulla da obiettare quando il pappone gli mostrano il contratto firmato dalla donna che attesta che si prostituisce per sua volontà. Ovviamente dobbiamo tener presente che quando firmiamo un qualunque contratto di lavoro non ci troviamo sullo stesso piano del nostro datore di lavoro, siamo in una posizione non paritaria, e di conseguenza non si può pensare che le donne che firmano questo contratto con AMMAR si trovino magicamente in una posizione egualitaria con i loro papponi, ovviando completamente alla questione di genere che è il punto focale di tutta questa storia.

L’abolizionismo non equivale al probizionismo, non sono la stessa cosa. Il Modello proibizionista è un modello legislativo conservatore, moralista, quello abolizionista difende i diritti umani delle donne.

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